A cura di Matteo Lanzi
Moltissimi allenatori sognano il salto dal settore giovanile alle prime squadre, trampolino di lancio giusto per una possibile carriera da protagonisti nel mondo dei dilettanti. Alcuni, però, hanno compiuto il percorso inverso e trovando uguali, se non maggiori, soddisfazioni. Giovanni Greco è uno di questi: il tecnico è al primo anno alla guida dell’Under 17 della Nuova Tor Tre Teste dopo l’esperienza dello scorso anno in Serie D all’Aprilia. Nessun rimpianto ma, anzi, la consapevolezza di far parte di uno dei top team di settore giovanile dilettantistico a livello nazionale.
Come state affrontando questo periodo di stop?
“Fortunatamente non ci siamo quasi mai fermati: i ragazzi si sono allenati con una continuità importante ed hanno dimostrato grande capacità di adattamento. Abbiamo avuto la possibilità di approfondire alcuni aspetti tecnici individuali che spesso vengono messi in secondo piano, permettendo a tutti di poter migliorare qualche piccolo difetto. C’è stato anche un grande lavoro fisico, per cercare di mantenere, per quanto possibile, il ritmo-gara. Ovviamente il deficit della mancanza di partite si fa sentire: l’agonismo delle competizioni è il principale test per valutare il livello di una squadra, oltre ad essere il motore che ti spinge ad andare oltre in settimana. Cerchiamo comunque di farci trovare pronti laddove si ritorni a scendere in campo”.
Si evince un’attenzione maniacale per i dettagli. Anche fuori dal campo è così?
“Assolutamente sì, stiamo attenti a tutti gli aspetti della vita dei ragazzi: un mese fa circa è stata l’ora delle pagelle, che fortunatamente ci hanno inorgoglito perché piene di bellissimi voti. Alleno un gruppo di buon livello, il quale deve crescere sotto l’aspetto mentale: l’alimentazione, il riposo, lo studiare l’avversario (anche tramite sessioni video) sono aspetti fondamentali per chi vuole giocare ad alti livelli. Sono questi i dettagli che ti permettono di crescere e di fare la differenza, anche in contesti ben più importanti del settore giovanile. Noi cerchiamo, ovviamente, di aiutarli in questo percorso di crescita”.
C’è già qualcuno pronto per il salto nel “calcio dei grandi”?
“Ce ne sono diversi, ma non mi piace fare nomi. Il nostro lavoro è finalizzato a crescere atleti formati sotto ogni punto di vista, in modo tale che se un giorno arrivasse la chiamata giusta ognuno di loro saprebbe rispondere a dovere. C’è da dire che questo stop si farà sentire: non parlo tanto di un possibile salto in Eccellenza, che adesso è ferma, ma di Serie D. L’Interregionale è un torneo importante, che non ha subito i traumi dello stop: qualunque ragazzo che l’anno prossimo andrà a fare l’under in categoria risentirà di questa differenza di allenamento e servirà tempo per colmare il gap”.
Tutto ciò detto da uno che la Serie D la conosce bene…
“Sono sincero, inizialmente avrei voluto continuare quel percorso, ma quando è arrivata la chiamata della Nuova Tor Tre Teste ho stravolto i miei piani: l’avevo sempre affrontata da avversario nei vari campionati giovanili e mi aveva sempre dato l’impressione di essere un colosso, sia a livello qualitativo che organizzativo. Posso solo dire che le mie impressioni erano giuste: dal primo giorno che sono qui non mi hanno fatto mai mancare nulla, sotto ogni aspetto. È una società che lavora molto sulla crescita dei ragazzi per prepararli al “salto” ed in questo senso la mia esperienza può essere utile: voglio mostrare come si lavora nelle prime squadre in modo tale da preparare già da subito i ragazzi”.
In chiusura, che idea si è fatto di questo dibattito su una possibile ripartenza? Favorevole o contrario?
“Sono convinto che, con le giuste precauzioni, sia necessario far tornare i ragazzi a giocare. Leggo di assembramenti un po’ ovunque, nei parchi, nelle piazze, che male può fare praticare sport all’aria aperta in un campo di 100 metri? Si può stilare un protocollo, come fatto anche nell’ambito del calcio amatoriale, anche perché è accertato che i contagi dovuti allo sport sono bassissimi. Il calcio ha enormi effetti benefici a livello mentale, oltre che fisico, e non si può privare i ragazzi di ciò per più di un anno. Leggo poi che il Comitato sta organizzando dei tornei di Esports per ovviare alla mancanza di gare: è una follia, si vuole sostituire la playstation allo scendere in campo. Si stanno creando danni enormi per la crescita di questi atleti”.