Dodici anni volati via in un soffio.
Sembra ieri che Filiberto Trinca ha esordito nella prima squadra dell’Albalonga, vivendone i momenti dolci ed anche quelli amari con l’orgoglio di uno che lì ha trovato la sua dimensione.
Trinca è “Il Capitano“, una delle poche vere bandiere rimaste a consacrare un’Eccellenza che spera un giorno di poter tornare ai fasti di un tempo e che prova a rinnovarsi.
Di volti al Pio XII ne sono passati tanti, ma lui è sempre lì: solido come le sue chiusure a centrocampo e fluido nei concetti, come nelle geometrie che sa disegnare in giro per i campi della nostra regione.
Ora che gli azzurri, tra campionato e coppa, stanno per entrare nel momento-clou della stagione, è lui l’uomo deputato a descriverne umori ed aspettative.
Trinca, con tre vittorie di fila in campionato più una nella semifinale d’andata di coppa l’Albalonga sembra procedere col vento in poppa.
“La nostra stagione è nata dando massima priorità al campionato.
Dopo gli inattesi play-off della scorsa stagione, la società ha costruito un organico importante per raggiungere il massimo obiettivo.
La Coppa Italia, inizialmente, era snobbata, ma poi lentamente ci siamo ritrovati in semifinale e adesso direi che è diventata l’obiettivo primario”.
Il 3-1 di Villanova di sette giorni fa archivia già la pratica, a suo avviso?
“Assolutamente no.
C’è ancora una gara di ritorno da giocare ed i tiburtini stanno facendo molto bene nel loro girone.
Anche contro di noi hanno dimostrato di essere una squadra molto valida e fino a quando sono rimasti in undici ci hanno messo spesso in difficoltà.
La partita è cambiata dopo l’espulsione, che li ha obbligati ad abbassare il baricentro.
Poi è stato bravo il mister ad inserire un’altra punta.
Sono convinto che la finale dovremo guadagnarcela al ritorno”.
Intanto in campionato sono sette i punti che vi separano dal Colleferro capolista.
E’ un divario ancora colmabile, secondo lei?
“La mia opinione è che sette punti sono tanti, ma non tantissimi.
La nostra squadra è allestita per essere competitiva su entrambi i fronti e, considerando che mancano ancora tante partite alla fine, possiamo ancora farcela.
Dovremo stare sempre sul pezzo però”.
Dopo la gara con il Monte San Giovanni Campano di domenica, per voi si aprirà un ciclo terribile in cui affronterete in rapida sequenza Serpentara, Cassino, Colleferro e Gaeta, oltre al retour-match con il Villanova e l’eventuale finale di Coppa Italia.
“Saranno sfide durissime.
Credo che nel giro di un mese l’Albalonga si giocherà il proprio destino”.
Quali differenze avete riscontrato nel passaggio da Lauretti a Gagliarducci?
“L’esonero di mister Lauretti ci ha toccato un po’ a tutti.
L’anno scorso con lui avevamo fatto benissimo e la nostra stagione era stata improntata in un certo modo.
Purtroppo c’è stata qualche battuta d’arresto di troppo e, come sempre accade in questi casi, a pagare è stato l’allenatore.
Il suo esonero è stato vissuto come una sconfitta da parte del gruppo.
Gagliarducci ha avuto il merito di darci subito la scossa che serviva.
Lui è un allenatore in grado di trasmettere una grande carica alla squadra.
E’ un leader, sotto certi aspetti sembra ancora un calciatore come noi”.
Dica la verità: quando lo vedete accigliato nei pressi della panchina, avete mai il timore che possa entrare in campo e prendervi di petto?
“Beh, a volte questa sensazione la dà (ride).
Il mister è molto preparato e vive la partita in maniera intensa, totale”.
Non è un mistero che al Pio XII si senta spesso la voce del presidente durante le partite.
La sentite anche voi dal campo?
“La sentiamo forte e chiara.
Lui dell’Albalonga è il primo tifoso e, quando lo sentiamo contestare una decisione dell’arbitro, per noi è un appiglio (ride)…
Lui vive pienamente le partite e spesso mi è accaduto di vederlo stravolto e sudato come noi al termine di un match.
Scherzi a parte, del presidente posso solo parlar bene”.
Dodici anni ad Albano Laziale costituiscono un grande traguardo.
Quanto orgoglio si prova nel portare quella fascia?
“Tanto.
Per me essere capitano dell’Albalonga è un vanto, perchè questo club è ormai una famiglia per me”.
In questi anni ha mai avuto la tentazione di provare un’esperienza altrove?
“A volte, il pensiero mi è venuto, anche ascoltando compagni che mi dicevano di non riuscire a stare nella stessa società per più di un paio di stagioni.
Alla fine, però, sono sempre rimasto e ne sono orgoglioso”.
Lei ha avuto la possibilità di giocare accanto a tanti atleti di grande livello del nostro calcio.
Chi l’ha impressionata di più?
“Bucri.
Sandro era un goleador, era un trascinatore, ti dava la carica e sapeva segnare in tutti i modi.
Di ottimi giocatori ne ho visti tanti, ma nessuno mai su quei livelli”.
Forcina può raggiungerlo?
“Arrivare ai livelli di Bucri non è facile per nessuno.
Detto questo, io sono convinto che, se continua a lavorare sodo ed a starci con la testa, Mirko può crescere tanto.
Età e mezzi fisici sono dalla sua parte”.
Nei suoi primi dodici anni di Albalonga qual è stato il tecnico più importante per lei?
“Non amo fare nomi in particolare, perchè qui sono transitati tanti ottimi allenatori e da tutti ho appreso qualcosa.
Un grazie particolare lo riservo magari ad Argenio e a D’Este che mi hanno lanciato in prima squadra”.
Capitano, chi lo vince il Girone B?
“Dico e spero l’Albalonga.
Sette punti sono tanti, ma possiamo recuperarli.
L’organico che abbiamo ci impone di primeggiare su entrambi i fronti”.
Una panchina così lunga non rischia di scontentare qualcuno?
“Sotto certi aspetti può essere un’arma a doppio taglio, ma tutto sommato io credo che sia un grande vantaggio.
Nella nostra squadra tutti siamo consapevoli di dover lottare per lo stesso obiettivo e remiamo dalla stessa parte”.
Su quale dei suoi compagni punterebbe per la volata finale?
“Io penso che il reparto offensivo possa darci la marcia in più.
Se devo indicare un solo nome, dico Scacchetti.
Gianmarco è dotato di grandi mezzi tecnici ed io che lo vedo quasi ogni giorno in allenamento ne so qualcosa.
Lui è di un’altra categoria e può darci una grossa mano per il finale di stagione”.
L’obiettivo personale di Filiberto Trinca è…?
“Ne ho due: vincere la Coppa Italia e centrare il salto di categoria da capitano dell’Albalonga”.




