IL REALISMO DI APRUZZESE: “ABBIAMO SOLO 10% DI POSSIBILITA’ DI VINCERE IL TORNEO, PERO’…”

IL REALISMO DI APRUZZESE: “ABBIAMO SOLO 10% DI POSSIBILITA’ DI VINCERE IL TORNEO, PERO’…”

Il convincente successo del Trastevere su un campo notoriamente complesso come l’Attilio Ferraris di Villanova ha svolto una duplice funzione per i romani: cancellare il brutto ko casalingo della domenica precedente con l’Almas e, stanti i concomitanti risultati delle battistrada, salire nuovamente su un vagone del treno-promozione.

La scalata alla Serie D resta un’operazione di non semplice realizzazione, visto l’andamento discontinuo della formazione di Pirozzi, ma è pur vero che tra la squadra del Bachelet ed il primo posto c’è un disavanzo di sette punti.

Tanti, ma non troppi a tredici giornate dal termine del campionato e con una serie di confronti diretti ancora tutti da vivere tra le otto potenziali duellanti.

Marco Apruzzese, tornato a giocare in Eccellenza dopo una serie di stagioni trascorse tra C e D, analizza con sobrio realismo il momento della squadra ai nostri microfoni.

 

Apruzzese, la vittoria di tre giorni fa ha confermato nuovamente un dato: il Trastevere è decisamente squadra da trasferta.

“Le statistiche dicono questo, anche se stiamo lavorando per modificare al più presto questa tendenza”.

Vi siete dati una risposta sul perchè rendiate di più lontano dal Bachelet?

“Forse dipende dall’assenza di pubblico o magari dalle dimensioni del nostro terreno di gioco, non saprei…”.

Che segnale rappresenta il successo in terra tiburtina?

“Un segnale forte per noi stessi, perchè siamo andati a vincere per 3-1 sul campo di una squadra che fino a quel momento aveva incassato solo dodici reti nelle precedenti venti uscite.

Un successo da dedicare alla società che ci è sempre stata vicino.

Ora speriamo che questi tre punti ci diano la carica giusta per le prossime partite”.

A cominciare dalla partita interna con la Vigor Acquapendente.

“Un crocevia fondamentale.

Vogliamo vincere anche e soprattutto per la società.

Durante la stagione per troppe volte siamo caduti negli stessi errori ed un 1-4 come quello contro l’Almas non dovrebbe esistere”.

Qual è la sua personale favorita in questo campionato all’insegna del rigido equilibrio?

“Mi sono riaffacciato in Eccellenza dopo qualche stagione, ma qualche giocatore lo conosco.

A me piace lo Sporting Città di Fiumicino, che già era una buona squadra ad inizio stagione e che poi si è rinforzata ulteriormente a dicembre.

E’ una formazione quadrata e cinica”.

Ed il Trastevere quale arma deve sfoderare per entrare pienamente in lizza per il titolo?

“In squadra abbiamo gente che meriterebbe altre categorie come il nostro metronomo Travaglione ed i vari Proietti e Moauro.

Penso che dovremo puntare sulle nostre caratteristiche tecniche, giocando il più possibile palla a terra.

Per prima cosa, sarà però fondamentale il senso di appartenenza, la famosa maglia.

Se capiremo realmente che qui c’è veramente un progetto, allora anche noi potremmo avere le nostre chance…”.

Se dovesse racchiuderle in termini percentuali, quali sarebbero quelle del Trastevere?

“Per me le percentuali sono basse, diciamo intorno al 10%.

Noi non siamo partiti per vincere, anche se un pensierino ce lo facciamo anche noi e ne parliamo.

Realisticamente, però, chi ci precede dovrebbe rallentare e noi dovremmo finalmente trovare la famosa continuità”.

Spesso durante la stagione ha dovuto cedere il posto a Dosmi suo collega più giovane.

Le pesa questo ruolo da chioccia?

“Partendo dal presupposto che quest’anno ho avuto qualche acciacco, io sono uno che vive malissimo le esclusioni dall’undici.

Ci rimugino su, non ci dormo la notte.

So che la regola degli under è spesso penalizzante per il mio ruolo ed in passato tanti bravi colleghi come Assogna e Morelli, tanto per citarne un paio, ne hanno fatto le spese.

So anche però che mister Pirozzi ha fiducia nei miei confronti e lo stesso vale per il club.

In passato sono sempre stato il titolare, ma a trentadue anni mi sento anche responsabile della crescita dei miei colleghi più giovani.

Va bene così”.