Il calcio, metafora della vita, con una mano toglie e con l’altra restituisce.
Chissà se questo pensiero sarà balenato ieri nella testa di Daniele Suppa, quando il suo calcio di punizione, reso infido da pioggia e vento, è schizzato con perfidia tra le mani del portiere del Città di Ciampino Ferronetti, regalando di fatto al Palocco la prima finale di Coppa Italia di Promozione della sua storia.
Una grande gioia per questo ragazzo di quasi ventisette anni che, dopo la trafila nel settore giovanile della Roma, ha avuto l’opportunità di vivere il calcio a livelli importanti con Grosseto in Serie B e Potenza e Villacidrese in C, ma poi ne è uscito per vari motivi.
Ieri a Pisoniano, oggi a Palocco il centrocampista capitolino si sta togliendo grandi soddisfazioni: non è da tutti centrare due finali consecutive, seppur in categorie diverse.
Daniele, partiamo dalla fine, dal novantesimo minuto della sfida con il Città di Ciampino.
“Una gioia immensa.
Per i miei compagni, per il mister, per la mia famiglia.
In quel momento eravamo tutti increduli perchè stavamo per eliminare una squadra di tre categorie superiore alla nostra.
Ero felice, perchè sapevo che era il gol che valeva la finale.
Per fortuna, mancava poco tempo al triplice fischio e loro più di un gol non sono riusciti a farcelo (ride)…”.
Per te quella del prossimo 16 maggio sarà la seconda di fila.
“A livello di prestigio, probabilmente quella che giocheremo conterà meno di quella di Eccellenza, però come importanza sarà certamente superiore.
Qui sarà in palio un posto in Eccellenza.
Se la vinciamo, saliamo.
Sarebbe un evento storico per una società come il Palocco ed una grande soddisfazione per me che sono di questo quartiere”.
Proprio come Ivano Trotta.
Voi due siete legati da una storia simile.
“Siamo stati anche compagni di squadra in passato, ma mai mi sarei immaginato che sarebbe stato anche il mio allenatore.
Non credevo potesse averne le qualità ed invece mi sono ricreduto.
Quello che faceva tra i professionisti lo ha riportato fedelmente qui, al campetto di terra sotto casa.
Sa tenere unito il gruppo e legge le partite come pochi.
In occasione della semifinale d’andata ha deciso di cambiare modulo, sorprendendo tutti, ed abbiamo portato a casa uno 0-0 importantissimo.
Trotta è uno con le palle, spero faccia la carriera che merita”.
Lui ha chiuso con oltre trecento gettoni di presenza tra i professionisti, ma anche tu hai vissuto il calcio che conta per alcuni anni.
Che cosa non ha funzionato?
“Probabilmente non ho avuto la giusta fame.
In aggiunta a questo, alcune cose che mi hanno portato a rescindere dal Grosseto.
Dopo l’esperienza in Sardegna, ho deciso di tornare a casa e quando esci da certe categorie, tornarci non è mai semplice”.
E’ un paradosso sostenere che forse ti stai prendendo più soddisfazioni ora tra i dilettanti che non in quegli anni?
“E’ vero, adesso ne sto avendo di più.
D’altronde, tra i professionisti ti viene sempre richiesto di dimostrare qualcosa, mentre tra i dilettanti è diverso.
Qui ci si allena alle sette di sera dopo una giornata di lavoro.
Sacrifici veri, che però vengono ripagati dalla felicità di far parte di un gruppo unito come il nostro”.
Ieri l’Empolitana Giovenzano, oggi il Palocco.
Vorrei un aggettivo per Alessandro Amici ed uno per Ivano Trotta.
“Amici è imponente, nel senso che è uno che riesce sempre ad imporsi su tutti.
Trotta è un generoso”.
Ed un difetto?
“Sono entrambi troppo buoni (ride)…”.
La finale con l’Alatri La Piseba si giocherà tra cinquanta giorni, ma intanto c’è un campionato da terminare.
Non c’è il rischio di mollare la presa a livello mentale?
“No, lo escludo.
Il mister è un martello da questo punto di vista.
Ci trasmette quotidianamente l’idea di non mollare mai e noi vogliamo finire bene, dando filo da torcere a tutti.
Tra l’altro, abbiamo qualche rivincita da prenderci con squadre come la Lepanto Marino e la Pescatori Ostia, che all’andata ci sconfissero nettamente”.
Cosa daresti per vincere la coppa anche quest’anno?
“Darei tutto me stesso e mi auguro di cuore di riuscirci”.
Ieri una persona era particolarmente contenta del tuo exploit.
“Sì, il mio gemello segreto Massimo Confortini.
Lo saluto con affetto (ride)…”.