Amici nella vita, rivali in campo.
La letteratura calcistica è intrisa di vicende simili, però noi vogliamo comunque raccontarvene una perchè è di attualità e, soprattutto, perchè l’abbiamo ritenuta bella e meritevole di essere riportata.
Questa è la storia di un’amicizia sbocciata sui campi di pallone e rafforzata negli anni, pur non condividendo più lo stesso spogliatoio e la medesima maglia.
Questa è la storia di due ragazzi che domenica prossima si ritroveranno sullo stesso terreno di gioco con casacche diverse ed obiettivi diametralmente opposti e che magari, prima che l’arbitro segnali l’inizio di Palestrina-Nettuno, si guarderanno in faccia trattenedndo un sorriso.
Questa è la storia di Luca Severini, cuore pulsante del centrocampo arancioverde, un regista classico si sarebbe detto un tempo.
Ma questa è anche la storia di Luca Colella, capitano verdazzurro, un dieci cui spetta il compito di creare superiorità e di ispirare.
Questa è la storia di due destini paralleli e del loro punto d’incontro.
SEVERINI: “IL CALCIO E’ MUSICA”
Severini, domenica si gioca Palestrina-Nettuno.
Le dice niente la cosa?
“Come non potrebbe farlo?
Finalmente io e Luca potremo giocare di nuovo una partita insieme.
Da avversari, certo, ma pur sempre insieme.
Sarà un’emozione”.
Quando è nata la vostra amicizia?
“Ci eravamo già trovati di fronte all’epoca del settore giovanile, io nella Cisco, lui nel Pescara.
L’amicizia però è nata ai tempi del Guidonia, quando fummo compagni di squadra.
Da lì siamo diventati l’uno il migliore amico dell’altro”.
Che tipo è Coletta?
“E’ un ragazzo molto umile, disponibile e che riesce a farsi voler bene da tutti.
Luca ha un carattere espansivo, mentre io sono più introverso.
Forse è per questo che andiamo così d’accordo”.
E dal punto di vista calcistico?
“Per me è un giocatore di alto livello e che avrebbe meritato certamente una carriera migliore di quella che ha avuto.
E’ una mezz’ala capace di cambi di passo velocissimi, un sinistro naturale, brevilineo, uno che ti crea la superiorità in mezzo al campo.
Purtroppo è stato frenato da tantissimi infortuni che lo hanno portato a scoraggiarsi.
Forse questo è il suo unico difetto, la tendenza a deprimersi quando ne subisce uno.
Visto quello che ha passato però posso capirlo”.
In passato lei ha avuto la possibilità di giocare in categorie superiori (Val di Sangro, Isernia, Luco Canistro e Civitavecchia, ndr).
Che opinione si è fatto dell’attuale Eccellenza laziale?
“Io credo che ora come ora la presenza di due laziali in Lega Pro tenda un po’ a mettere in secondo piano il calcio dilettante.
Oltretutto, non è semplice trovare società serie e che rispettino gli accordi.
Un altro aspetto da rimarcare, a mio gudizio, è quello legato allo stato di alcuni campi nel nostro girone”.
Come si sta trovando a Palestrina?
“Molto bene.
Qui ho trovato gente preparata e che ha una sola parola.
Possiamo far bene”.
Per il terzo anno ha deciso di seguire Giancarlo Oddi.
Com’è il vostro rapporto?
“Il mister è una persona molto stimolante, sincera e schietta.
Quando deve dirti una cosa, non usa giri di parole e questo per un giocatore è molto importante.
In passato, di tecnici che magari ti provavano per tutta la settimana e poi ti facevano fuori la domenica ne ho incontrati fin troppi.
Il suo unico difetto è di essere magari troppo buono in certi casi”.
Oddi laziale d.o.c., lei romanista purosangue: dica la verità, vi beccate mai?
“Il mister non le manda a dire.
Gli sfottò partono spesso, soprattutto quando si avvicina il derby o quando la Roma deve giocare una partita di Champions League”.
Lei fa parte di un gruppo di calciatori che da Montecelio a Palestrina, passando per Fonte Nuova, è apertamente fedele ad Oddi.
Ai suoi occhi una dinamica del genere comporta un vantaggio o uno svantaggio?
“In passato ho spesso criticato modalità simili, ma con il mister le cose funzionano in maniera cristallina.
Qui nessuno ha il posto garantito e, se il mister vede giocatori che stanno meglio dei “suoi”, non esita a schierarli.
Oddi ci dice sempre: “Se siete uomini e poi calciatori, è un conto.
Se viceversa siete prima calciatori e poi uomini, allora è un problema”.
Noi remiamo tutti dalla stessa parte e lui spinge sempre per metterci in competizione l’uno con l’altro per tirare fuori il meglio da ciascuno
Parliamo di un allenatore che ha poco a che vedere con questa categoria, anche se lui scherzando sostiene sempre il contrario.
Oddi vuole che giochiamo sempre palla a terra, cominciando dal portiere, e non fa distinzione di ruolo: secondo il mister, tutti i giocatori devono essere dotati di buone capacità tecniche”.
Tra i suoi nuovi compagni c’è qualcuno che l’ha sorpresa particolarmente in questo primo scorcio di stagione?
“Sì, Denni, un ’98 che mi ha stupito per la testa che ha.
Dove non arriva con i piedi, ci mette intelligenza e furbizia.
Può fare molta strada”.
Qual è la favorita del Girone B, secondo lei?
“Dico il Città di Ciampino.
In squadra hanno gente affiatata, tra loro si conoscono da anni.
Una rosa può essere importante quanto vuoi, ma se non c’è il gruppo, prima o poi si sfalda”.
Ed il Palestrina da che campionato è atteso?
“All’inizio abbiamo trovato qualche difficoltà perchè siamo partiti in ritardo nell’allestimento della rosa e questo può comportare problemi in un girone come il B dove il fattore agonistico è rilevante.
Ora le cose cominciano a migliorare e puntiamo ad una salvezza tranquilla”.
Quanto è stato importante l’arrivo di Mereu?
“Per noi è un giocatore fondamentale.
Damiano è un trascinatore in campo e fuori e per qualità potrebbe tranquillamente giocare in qualsiasi squadra di vertice.
In più, aiuta molto i giovani e, a differenza mia, è molto paziente con loro”.
Da piccolo a quale giocatore sarebbe voluto somigliare?
“A David Pizarro.
Mi ha sempre esaltato il suo modo di giocare e la sua personalità.
Non buttava mai un pallone”.
A quale tecnico avuto in passato direbbe grazie, invece?
“Ne ringrazio due, se mi è concesso.
Il primo è Giancarlo Oddi, di cui abbiamo già parlato.
Il secondo, invece, è Stefano Ferretti che ho avuto a Guidonia qualche anno fa e che mi ha dato tantissimo.
Al di là delle sue competenze tecniche, Ferretti è un motivatore eccezionale.
Una volta, prima di una partita importante ci riunì nello spogliatoio e ci disse: “Il calcio è musica, ragazzi.
Adesso è il momento di accendere la giostra”.
Una frase che non dimenticherò mai e che mi sono anche tatuato addosso.
E’ bello essere allenati da un tecnico del genere”.
Ricordi e rimpianti.
Quali sono quelli più cari e, di contro, quelli più amari?
“Rammento una rete siglata su punizione ad Ancona sotto la curva dei tifosi avversari, quando giocavo nel Luco Canistro.
Fu emozionante, perchè quel campo lo avevano calcato giocatori eccezionali fino a pochi anni prima.
Ricordo con piacere anche un gol in un Gavorrano-Guidonia che ci valse il primato a tre giornate dalla fine.
Il rimpianto è ovviamente legato al non essere arrivato a certi livelli, ma io credo di aver avuto ciò che merito dal calcio e non rinnego nulla di quanto ho fatto.
In passato ho avuto modo di affrontare giocatori del livello di Majella, Meloni, Pazzi, gente che sposta gli equilibri, e di condividere lo spogliatoio con calciatori come Pasquale Berardi o lo stesso Mereu.
Su tutti però metto Emanuele Razzini.
Quando hai uno come lui in squadra, devi stare attento che non ti soffi il posto pure se non sei un difensore.
Lui ha piedi educatissimi e potrebbe giocare senza problemi anche in altri ruoli”.
Ha già cominciato a pensare al futuro?
“Mi piacerebbe allenare un giorno ed a breve comincerò il corso.
La mia ambizione sarebbe quella di trasmettere ai più giovani ciò che il calcio mi ha insegnato in passato, cercando di far evitare ai ragazzi quegli errori che ho commesso io”.
E se dessero anche a lei l’opportunità di allenare fin da subito una prima squadra, come è accaduto ad Antonini?
“Beh, non mi tirerei indietro.
Il Papero è stato un ottimo giocatore ed ogni volta che me lo sono trovato di fronte come avversario ho cercato di rubargli con l’occhio.
Se ha avuto questa opportunità, se l’è meritata ed ha tutte le carte in regola per fare bene”.
Io invece lascio a lei carta bianca per concludere questa chiacchierata.
“Ne approfitto per ringraziare Martina, la mia ragazza che, oltre ad essere bellissima, riesce sempre a darmi molta forza.
Lei per me è fondamentale”.
Ed a Colella non diciamo nulla?
“A Luca faccio l’in bocca al lupo per domenica, anche se per una volta dovremo essere nemici in campo.
Scommesse?
Per ora non ne abbiamo fatte, vedremo nei prossimi giorni”.
COLELLA: “VINCIAMO NOI, LUCA NE FA UNO ED IO DUE”
Colella, partiamo dal fischio d’inizio di Palestrina-Nettuno.
Come se lo immagina il momento in cui si troverà di fronte Severini?
“Non giochiamo più una partita da avversari dai tempi del settore giovanile e dunque sarà strano ritrovarselo di fronte.
Spero di dargli un dispiacere (ride)…”.
Che persona è Luca?
“Lui è un ragazzo generosissimo e che mette tanto cuore e passione in tutto ciò che fa.
Ho una stima immensa nei suoi confronti”.
E tecnicamente parlando?
“E’ un metronomo, uno di quei giocatori che vorresti sempre avere nella tua squadra.
Negli anni l’ho visto crescere tantissimo.
All’inizio era molto timido, poi è venuta fuori la personalità”.
Che ricordi ha dei tempi di Guidonia?
“Iniziammo male il campionato e dopo qualche partita la società chiamò mister Ferretti.
Eravamo a zero punti al suo arrivo e ci salvammo, togliendoci belle soddisfazioni.
Quell’anno furono gettate le basi per quel Guidonia che la stagione successiva arrivò ad un passo dalla C2″.
Da allora voi due non avete più giocato nella stessa squadra.
“Un anno c’è stata la possibilità a Civitavecchia, ma non se ne è fatto nulla.
Chissà, magari in futuro…”.
Severini ha confessato senza mezzi termini che Ferretti è stato uno dei tecnici più importanti per la sua crescita.
E’ stato così anche per lei?
“Lo metto sullo stesso piano di mister Di Mascio che ho avuto a Pescara e che mi ha insegnato tantissimo.
Con Ferretti ho avuto un rapporto fantastico e mi ha fatto enormemente piacere incontrarlo di nuovo poche settimane fa, in occasione della nostra partita con il Lariano.
Lui ha un modo di interpretare il calcio che mi piace molto”.
Lei ha maturato numerose esperienze in categorie superiori in passato.
Da dove nasce l’idea di scendere di categoria?
“Nella passata stagione avevo deciso di smettere, poi è arrivata l’opportunità di giocare nella fase finale del campionato a Falasche e mi è tornata la voglia…”.
Nel Nettuno lei, oltre ad essere uno dei calciatori di riferimento, indossa anche la fascia di capitano.
“E’ una grande responsabilità ed una gratificazione.
Durante l’estate qui si è insediata una società nuova e dopo poche giornate è arrivato anche il cambio di guida tecnica.
Il gruppo è consapevole di dover essere unito.
Per raggiungere l’obiettivo serviranno tanta umiltà, grinta e carattere da parte nostra”.
Che tipo di partita sarà domenica?
“Loro, come noi, non sono partiti benissimo ed hanno necessità di far punti.
Prevedo una gara difficile e di grande agonismo”.
Come finirà?
“Prevedo un 2-1 per noi.
Io segno una doppietta e Luca ne fa uno, così siamo tutti contenti (ride)…”.
Il suo ipotetico poster in camera chi raffigura?
“Manuel Rui Costa.
Sebbene io sia interista e lui giocasse per il Milan, l’ho sempre ammirato per la sua eleganza e la facilità di calcio che aveva”.
La tendenza a deprimersi che le imputa Severini è vera?
“Sì, quando nel giro di tre o quattro anni subisci tanti infortuni, come è capitato a me, fatalmente ti butti giù e ti vien voglia di mollare tutto.
Voglio però rimarcare che non sono un pessimista ad oltranza e che sono comunque sereno”.
Immagino che anche lei abbia la sua buona dose di rimpianti.
“Tutti ne abbiamo.
Quello più grande forse è di non esser cresciuto prima.
Da ragazzo ero timido.
Una maggiore sfrontatezza mi sarebbe tornata utile in determinate situazioni”.
Qual è il ricordo più bello, calcisticamente parlando, di Luca Colella?
“Mah, forse è legato ad un Morolo-Guidonia in Serie D.
Perdevamo 2-0 ed alla fine rimontammo e vincemmo per 3-2.
Io ero un ex e non mi ero lasciato benissimo con loro.
Feci una grande prestazione ed onestamente fu una bella soddisfazione”.
Esiste un sogno nel suo cuore?
“Arrivato a ventotto anni, non ho più molti sogni a livello calcistico, anche se conservo ancora aperto un piccolo spiraglio legato alla speranza di calcare di nuovo campi importanti.
Spero magari di realizzarmi un domani da allenatore, magari il calcio saprà rendermi in altro modo ciò che mi ha tolto da giocatore.
Intanto ho già cominciato con i 2003 del Nettuno.
In futuro vedremo…”.
Come fatto in precedenza con Severini, lascio anche a lei carta bianca per concludere questa conversazione.
“Il mio messaggio lo rivolgo a Luca, visto che ieri è stato il suo compleanno e non siamo riusciti a vederci per festeggiarlo insieme.
Gli faccio tanti auguri anche attraverso il vostro sito, sperando però di dargli un dispiacere domenica”.