Di Alessandro Bastianelli.
Si sono fatti sorprendere all’esordio, ma dopo il mezzo passo falso contro il Montespaccato i biancocrociati dell’Accademia Calcio Roma non si sono più fermati.
Lo sanno bene Atletico Acilia, Villalba e Vigili Urbani, seppelliti da sedici reti in tre incontri che sono valsi nove punti alla banda Papotto, tornata a tallonare Tor Di Quinto, Certosa, Savio e Grifone lì davanti.
Adesso però la Juniores Elite entra nel vivo, e se già sabato l’impegno non sarà dei più facili contro una delle sorprese del girone A – il Montefiascone – mercoledì c’è il recupero della supersfida contro il Tor Di Quinto, un crocevia importante e che regala un pathos particolare all’ex Vigor Perconti e Savio.
Siamo andati ad intervistare Fabrizio Papotto proprio in vista dei prossimi, importanti impegni dell’Accademia Calcio Roma in campionato.
Mister, l’esordio non è stato positivo ma vi siete ripresi con decisione nelle successive tre giornate, qualificandovi come il miglior attacco del girone. Come procede la cementificazione del gruppo?
Diciamo che con il Montespaccato è stato un mezzo passo falso, perché a livello di gioco non abbiamo demeritato. Piuttosto siamo mancati sulla maturità e la gestione della gara, che ci vedeva vincere fino al rigore e all’espulsione che ci hanno condizionato. Non c’era nulla da buttare tranne il risultato.
Credo di avere una squadra giovane, ma con ottime qualità, composta da ragazzi che possono fare bene in questo campionato. Ripartire dopo due ottime annate con i ’96 non era facile, ma sin dalla prima di campionato ci stiamo esprimendo secondo i miei dettami tattici.
Ha già trovato qualche leader nella nuova rosa? Quali obbiettivi vi ponete?
Abbiamo tenuto solo quattro ’97 rispetto alla scorsa stagione, tra cui Antenucci che è il nostro capitano, il resto della rosa è formata da ’98. Siamo in continua evoluzione ma piuttosto che di leader io preferisco guardare il gruppo nel suo insieme.
Ho trovato da parte di tutti una grandissima disponibilità al lavoro ed al sacrificio, che sono la base per disputare un buon campionato.
Quando si cambia così tanto a livello di rosa non puoi fare proclami e dichiarare di puntare subito al titolo: il nostro è un progetto biennale e, ad oggi, puntiamo a fare il massimo che è nelle nostre possibilità, sperando di poter arrivare di nuovo alle finali ma senza averne l’ossessione.
In tutto ciò però mi ritengo fiducioso perché credo che abbiamo un grandissimo potenziale sia tecnico, che motivazionale. Ho ragazzi che possono migliorare tantissimo, se vogliono.
La prossima settimana c’è il recupero della gara contro il Tor Di Quinto. Cosa ne pensa dei ripetuti rinvii e come si affronta una gara così importante?
Mah, guardi, a noi non cambia nulla affrontare il Tor Di Quinto oggi o fra un mese, è stata una richiesta loro.
Sono una squadra eccezionale, che reputo favorita addirittura per il titolo nazionale, che gioca molto bene e ha giocatori di altra categoria.
Noi eravamo disponibili a recuperarla sin da subito, abbiamo accettato il rinvio perché non cambia assolutamente niente la data: sono una grande squadra e queste partite fanno storia a sé.
Al di là delle finali, i big match per me hanno un’importanza relativa durante la stagione: non è fondamentale vincere quanto dimostrare di essere superiori. Giocare contro di loro ci farà bene perché fortificherà le nostre doti mentali: è attraverso partite come queste che si diventa più maturi e che si prende più padronanza dei propri mezzi. Con il Tor Di Quinto possiamo capire quanto e se siamo grandi.
Poi per me giocare contro il Tor Di Quinto ha sempre un fascino particolare…
Allude alle due finali regionale perse contro i rossoblu, quando era alla Vigor Perconti?
Penso più a Paolo Testa, una persona di cui sento tanto la mancanza.
E’ vero che dovrei odiarlo perché mi ha scippato due finali (ride ndr), ma Paolo era una persona fantastica, dotata di attributi umani irrintracciabili altrove.
Giocare contro il Tor Di Quinto per me vuol dire pensare a Paolo e al vuoto che ha lasciato in me.
Dopo il Tor Di Quinto ci saranno una serie di gare con squadre di medio – bassa classifica.
Come si tira fuori il massimo dalle gare in cui si parte favoriti?
Con la maturità e la continuità, lo ripeto sempre ai ragazzi: se si vuole puntare al massimo non possiamo permetterci passi falsi contro le cosiddette “piccole”, perché i campionati si vincono facendo punti con tutti.
Un risultato negativo in un big match ci può stare, ma quando si parte da favoriti occorre dare quel qualcosa in più a livello mentale contro tutte le formazioni, avere continuità e dimostrarla tramite il gioco, un fattore che nelle mie squadre è imprescindibile.
Che idea si è fatto del girone A della Juniores, che noi assimiliamo a un “ring” per la quantità di big presenti?
Beh lo ha detto lei, ci sono praticamente tutte le finaliste della scorsa annata fatta eccezione per Vigor Perconti e Tor Tre Teste.
Inoltre c’è il Savio che quest’anno sta facendo benissimo ed il Ladispoli che, oltre a un serbatoio di giovani importanti, ha un allenatore esperto e preparato come Dolente.
Francamente non vedo spazio per le sorprese, credo che a giocarsi le finali saranno le cinque – sei big che comandano già da ora il girone.
Per lei è il secondo anno all’Accademia Calcio Roma, una società che in pochi anni è cresciuta tantissimo.
La vedremo a lungo su questa panchina? Si pensa in un altro ruolo nella società?
Beh lo spero, da parte mia c’è tutta la disponibilità perché mi trovo in un ambiente perfetto, nel quale ognuno, dal presidente al magazziniere, fa il suo dovere con passione e con il sorriso.
Con Ortensi c’è un ottimo rapporto e una grande sinergia nella costruzione della squadra, ha portato nella Juniores dei ’98 che fanno gola a tutti.
A me piace guardare anche le altre squadre del settore giovanile, ma le redini della società stanno bene nelle mani di Attilio (Ortensi ndr). I risultati sono sotto gli occhi di tutti: d’altronde, credo che in pochi siano riusciti a portare tutte le categorie Elite in una società nel giro di appena due stagioni.
Lo scorso anno siete usciti in semifinale dopo un campionato strepitoso, chiuso in seconda posizione.
Qualora a fine campionato vi trovaste in una situazione simile, quale scelta non ripeterebbe della scorsa stagione?
Credo che il fattore decisivo nell’economia delle finali sia stato il dover disputare un incontro in più, il quarto di finale con il Grifone Monteverde.
In una situazione del genere avrei fatto di tutto per arrivare primo nella stagione regolare: giocare anche il quarto di finale ti toglie energie mentali e fisiche che poi, nell’arco della “final six”, pesano e non poco.
Contro la Tor Tre Teste eravamo scarichi e stanchi, alcuni giocatori erano acciaccati, credo che se l’avessimo disputata al massimo delle nostre forze sarebbe andata diversamente,magari anche senza qualche episodio arbitrale.
Inoltre quando arrivi al momento topico pesa tanto l’esperienza, l’aver giocato altre finali nella propria carriera.
L’anno scorso ci mancava quel pizzico di esperienza in più a livello societario, siamo molto giovani e se vogliamo, prima o poi, vincere un trofeo dobbiamo cercare di fare le finali sempre per guadagnare esperienza, sia con la Juniores che con le altre categorie.