A cura di Giovanni Crocé
Inauguriamo la serie di interviste settimanali a presidenti e grandi personaggi del nostro calcio dilettantistico laziale partendo dal numero 1 dell’Ostiamare, Luigi Lardone, spaziando, tra passato e presente, su alcune tematiche “calde” relative alla società lidense di Via Amenduni da molti addetti ai lavori ritenuto una vera e propria icona di stile, serietà e attenzione al bilancio all’interno del nostro panorama sportivo.
1) Anche in questa stagione super avvio della sua Ostiamare, ma senza l’assillo di salire di categoria. Dall’inizio parlate soprattutto di una salvezza con relativa valorizzazione dei giovani: una strategia per far lavorare tutti in tranquillità?
“Lo stress di una stagione calcistica a mio avviso non è tanto legato al puro risultato agonistico (promozione, playoff o salvezza) ma al rapporto tra le risorse economiche impegnate e l’obiettivo da raggiungere.
La nostra strategia fin dai tempi dell’Eccellenza è sempre stata quella di impegnare risorse economiche sostenibili che, in caso di non raggiungimento di qualche obiettivo prefissato, non inducesse ulteriore inutile stress.
I risultati raggiunti in questi anni, sia dalla prima squadra che dal settore giovanile, sono sotto gli occhi di tutti come è sotto gli occhi di tutti la professionale tranquillità e lo stile Ostiamare che ha consentito di raggiungere dei risultati eccezionali se rapportati alle risorse economiche impegnate”.
2) Roberto Chiappara una volta di più sembra l’asso nella manica dell’Ostiamare e un tecnico che presto proveranno a rubarle.
Lo considera il miglior tecnico da lei avuto?
“Roberto Chiappara è sicuramente uno dei tecnici più preparati della categoria.
Ritengo che la nostra organizzazione ed il parco giocatori avuto a disposizione l’abbia messo nelle migliori condizioni per poter continuare il suo percorso di crescita e potersi mettere in mostra per palcoscenici professionistici più importanti.
Egoisticamente mi auguro possa restare da noi il più a lungo possibile, meno egoisticamente gli auguro possa avere in futuro una chance importante da giocarsi in categorie superiori”.
3) Molti ora citano il suo vivaio come il migliore del vostro girone di Serie D, quanto manca per avvicinarsi al cento per cento alle realtà giovanili più forti di Roma Città (Vigor, Nuova Tor Tre Teste, etc…)?
“Siamo l’unica società dilettantistica del Lazio che milita in serie D e che compete con le big del settore giovanile.
Da qualche anno siamo molto vicini alle squadre da te citate che ho sempre considerato un punto di riferimento al quale tendere.
Oggettivamente non siamo ancora al loro livello con tutto il nostro movimento ma ci riusciamo per ora solo con qualche categoria.
Sono confidente che entro i prossimi due anni riusciremo a raggiungerle”.
4) Costantini , Massella e Macciocca via: forse nessuno si aspettava di vedervi praticamente sempre nei quartieri alti da subito.
Lei credeva in un avvio comunque ottimo come questo?
“Ero consapevole che la conclusione di un ciclo così importante come quello degli ultimi anni avrebbe potuto riservare qualche difficoltà in più in partenza.
Ero altresì consapevole che avevamo un buon gruppo di giocatori affidati ad uno staff di primissimo livello e che pertanto alla lunga non avremmo sofferto più di tanto e avremmo potuto ripetere i successi del ciclo precedente.
Fortunatamente siamo partiti molto bene, speriamo di continuare con questo piglio.
A fine stagione tireremo le somme”.
5) I prossimi giovani in rampa di lancio?
Di Fraschetti e Succi si dice già un gran bene, mentre Maestrelli è stato anche campione in Corea questa estate alle Universiadi…
“Tutti i nostri giovani sono importanti, finora chiunque è stato chiamato ha risposto in maniera compiuta. Prova ne è la posizione che occupiamo nella classifica Giovani di Valore della Serie D rapportata alla classifica della squadra in campionato.
Ovviamente siamo particolarmente orgogliosi dei prodotti del nostro settore giovanile che sono sicuro nel corso dei prossimi anni ci darà soddisfazioni sempre crescenti”.
6) Grosseto, Albalonga, Arzachena, Viterbese, Rieti o chi altro vede favorito nel vostro girone e per quale motivo?
“Prevedo Albalonga, Grosseto e Viterbese ai primi 3 posti.
Hanno sicuramente le rose numericamente più attrezzate e tecnici molto preparati.
Dietro di loro ci siamo noi assieme ad altre 5 – 6 squadre sullo stesso piano in termini di organico”.
7) Bilanci sempre a posto, giovani forti, vivaio in costante crescita e ottimi piazzamenti in campionato: veramente manca solo lo stadio per poter ambire, un giorno, a pianificare una salita in Lega Pro?
Sogna un giorno di provarci?
“Lo stadio è uno degli elementi.
L’altro elemento fondamentale è il seguito, in termini di presenze allo stadio, biglietti venduti, supporto commerciale locale.
Il calcio professionistico oramai è solo per i capoluoghi di provincia più importanti d’ Italia, realtà nelle quali la squadra locale viene prima della squadra di grido di serie A e del calcio televisivo.
Le grandi città, Roma , Milano, Napoli, Torino, inevitabilmente hanno visto “morire” il calcio locale a vantaggio del calcio professionistico espresso ai massimi livelli.
A fronte di un Chievo Verona, negli anni ’90 in un altro contesto non paragonabile a quello attuale, che è riuscito a raggiungere i vertici del calcio nazionale ci sono centinaia di altre società blasonate e non che nell’inseguire la chimera professionistica sono fallite.
Sinceramente credo che non ci sia la possibilità a Roma come nelle altre grandi città italiane di avere una squadra professionistica stabile non destinata prima o poi, quando il mecenate di turno si tirerà indietro, a chiudere i battenti.
La sfida a questo punto per noi è quella di fare il calcio al massimo livello dilettantistico con il massimo impiego possibile di ragazzi del nostro settore giovanile e con una struttura di costi sostenibile”.
8) Quali sono, se ne ha, i rimpianti o gli errori eventuali che si rimprovera, in questi suoi anni di presidenza? C’è qualcosa che non rifarebbe?
“Errori ne abbiamo fatti e ne faremo ancora.
Spero di farne sempre di diversi e non ripetere gli stessi.
Sicuramente l’anno della retrocessione (2007-2008) furono fatti molti errori dei quali però abbiamo fatto tesoro”.
9) Lo zoccolo duro dei tifosi lidensi è sempre presente, ma, secondo lei, è possibile tentare qualche iniziativa per riportare l’Anco Marzio ad avere medie spettatori degne di questa società, come ai tempi lontani della serie C?
“A questa domanda ho già risposto poco fa e penso di essere stato piuttosto esaustivo”.
10) Chi è per Luigi Lardone il calciatore lidense feticcio della sua presidenza, quello a cui lei avrebbe rinnovato o rinnoverebbe il contratto a vita?
“Tutta la rosa attuale”.