Di Alessandro Bastianelli.
Corsa e rovesciate, con Paolo Testa sopra il petto ad accompagnarlo ovunque.
Gol, giocate, corsa e furbizia, Vittorio Attili sta conquistando Ostia con la sua grinta e intelligenza calcistica, doti ideali per il calcio tutto pressing e ritmo importato da Alfonso Greco nella cittadina lidense.
Domenica ha graffiato l’Albalonga con una doppietta strepitosa, frutto di due acrobazie in volo che hanno stregato molti appassionati del nostro calcio.
«Merito del calcio tennis» minimizza, scherzando, Vittorio Attili, ma riproporre in campo ciò che impari quando ti diverti è tassello che oggi manca ai giocatori moderni, spesso talmenta tattici e impostati da rivelarsi nauseanti.
Esemplare di una delle ultime generazioni che ha imparato a giocare a calcio anche – e soprattutto – in strada, Vittorio Attili si racconta a Sportinoro a meno di 48 dalla prossima sfida con l’Avezzano.
Vittorio, le tue prodezze contro l’Albalonga non sono passate inosservate, sul nostro sito sei a quasi 4000 clic.
Immagino che qualche telefonata l’avrai ricevuta in settimana..
«Ovviamente, un sacco di amici mi hanno telefonato per farmi i complimenti, ma nessuno per portarmi via da Ostia a livello calcistico (ride ndr)».
Sono stati gol importanti, che vi proiettano al secondo posto in classifica.
Non avete le vertigini da lassù?
«No assolutamente, niente sogni per il momento, noi siamo partiti per salvarci e vogliamo farlo nella maniera più rapida e diretta possibile.
Siamo ben consapevoli del nostro obiettivo, in questo girone ogni partita è una battaglia, non importa se giochi con i primi o contro gli ultimi della classe.
Vincere con l’Albalonga è stato importante soprattutto per il morale, la gara ci dice che possiamo giocarcela alla pari con tutti e ci dà un bel po’ di autostima per il prosieguo del campionato. Domenica si riparte già da zero per noi, contro un avversario (l’Avezzano ndr) con cui non puoi lasciare niente al caso».
Provi spesso in allenamento le acrobazie?
«Mi alleno anche durante la settimana, è una qualità che sento mia e che cerco di migliorare nel tempo.
Ho scoperto questa dote per caso, giocando a calcio tennis con gli amici, adesso mi sento in grado di riproporla anche in partita con più sicurezza».
Quali sono gli altri pezzi forti del tuo repertorio?
«Sono un giocatore che non si ferma mai, che lotta per tutti i novanta minuti e che esce dal campo sempre con la maglietta bagnata di sudore.
Sono un giocatore che non si arrende mai, e mi trovo molto bene anche sotto porta dove ho sempre avuto una buona mira, anche se quest’anno non sto segnando tantissimo. Cerco di fare entrambe le fasi.
Il mister però mi chiede un lavoro diverso rispetto a quel che facevo in passato».
Sei un numero dieci atipico, mister Greco come ti incastra nel suo scacchiere tattico?
«Gioco come trequartista, ma più che di fantasia Greco mi sprona a giocare d’astuzia e di intensità.
Mi chiede soprattutto di andare sulle spizzate di Michele (Vano ndr), di aggredire le seconde palle e di andare a pressare alto.
Mi ritengo un guerriero, e non sono l’unico in questa squadra».
L’Ostiamare, nonostante alcuni stop, è fra le più continue del girone.
Qual è il segreto di questa pazza Ostiamare?
«Il segreto non lo so, ma la nostra forza è il gruppo ed il nostro dna è determinato dalla nostra coesione e aggressività.
Magari non abbiamo i nomi delle altre grandi del girone, come Monterosi, Albalonga, Rieti e Arzachena, ma siamo una mina vagante e vogliamo dare fastidio a tutti.
In campo ci sono sempre undici giocatori determinati e che non mollano mai, questa è la nostra forza. Anche chi gioca di meno dà sempre il 100%, tanto in partita quanto in settimana.
Come ti alleni giochi, questa è una legge assoluta».
Qual è la squadra che ti ha fatto più impressione sinora?
«A prescindere dal risultato con cui siamo usciti dal campo ti dico il Rieti.
Hanno qualità, gioco, precisione nei passaggi, organizzazione, mi sembrano i più completi di tutti.
Anche L’Aquila ha grandissima qualità, ma forse sotto porta hanno qualcosa in meno rispetto al Rieti che ha due grandissimi attaccanti come Scotto e Marcheggiani».
Quando segni, mostri spesso una maglietta con sopra un volto che noi amanti del calcio dilettante conosciamo bene.
Parlaci di questo tuo tributo a Paolo Testa.
«Paolo lo porto sempre con me, in tutti i campi in cui vado a giocare.
Mi ha allenato due anni dandomi tantissimo, soprattutto a livello umano. Paolo ti insegnava a vivere con il sorriso, ad affrontare la vita con speriensatezza nel bene e nel male e delle cose.
Mi ha lasciato il suo marchio di fabbrica, la corsa, l’intensità, la voglia di non arrendersi mai. Paolo era così ed era spontaneo seguirlo negli allenamenti».
Chiudiamo guardando al futuro.
Cosa ti aspetti dalla tua carriera? Ci credi a un futuro più importante della Serie D?
«Ogni giocatore tiene nel cassetto il sogno di fare il professionista, da parte mia spero di ritornarvi perché dopo l’esperienza nella Primavera del Parma nessuno ha creduto in me e sono dovuto ripartire dai dilettanti.
Spero che questa stagione con l’Ostiamare possa aiutarmi, chissà che magari questo traguardo non riesca a raggiungerlo proprio con i biancoviola..».