A Cura di Giovanni Crocé
In questo turno di campionato è estremamente interessante e difficile da pronosticare la sfida in sardegna tra l’Arzachena di Giorico e la Lupa Castelli Romani di Galluzzo, tutt’ora in testa al gruppo G di serie D ma attesa ad una trasferta isolana assolutamente tra le più complesse della stagione, dato che su 7 gare gli smeraldini padroni di casa ne hanno vinte 5 e pareggiate 2 e sono in ottima forma. Nell’attacco dell’Arzachena va a mille il rendimento di Luigi Cicino, classe 1986, da Brusciano, provincia di Napoli, bomber campano tra i migliori di tutto il campionato, mentre alla “guida” del centrocampo dei campani ci sarà il talentuoso playmaker Mario Barone, classe 1984 e Napoletano Doc, che fino a un mesetto fa era il faro della mediana di un’altra sarda, l’Olbia che ha contribuito a battere di misura domenica scorsa nella prima gara del 2015. Due cuori partenopei saranno dunque tra i probabili protagonisti di questo top-match del diciottesimo turno e noi abbiamo deciso di sentire, IN ESCLUSIVA, le loro impressioni, per farci un’idea di come procede l’avvicinamento alla gara nei due spogliatoi.
LUIGI CICINO (ATTACCANTE ARZACHENA)
Luigi, voi arrivate dalla vittoria non certo semplice contro il rinforzatissimo Fondi, tu segni sempre e giocate in casa, il morale è altissimo…
Sicuramente sì perchè partita dopo partita troviamo una forza interiore e una convinzione che non ci fanno mai mollare un millimetro e anche se capita di andare pesantemente in svantaggio, come avete visto nel derby contro l’Olbia, poi siamo riusciti a ottenere punti, pareggiando o vincendo partite che neanche un folle avrebbe pensato di recuperare, noi però sì. Perchè la qualità fondamentale di questo gruppo specifico è la concentrazione ferrea sul campo e la capacità di non abbattersi qualunque cosa accada, elemento che raramente mi è capitato di vedere così evidente in una squadra di calcio, soprattutto in serie D. Da due mesi a questa parte siamo in fiducia e abbiamo equilibrio, poi potrà accadere di tutto nella partita con la Lupa Castelli ma sono sicuro che noi faremo di tutto per metterli in difficoltà perchè se adesso siamo quarti non vogliamo fermarci proprio ora, noi ai playoff e a non fermarci mai ci teniamo tanto quanto loro che si giocano il campionato, quindi saranno carichissimi. Credo che per uno spettatore neutrale sarà impossibile vedere una brutta partita, ci sono tanti giocatori fortissimi, inutile citarne uno solo. Se devo parlare dei miei compagni di squadra, Manzini è tra quelli più in forma, e da quando Piotr Branicki è arrivato da noi, prendo meno botte di prima e mi concentro ancora di più sulla porta e l’aiutare la squadra, è stato un grande innesto in attacco che in pochi possono vantare, occhio anche a lui…
E’ una partita che può essere decisa in ogni settore del campo, ma tra te e Barone i cuori campani potrebbero dire la loro su questo big match. Lui è stato in saredegna all’Olbia fino a dicembre, tu ci giochi per la prima volta, ad Arzachena, impressioni generali sulla ben nota ospitalità sarda?
Si davvero, impossibile dire qualcosa di diverso dal fatto che confermo quanto dici tu sulla loro ospitalità perchè ti trattano magistralmente, con grande calore e bontà d’animo, quando entri nelle grazie del popolo sardo ricevi tantissimo e se sai dare altrettanto, soprattutto i tifosi e la gente del posto non ti fa mancare nulla. Io venivo da una società giovane e in crescita come la Ribelle (con sede a Castiglione di Ravenna, Emilia Romagna) , dove sono stato pochissimo quest’anno a giocare nel girone D di serie D e avevo anche fatto già gol al Rimini in Coppa Italia, ma avevo capito che i piani della società non erano i miei, avevo voglia di essere protagonista e crescere con obiettivi superiori e per questo ho accettato la corte dell’Arzachena, col direttore sportivo ci conosciamo anche per esserci affrontati in campo, quindi aveva mie buone referenze e ho accettato poco prima dell’inizio del campionato, infatti alla prima giornata ero appena stato tesserato e quando l’Arzachena pareggiò proprio con la Lupa Castelli all’esordio io feci da spettatore. Poi parliamoci chiaro, mi trovo a vivere in una zona della Sardegna invidiata dal mondo intero, nel cuore della Costa Smeralda, sarebbe bello anche solo stare per ore e ore a passeggiare e scoprire sempre scorci e paesaggi in mezzo alla natura, e infatti lo faccio ben volentieri, non mi manca nulla e sono entusiasta del contesto in cui mi trovo, dei tifosi che ho, della maglia che indosso, rifarei altre cento volte la stessa scelta sportiva.
E’ storia di questo campionato che una corazzata come la Lupa Castelli, pur formidabile, con le sarde ha trovato qualche piccola difficoltà ad esprimersi come al solito. A questo punto quanto credete al colpaccio?
E’ inutile fare percentuali o pronostici, dati e statistiche, resoconti delle partite li abbiamo noi di loro e loro di noi, tutti oggi sanno molto di tutti gli avversari, poi la qualità della partita, l’intensità ed il coraggio sono cose che si scoprono però sul momento e dipenderà da queste cose che “non si comprano”, che è impossibile analizzare. Io so per certo che se perderemo cento duelli, lotteremo per cercare di vincerne ancora ed ancora, fino a riuscire a spuntarla e fare il meglio possibile, perchè come ti ho detto io all’andata non c’ero e noi giocatori, tutti, viviamo per essere messi alla prova da questi big match con le prime della graduatoria e questo è il caso della gara di domenica. In più come dicevo all’andata non ero presente e anche se sappiamo bene che la vittoria del campionato sarà una corsa a due tra loro e la Viterbese, vogliamo provare a ritagliarci il rispetto maggiore possibile provando a batterli.
Luigi, tu sei partito dalla campania per andare anche a giocare nel Milan fino alla Primavera e poi iniziare il tuo giro d’Italia, quale è stato il tuo miglior anno?
In assoluto credo l’unico di C2 con mister Sottili che l’anno passato era in B ad allenare il Varese, mentre con me era al Carpi, dove vincemmo il campionato e si iniziava a vedere già il sorgere di un corso tecnico importante e vincente che adesso sta portando il Carpi a lottare addirittura per l’accesso alla Serie A. In quella annata, era il 2010\2011, proprio mister Sottili mi aveva fortemente voluto in squadra e anche se in campionato non giocai molto, una quindicina di partite, feci anche gol ma fu in Coppa Italia che diedi il massimo, ero molto più impiegato e realizzai 5 gol, eliminammo la storica invincibile Nocerina dei record di quel periodo e ci fermammo solo contro un’altra campana, la Juve Stabia in finale, quando poi gli stabiesi vinsero il trofeo, ma la nostra grande cavalcata rimase negli annali. Inoltre anche se non mi confermarono perchè la dirigenza emiliana terminò il rapporto con mister Sottili ed io me ne andai, la magia di quella stagione tra i professionisti rimane ancora nella mia mente. E poi, gli anni del Milan partendo dalla società campana della Picentia restano intatti, arrivai fino alla Berretti con in squadra gente come Abate, Pozzi, Lino Marzoratti, tutta gente da tempo in serie A e mia coetanea, e una volta che entri a Milanello, anche se io da bambino ero juventino e fan di Del Piero, diventi necessariamente tifoso milanista perchè là si respira davvero grandissimo calcio anche nelle piccole cose, almeno per me è stato così, seguo sempre il Milan grazie a questa esperienza nelle giovanili rossonere.
Modelli di gioventù di bomber Cicino?
Mi sono sempre piaciuti gli attaccanti multi-dimensione, cioè quelli che sapessero fare di tutto in campo, rendersi utili con più gesti tecnici e sapessero adattarsi alle necessità della partita, anche difendere e tornare a dare una mano dietro, fare sponde, assist, dribbling, e non sono stati necessariamente star planetarie ma comunque gradissimi esempi di sacrificio per la squadra, infatti ho sempre seguito, Del Piero a parte, gente simile a Vincenzo Iaquinta ed Alessandro Matri nel corso delle stagioni. Molti mi prendono in giro quando affermo che per me il gol non è la prima necessità e non vivo solo per quello, ma è così, devo essere contento di quel che faccio in campo, se quel che cerco di fare, anche mandare in porta un compagno, è funzionale a vincere, posso stare anche senza gol, anzi, amo girare attorno a una prima punta gigante come ora con Branicki, mi regala libertà d’azione.
MARIO BARONE (CENTROCAMPISTA LUPA CASTELLI ROMANI)
Mario, domani un’altra sarda dopo l’Olbia ma l’Arzachena è davvero un ostacolo duro…
Si lo sapevamo anche prima di Natale quando abbiamo dato una occhiata al calendario e alle prossime gare e soprattutto sappiamo che tutti vogliono fare lo scherzetto alla prima in classifica, come da copione, in più l’Arzachena la conosco sommariamente nei suoi giocatori principali e posso affermare che anche quando io ero ad Olbia se ne parlava sempre un gran bene e ad oggi la migliore sarda del lotto nel girone G sono proprio loro, perchè la classifica non mente mai. Credo senza dubbio che prima della Viterbese, loro saranno per noi il banco di prova maggiore per vedere se possiamo continuare a restare primi, sarà una gara dura sotto tutti i punti di vista.
Mario, sai darti una spiegazione del perchè con le sarde avete fatto più fatica che con tutte le altre laziali?
Io fino a un mesetto fa giocavo con l’Olbia e le problematiche della Lupa non le conoscevo dall’interno, la partita di domani sarà una risposta a questa tua domanda perchè lo potrò constatare di persona, ma storicamente io so che ho sempre dovuto sudare parecchio contro le squadre sarde e soprattutto quest’anno ho notato che tutte, al di là dell’avere più o meno giocatori forti, in Sardegna hanno una ottima organizzazione di gioco, che forse non tutte le laziali del gruppo posseggono e questo fa la differenza.
Adesso appena arrivato ti abbiamo visto lottare e fare contrasti più che in tutta la prima parte di stagione ad Olbia, mister Galluzzo ti fa faticare parecchio in interdizione…
Si è vero ma non mi chiede di snaturarmi perchè prima di tutto credo di essere stato scelto per dare ordine e qualità nel tocco alla squadra e quello non deve mai mancare ma vedi, posso confermare pur ora che sto ancora facendo conoscenza di tutto l’ambiente, che si sta bene davvero alla Lupa Castelli, ti stimolano ma al contempo ti mettono tutto a disposizione per fare il meglio che puoi ogni settimana e quindi è un piacere fare due, tre, quattro corse in più per questi ragazzi e per l’obiettivo più importante che c’è, vincere il campionato e tenere a distanza la Viterbese e le altre pretendenti. Oltretutto devo per forza sacrificarmi perchè non posso pensare solo a lanci e tocchi di fino in quanto con tutta la qualità offensiva dei vari Nohman, Siclari, Boldrini e tutti gli altri talenti che abbiamo in rosa, i due o tre mediani che vanno in campo sanno che per vincere bisogna recuperare palla velocemente e poi ci pensano quei tre là davanti, è un piacere innescarli…
La tua esperienza sarda come può essere definita?
La zona e Olbia come squadra e compagni sono splendide, eccellenti sotto ogni punto di vista, diciamo che ho ritenuto giusto andare alla Lupa per la bellezza e prestigio del progetto e la fame con cui la presidenza della Lupa mi ha cercato, mi hanno fatto sentire importante soprattutto chiedendomi sacrificio, lo hai detto anche tu, ma dicendomi che mi volevano per dare ulteriore qualità, per creare, mentre con mister Biagioni, pur nel rispetto reciproco, abbiamo avuto qualche discussione civilissima, ma c’è stata. Lui, a quanto ho capito, per l’Olbia prediligeva calciatori più fisici e dediti all’interdizione di me e ho ritenuto giusto rispettare la sua necessità unendola però alla mia volontà di rendermi utile in un contesto che avesse bisogno delle migliori qualità di Mario Barone, il tocco e la possibilità di fare possesso palla e verticalizzazioni precise per gli attaccanti.
Inutile dire che come tanti nel tuo ruolo attuale, regista di centrocampo, il tuo modello ora sia Andrea Pirlo…
Esattamente, ma vedi che magie fa? Non può che essere lui il numero 1 in Italia e non solo, diciamolo. Io sono del 1984 e lui del 1979 e quindi anche fin dai tempi della Viterbese, quando ero nelle giovanili, era un piacere seguire la sua evoluzione perchè anche io iniziai da trequartista, da fantasista puro dietro le punte e poi pian piano in carriera fui costretto da necessità di squadra a giocare più dietro, da centrocampista centrale puro ed allora studiarlo di continuo è stata una necessità evidente. Nel mio ruolo in D ora vedo davvero bene D’Agostino del Fondi, anche se lui ha la fortuna di poter ancora fare il numero 10 puro, e quando lo ho affrontato contro la Lupa Castelli ho notato che è tra i migliori nel trovare la posizione tra le linee per iniziare l’azione, che a mio modo di vedere è sempre più una qualità vitale per il centrocampista creativo, al giorno d’oggi.