Una serie sì fatta di sei vittorie e trepareggi, puntellata da una sola rete subita.
La crescita del Serpentara negli ultimi due mesi e mezzo è stata solare, palpabile.
Merito del club che non ha lesinato investimenti per centrare un obiettivo sfumato nella scorsa stagione, di un un tecnico che ha saputo calarsi da subito in un campionato mai affrontato in precedenza e di un gruppo di calciatori che per qualità e trascorsi rappresentano un lusso per la categoria.
Tra le note positive l’equilibrio raggiunto da una squadra che ha in testa un solo obiettivo e vuole procedere la sua marcia a testa bassa.
Tra i leader del granitico reparto difensivo giallorosso, Andrea Casciotti, centrale difensivo che fu di Viterbese, Torbellamonaca, Lupa Frascati e Pisoniano.
Con lui abbiamo inteso respirare un po’ della meravigliosa atmosfera che si respira a Bellegra ed Olevano, entrando in punta di piedi nella casa della squadra che, dopo un lento ma costante inseguimento, domenica scorsa ha chiuso il girone d’andata laurendosi Campione d’Inverno nel Girone C in coabitazione con la sorprendente Vis Subiaco di Ciocchetti.
Casciotti, la vostra marcia sembra non conoscere ostacoli.
“I nomi che compongono la nostra rosa sono sotto gli occhi di tutti e la società l’ha ulteriormente rinforzata nella sessione invernale di mercato.
Ora la posizione è quella che ci compete e non abbiamo la minima intenzione di fermarci, perchè l’appetito vien mangiando”.
Cosa è cambiato nelle vostre teste dopo lo stentato avvio di stagione?
“All’inizio qualcosa non andava e si vedeva.
Durante la settimana lavoravamo molto ma poi la domenica i risultati non ci premiavano”.
All’epoca dell’esonero di Fabrizio Centra qualcuno ha detto che avevate remato contro l’allenatore.
“Conosco le chiacchiere che sono circolate, ma sono assolutamente false.
Certamente il mister aveva le sue colpe e noi le nostre.
In questi casi, si sa, paga sempre l’allenatore”.
Cosa è cambiato dall’arrivo di Lucidi?
“Quando un allenatore viene esonerato, il destino può imboccare due squadre: o arriva il cambio di marcia e risali, oppure sprofondi sempre di più.
Per fortuna, in questo caso le cose sono andate bene”.
Frascati, Pisoniano, ora il Serpentara…
Lei e Lucidi ormai vi conoscete alla perfezione.
“Posso dire di avere il privilegio di considerarmi un suo amico ormai.
E’ una persona genuina, vera e che ha il merito di dire sempre le cose in faccia e mai per interposta persona.
Questo è il suo maggior pregio, ma anche il suo limite”.
Si spieghi meglio.
“Lucidi non lo scopro certo io.
E’ stato un grande giocatore ed ora è un tecnico di alto profilo.
Da tempo meriterebbe di allenare in categorie superiori, ma forse è stato penalizzato dal fatto di non scendere mai a compromessi con nessuno.
Il calcio segue certe logiche e lui non le accetta.
Vi garantisco però che lui è uno di quegli allenatori che fanno realmente la differenza”.
Visto che non le manda a dire, a lei cosa rinfaccia?
“Durante le partitelle di allenamento mi dice che non devo portare troppo la palla.
Mi chiama Falcao”.
Non male come rimprovero.
A tal proposito, mi viene in mente che lei e Lucidi non siete gli unici romanisti presenti in squadra…
“No, c’è anche Walter Falanesca, il pres., come lo chiamiamo tutti.
Con lui ho un rapporto onesto e in alcuni casi abbiamo anche avuto dei confronti.
Sempre leali e costruttivi, però”.
Ora che ci penso, ci sono anche un paio di biancocelesti doc in squadra…
“Il direttore D’Antoni ed il vice di Lucidi, Francesco De Angelis.
Quest’anno per fortuna non c’è trippa per gatti e sono costretti al silenzio per il rendimento della Roma.
A Pallino (D’Antoni, ndr) ieri ho detto di cambiare tuta, perchè quella del Genoa ormai non serve più…”.
Nel Girone B di Eccellenza allenano due suoi ex compagni di squadra, Gagliarducci e Mancone.
“Due persone eccezionali, ci sentiamo ancora spesso.
Cristiano l’ho conosciuto nella stagione 2006/07 a Viterbo e poi ci siamo ritrovati a Frascati.
Io ero un ragazzino e lui era già il grande Gagliarducci, un’istituzione.
Sapeva guidarmi anche con una semplice occhiata e stando al suo fianco ho imparato a correre un quarto di quanto facessi in precedenza, sfruttando la posizione.
Per me è un fratello maggiore.
Davide, invece, è stato mio ex compagno solo per sei mesi.
Lui era già un grande difensore ed aveva già vinto tanto, ma si mise a disposizione del mister e della squadra con un’umiltà impressionante, accettando spesso anche di fare il terzino sinistro.
Sono entrambi allenatori di cui sentiremo parlare in futuro, ne sono convinto”.
Piacerebbe anche a lei allenare un giorno?
“Molto, ed in realtà sto già rubando con l’occhio.
Sono ancora giovane e di strada devo ancora farne tanta.
Dovrò comunque lavorare molto su di me, perchè spesso mi capita di perdere la pazienza e questo ad un allenatore non deve accadere.
Si dice comunque che i difetti che hai in mezzo al campo li smussi quando ti siedi in panchina e spero succeda anche a me”.
Torniamo all’attualità.
Che campionato è la Promozione attualmente?
“Posso dire di non aver trovato grandi differenze rispetto allo scorso anno quando militavo nel Pisoniano ed ero in Eccellenza.
Nel nostro girone ci sono squadre di ottimo livello e non mi sorprende vedere lassù la Vis Subiaco, anche se recentemente abbiamo battuto anche loro.
Probabilmente ciò è dovuto al minore impiego di under rispetto al massimo campionato regionale.
Questo significa squadre più esperte e smaliziate.
Forse la vera differenza sta nell’aggressività degli avversari che spesso non ti danno modo di cominciare l’impostazione dalle retrovie, ma vanno a prenderti fin dalla trequarti”.
Come si lavora a Bellegra ed Olevano?
“Benissimo.
E’ una piazza fantastica, incredibile, vi garantisco che non merita questa categoria.
L’entusiasmo della gente e la sua dedizione per questa maglia sono stati evidenti fin dal primo giorno.
Anche quando le cose andavano male, i tifosi sono sempre stati presenti.
Figuratevi ora che abbiamo ingranato.
Domenica scorsa, quando abbiamo segnato il gol-vittoria a Palombara, si è alzata tutta la tribuna per esultare.
Sono incredibili”.
Quale obiettivo si è posto per questa stagione?
“L’obiettivo personale coincide con quello della squadra.
Dobbiamo arrivare fino in fondo e vincere questo campionato.
In squadra non c’è un solo giocatore che non si taglierebbe un dito per portare il Serpentara in Eccellenza, posso garantirvelo che nello spogliatoio si è creata una bella chimica.
Per quanto mi riguarda, vorrei finalmente riprendermi ciò che la sorte mi ha tolto negli anni scorsi, quando nel giro di diciotto mesi ho perso la finale di Coppa Italia e lo spareggio per la D al Flaminio”.
Suggerirei dunque di non contemplare l’impianto romano per il finale di stagione.
“Neanche per scherzo, il Savoia va benissimo.
Per me il Flaminio possono anche buttarlo giù…”.