Certosa, Jukic tra passato e presente: “L’età non è un limite per arrivare in alto. Qui mi sento come a San Giovanni Valdarno…”

Certosa, Jukic tra passato e presente: “L’età non è un limite per arrivare in alto. Qui mi sento come a San Giovanni Valdarno…”

Il suo ingaggio da parte del Certosa nel corso della recente finestra di mercato ha fatto rumore, perché nelle scorse stagioni Andrea Jukic ha dimostrato a più riprese di valere le categorie superiori.

Magari in passato gli è mancata un po’ di fortuna, ma è pur vero che, nonostante qualche traversia in cui si è trovato coinvolto suo malgrado, l’attaccante romano ha avuto comunque modo di vestire casacche prestigiose come quelle di Sangiovannese, Imolese, Potenza e Gavorrano dopo essersi fatto notare nei confini regionali con quelle di Isola Liri, Cynthia, Tor Sapienza ed Almas.

Resta il rammarico di qualche infortunio di troppo che non gli ha permesso di stazionare più a lungo in quelle categorie che si era guadagnato con impegno e spirito di sacrificio ma, come si suol dire, non è mai troppo tardi per costruirsi nuove opportunità.

D’altronde, Andrea non è mai stato per indole uno che si bea sui risultati ottenuti in passato o che si immalinconisce al pensiero di cosa poteva essere o non è stato.

Ora si sta finalmente lasciando alle spalle un problema alla caviglia che lo ha fatto penare nelle ultime due stagioni e, pur non essendo ancora al 100%, si è completamente messo a disposizione di mister Marco Russo.

Adesso c’è da pensare alla causa neroverde.

Il pari casalingo di domenica scorsa con i cugini dell’Atletico Torrenova ha lasciato una punta di amarezza nell’ambiente, ma le distanze tra le formazioni impegnate nella lotta per la conquista del secondo posto nel Girone B di Eccellenza sono rimaste invariate e con quarantotto punti ancora in palio qualsiasi scenario è plausibile.

Lo sa bene il centravanti classe 1993 che ha appena festeggiato la prima rete con la nuova maglia e adesso punta a dimostrare che può rappresentare un fattore importante in vista della lunga volata di fine stagione.

 

 

Sei tornato in Eccellenza dopo una serie di stagioni vissute tra Serie C e Serie D.

Cosa ti ha spinto ad accettare la corte del Certosa?

“Conoscevo mister Russo ed il direttore Michesi ormai da tempo e fin da subito sono rimasto colpito dalla loro serietà ed è nato uno splendido rapporto.

Nel calcio, come nella vita, certi dettagli fanno la differenza e, quando uno deve compiere delle scelte, valuta con attenzione anche le persone che ha di fronte.

Loro hanno sempre trattato i calciatori come e meglio di quanto avviene in certi ambienti nelle categorie superiori e quindi è stato naturale accettare la loro proposta.

Per me era importante trovare una società dove poter ritrovare la miglior condizione.

Non è stato un problema scendere di categoria, in questa fase della mia vita era la cosa giusta da fare.

D’altronde, anche dall’esterno questo ambiente mi trasmetteva sensazioni molto positive e personalmente mi sento felice e carico come ai tempi in cui vestivo la maglia del Potenza, ad esempio”.

Possibile che non ti resti alcun rimpianto di quei tempi?

“No, nel modo più assoluto.

Non sono uno che ama guardare al passato.

Magari, a volte mi capita di ripensare a certi momenti, come la doppietta a Caserta con la maglia dell’Isola Liri oppure le stagioni a San Giovanni Valdarno o a Gavorrano, ma poi finisce lì.

I gol realizzati in passato li rivedo sempre con gioia, mai con tristezza.

Di momenti negativi ne ho vissuti, ma la vita mi ha insegnato che, se continui a crederci, alla fine ti rialzi sempre.

In passato mi è accaduto anche di dover star fermo a lungo, ma non ho mai smesso di crederci ed alla fine sono stato ripagato.

Quando giocavo a Tor Sapienza e dicevo che il mio obiettivo era andare in C, i miei compagni mi prendevano per matto, ma poi…

Io le cose voglio sempre farle al massimo delle mie capacità, perché poi la forza caratteriale ti serve anche al di fuori del terreno di gioco”.

Nelle prime settimane hai dovuto lavorare per tornare in condizione e recuperare la forma migliore.

Adesso a che punto sei?

“In questo momento credo di essere al 50%, ma va sicuramente meglio.

Nelle ultime stagioni ho dovuto affrontare più di un intervento, ma ormai quella fase è superata.

Anzi, se mi è concesso, tengo a ringraziare molto il Professor Dario Perugia per quanto ha fatto per me”.

Domenica scorsa ti sei sbloccato, ma la tua rete e quelle di Passiatore non sono bastate per superare l’Atletico Torrenova.

Cosa vi è mancato, secondo te?

“Segnare per me è sempre emozione unica.

È stata come una liberazione, perché in qualche modo rappresentava la fine di un periodo davvero difficile.

Quanto al risultato finale, a mio giudizio non dobbiamo cercare alibi.

Loro hanno fatto una grande partita e non hanno rubato nulla.

Forse la nostra colpa è stata quella di non chiudere la partita, mantenendola viva fino alla fine.

Ecco, probabilmente l’errore è stato quello di non aver avuto l’atteggiamento giusto per portare a casa la vittoria.

Se vogliamo lottare con convinzione per il secondo posto, dobbiamo imparare a sudarceli fino all’ultimo istante i punti…”.

Tra le rivali quali ritieni la squadra più pericolosa?

“E’ difficile fare un singolo nome, perché il livello è più o meno lo stesso.

Per formulare un giudizio più concreto sarà necessario attendere almeno altre tre o quattro partite.

D’altronde, si sa che il girone di ritorno è sempre un campionato diverso, quindi serve tempo per delinearlo.

Alla fine, la differenza la farà sempre la voglia e la determinazione che si sarà in grado di mettere in campo”.

Fra tre giorni avrete un altro derby sul campo di una Vigor Perconti rianimata dal successo sul Fonte Meravigliosa.

Che gara ti aspetti?

“Questa è la classica fase della stagione in cui probabilmente è meglio affrontare una squadra di metà classifica e magari leggermente più attrezzata rispetto ad una che deve salvarsi.

Conosco mister Bellinati, è molto bravo.

Mi aspetto una partita estremamente difficile domenica”.

Qual è in assoluto la piazza di cui conservi i ricordi migliori?

“Dico la Sangiovannese e non solo perché in quella stagione realizzai diciassette reti.

Lì tocchi con mano l’amore di un intero paese per la sua squadra, tutti ti aiutano a star bene.

Una volta, durante una partita dei ladri mi entrarono in casa e mi portarono via tutto.

Beh, la comunità si attivò immediatamente con una colletta, i tifosi mi fecero un bellissimo regalo.

Con questo gesto volevano farmi capire che non dovevo conservare un cattivo ricordo di loro.

San Giovanni Valdarno la porto nel cuore e, sotto certi aspetti, il Certosa mi ricorda la genuinità ed il calore umano che trovai lì”.

Di Potenza che memorie hai, invece?

“Venivo da un’altra ottima stagione a Gavorrano ed ero in vacanza all’Isola d’Elba.

Il Presidente del Potenza venne direttamente lì a dirmi che mi voleva assolutamente in squadra.

Purtroppo la caviglia già mi dava noie, ma fu comunque una grande esperienza.

Quelle sono piazze in cui la gente frequenta più lo stadio che la chiesa e dove il calcio ha un valore speciale per la gente”.

Tra qualche mese soffierai su trenta candeline.

Qual è il prossimo obiettivo di Andrea Jukic?

“Io l’età non l’ho mai vista come un limite, ci sono sportivi che i loro migliori risultati li ottengono in età avanzata perché hanno una testa diversa e non smettono mai di allenarsi con serietà.

Mi vengono in mente il mio amico Marco Manetta, che ora è una colonna del Taranto dopo aver fatto una gavetta durissima, oppure a Carlo França che ha dimostrato di saper segnare anche nelle categorie superiori, quando finalmente si sono decisi a dargli una possibilità.

Io sono dell’opinione che, allenandoti sempre con entusiasmo, passione e spirito di sacrificio, alla fine i risultati li ottieni e nessun traguardo ti è precluso.

Giocare a calcio ti trasmette emozioni bellissime.

Personalmente io voglio farlo più a lungo possibile e, quando deciderò di smettere, sarà perché magari gli impegni mi renderanno impossibile continuare a coltivare quella che resta soprattutto una passione.

La speranza è tornare nelle categorie superiori, questo non posso negarlo, ma prima voglio aiutare il Certosa a raggiungere i suoi obiettivi.

Questa società mi ha permesso di recuperare al meglio dall’infortunio e non mi sta facendo mancare nulla, quindi voglio dare il massimo per ripagarla”.