Dopo aver giocato la sua ultima partita ufficiale lo scorso 5 gennaio, il Certosa si accinge a tornare in campo per riprendere la propria marcia in un Girone A di Eccellenza che lo vede tra le più piacevoli sorprese.
I neroverdi sono attualmente quinti in classifica in compagnia della Boreale Don Orione e di quel Ladispoli che si troveranno di fronte domenica prossima all’Angelo Sale.
Mister Marco Russo sta affrontando l’avventura in via di Centocelle con enorme entusiasmo fin dal primo giorno.
L’ex tecnico di Giardinetti, Atletico Torrenova e Pro Calcio Tor Sapienza sta lavorando alacremente insieme al suo staff in vista di un finale di stagione che si preannuncia intenso ed emozionante ed alla vigilia del ritorno alle gare ufficiali l’occasione di tastare il polso all’ambizioso club romano, sviscerando anche aspetti meno noti del suo condottiero, è davvero irrinunciabile.
Dalla lunga conversazione con l’allenatore romano emerge non solo il ritratto di un professionista che punta il suo sguardo verso il futuro con curiosità e spirito costruttivo, ma anche quello di un uomo dai valori antichi e che ha dei principi incrollabili.
Mister, domenica prossima tornerete in campo dopo uno stop di un mese.
Quali sono le condizioni della squadra?
“Con i ragazzi abbiamo impostato un lavoro di due settimane di carico per sfruttare al meglio questo stop forzato.
Sabato scorso abbiamo avuto l’onore di affrontare in amichevole la formazione Juniores della Nuova Tor Tre Teste e ne abbiamo tratto indicazioni positive.
La squadra l’ho trovata molto bene, ora dobbiamo preparare al meglio una gara assolutamente non semplice come quella con il Ladispoli”.
Che ricordi hai della gara d’andata?
“Decisamente non belli per il risultato, ma va anche detto che noi in quel periodo venivamo da una preparazione non svolta nei tempi giusti ed eravamo un po’ sulle gambe.
Recentemente hanno cambiato guida tecnica e Pedini è un allenatore molto preparato, ma non hanno più un giocatore come Teti in attacco e questa per loro è stata certamente una perdita pesante.
Dovremo giocare e lottare da Certosa, ma sono fiducioso.
Non voglio peccare di presunzione, ma ho notato che sappiamo affrontare tutti con lo stesso piglio.
Personalmente mi preoccupano di più le squadre che hanno meno punti di noi”.
Nei giorni scorsi è giunta la notizia della separazione con Simone Dovidio.
Con il direttore sportivo Paolo Michesi avete in animo di tornare sul mercato nei prossimi giorni?
“Con Simone esiste un ottimo rapporto umano e c’è grande feeling calcistico, tra l’altro lavora presso mia azienda.
Ultimamente lo vedevo meno felice, non per problemi legati al campo ma perché aveva poco spazio per la sua vita privata.
Io credo che in certi casi bisogna essere bravi a capire il momento delle persone, così abbiamo parlato ed insieme abbiamo trovato una soluzione, quella della Virtus Roma in Promozione, che gli permettesse di avere più tempo a disposizione durante la settimana.
Di sicuro ho perso un grande giocatore, ma penso di averlo conquistato a livello umano.
Sono sicuro che questa per noi sarà soltanto una piccola pausa.
Trovare calciatori del suo livello è difficile, anche se contro la Polisportiva Faul Cimini ha già esordito un ragazzo classe 2001 che sta facendo molto bene.
Posso dirvi che già nelle prossime ore comunicheremo il nome di un grande rinforzo a centrocampo, perché il direttore sportivo Paolo Michesi sta definendo l’ingaggio di un play straordinario”.
Nel corso del girone d’andata la crescita del Certosa è stata costante.
Qual è l’aspetto che speri di migliorare ulteriormente negli ultimi tre mesi del torneo?
“La continuità nell’avere la giusta mentalità di gruppo.
Dovremo dimostrare con più assiduità di avere la capacità di soffrire l’uno per l’altro nel corso della partita.
Personalmente non mi sento di dire che stiamo facendo benissimo, ma solo quello che dovevamo fare.
È vero che siamo una matricola, ma in squadra abbiamo gente come Ferri, Gallaccio, Colasanti, Bernardi, Marini, Tartaglione, Losi…
Questi sono tutti giocatori importanti, quindi nel girone di ritorno dobbiamo capire fino a che punto siamo una squadra di valore”.
Stanno per entrare nel vivo sia il campionato che la Coppa Italia.
Quali sono le tue personali favorite nelle due competizioni?
“Pfc e Civitavecchia ottime entrambe squadre e sono allenate da due grandi tecnici, quindi la loro semifinale sarà apertissima.
Difficile poi dire chi alzerà al cielo il trofeo.
Per quanto riguarda il campionato, confermo quanto già dichiarato in precedenza: il Pomezia ha qualcosa in più rispetto alle altre, anche se la Polisportiva Faul Cimini ed il Civitavecchia, che all’andata mi ha impressionato tantissimo ed ha cambiato marcia dopo un avvio difficile, lotteranno fino alla fine”.
Che tipo era il Marco Russo calciatore?
“Un difensore centrale vecchio stampo.
Non ero molto tecnico ma possedevo tanta grinta e voglia di fare, giocando prevalentemente nelle categorie inferiori con le maglie di Tor Tre Teste, Savio, Vigor Perconti e Rinascita ’79.
In linea di massima mi rivedo un po’ in Stefano Tartaglione, uno vecchie maniere (sorride)…”.
Lo rimpiangi un po’ quel calcio?
“Assolutamente sì, era calcio vero anche se le difficoltà erano tante.
Quando pioveva, il pallone si impregnava d’acqua e pesava dodici chili.
Oggi se i ragazzi vedono un campo un po’ rovinato, storcono subito il naso.
Adesso vedo ragazzi del settore giovanile che dicono al loro mister che vanno dal fisioterapista.
Io sono del ’74, ai miei tempi c’erano spugna ed acqua magica e basta…”.
Quando è maturato in te il desiderio di cimentarti in panchina?
“A ventidue anni ho aperto un’attività tutta mia ed era difficile conciliare gli impegni lavorativi con la passione per il calcio, poi tre anni dopo sono ripartito dalla Seconda Categoria con il Real Centocelle, dove giocava colui che è attualmente il mio vice, Pietro Fiorenza.
A calcio ho giocato fino a trentacinque anni, quando mi sono rotto un ginocchio, ed in seguito con mio fratello abbiamo creato una società in cui Massimiliano era l’allenatore ed io ho giocato ancora un po’ per poi dedicarmi al ruolo di tecnico.
Si chiamava Real Tor Tre Teste.
Successivamente abbiamo operato una fusione con il Giardinetti, portando la squadra fino al Campionato di Promozione.
Ho fatto la mia gavetta, com’è giusto che sia aggiornandomi e prendendo tutti i patentini che potevo”.
C’è stato in questi anni un tecnico che ti ha impressionato particolarmente o con il quale ti senti in debito nel calcio laziale?
“Faccio due nomi.
Il primo è quello di Maurizio Manieri, che è stato e rimane il mio mentore ed il mio tutor.
Il secondo è quello di Sandro Pochesci, che mi ha insegnato a migliorare tantissimi aspetti attraverso lunghe conversazioni nelle quali è sempre stato disponibile nei miei confronti”.
Con tuo fratello Massimiliano, anch’egli membro fondamentale della società, il legame è fortissimo.
Qual è la caratteristica che gli invidi di più?
“La sua capacità organizzativa, ma soprattutto il suo grande cuore.
Massimiliano è la mia vita.
Purtroppo i nostri genitori ci hanno lasciato troppo presto.
Io vivo per lui”.
Per te il calcio è davvero una questione di sangue.
Tuo figlio Francesco gioca negli Allievi Fascia B dell’Atletico Torrenova.
In futuro vorresti allenarlo o preferisci che faccia la sua strada in piena autonomia?
“No, non lo allenerò mai.
Quando ho cominciato a muovere i primi passi nel settore giovanile, ho notato che spesso i genitori causavano problemi ai loro stessi figli, quindi io mi tengo sempre a distanza quando gioca.
Magari a chi mi conosce poco potrò anche sembrare un padre poco presente, ma io preferisco non interferire mai nelle sue scelte.
Alcuni mesi fa ha svolto un provino ad Arezzo ed io sono andato a vederlo senza che lui se ne accorgesse.
Poi, in silenzio, sono tornato a Roma, per poi ripartire alla volta della Toscana il giorno dopo e riportarlo a casa.
Fino a non molto tempo fa parlavamo poco di calcio, oggi qualche consiglio me lo chiede di tanto in tanto.
Francesco è un esterno offensivo che sa calciare con entrambi i piedi.
Per essere al primo anno in Elite se la sta cavando molto bene, avendo già realizzato cinque reti.
Se non fosse mio figlio, sarebbe certamente un buon profilo per il Certosa del futuro (sorride)…”.
Mister, per l’attuale stagione l’obiettivo resta la salvezza o c’è ancora il margine per rientrare nei giochi d’alta classifica?
“Se si va a vedere il mio percorso dalla Prima Categoria in su, ben difficilmente le mie squadre hanno lottato per salvarsi.
Per impostazione caratteriale sono uno abituato a dare tutto in quello che fa, quindi mi rimane difficile dire che posso solo pensare a salvarmi.
Tuttavia, devo essere obiettivo e realista ed ammettere che ogni volta che conquistiamo una vittoria incameriamo tre punti importanti per la salvezza.
Ora ci aspettano cinque partite di fila molto difficili con squadre che erano tutte partite per tentare il salto di categoria.
Se ne usciremo bene, magari potremo fare qualche ragionamento diverso, ma per ora l’obiettivo resta lo stesso.
Domenica sera, nel corso della vostra ultima puntata ho sentito dire dal direttore sportivo della Pfc, Severino Capretti, che il Girone A di Eccellenza è una mini-Serie D ed io sono pienamente d’accordo con lui.
Non me ne voglia nessuno, ma questo torneo è decisamente più duro degli altri due e dico bravo al ds Paolo Michesi che in corso d’opera è riuscito a rinforzare la squadra dove serviva”.
In vista del prossimo futuro ci attendiamo grandi cose dal Certosa.
Sarà possibile alzare l’asticella e tentare l’assalto alla categoria superiore fin dal prossimo anno?
“Certamente sì.
Questo per tutti noi era l’Anno Zero.
Prima dovevamo conoscere e prendere confidenza con questo campionato, ma nella prossima stagione avremo più tempo a disposizione per lavorare e pensare a salire.
Voglio che si sappia una cosa: al Certosa non mette assolutamente paura la prospettiva di andare in Serie D, né per impatto economico, né a livello organizzativo.
Quando siamo arrivati, c’era tanto da fare per migliorare la struttura del club e piano piano ci stiamo riuscendo, raccogliendo anche feedback positivi da parte di tanta gente.
In futuro vogliamo crescere ulteriormente”.