Civitavecchia, Bifini indica la strada maestra: “Maturità e compattezza devono rappresentare le basi della nostra crescita”

Civitavecchia, Bifini indica la strada maestra: “Maturità e compattezza devono rappresentare le basi della nostra crescita”

Ottimo esordio stagionale per il Civitavecchia.

I nerazzurri hanno inaugurato il loro percorso in campionato, battendo per 4-2 il Quarto Municipio in un Tamagnini già ribollente di passione.

La squadra di patron Presutti ha chiarito fin da subito le sue ambizioni di recitare un ruolo significativo nel Girone A di Eccellenza, mettendo subito in risalto la bontà di un organico costruito per alzare ulteriormente il livello dopo la già ottima stagione passata.

Motivi di soddisfazione non può non nutrirne lo stesso Alessio Bifini (nella foto di Alessio De Luca), chiamato a raccogliere l’eredità pesante di Massimo Castagnari.

Il tecnico toscano, che si era già fatto apprezzare ai tempi del suo mandato in terra etrusca, sembra essersi già pienamente integrato nel nuovo contesto.

Dalle sue parole trapela grande serenità, ma anche la consapevolezza che il percorso per arrivare lontano è appena iniziato e per raggiungere gli obiettivi che la società ed i suoi tifosi si augurano di centrare occorrerà massima coesione e spirito di sacrificio da parte di tutte le componenti.

 

Ieri pomeriggio siete partiti con il piede giusto.

L’avevate preparata così la sfida con il Quarto Municipio?

“Nel calcio c’è sempre da migliorare.

Non nascondo che ancora mi girano le scatole per i due gol subiti.

Peraltro, quando accade, la colpa non deve essere attribuita unicamente al portiere ed ai difensori, ma va ripartita tra tutti i giocatori.

Dobbiamo crescere quanto ad amalgama e rimanere concentrati per tutta la durata del match, sacrificandoci gli uni per gli altri e cercando di essere più cattivi in certe occasioni.

A mio giudizio, dobbiamo ricercare la semplicità, anche se in questa categoria non sempre è un concetto attuabile”.

Siete in una fase iniziale della stagione e, per forza di cose, sono ancora ben vivi i carichi di lavoro della preparazione.

A che punto è fisicamente la squadra?

“Abbiamo un preparatore atletico molto valido e preparato.

Anzi, colgo l’occasione di ringraziare la società per avermi messo a disposizione uno staff di assoluto valore e che conta su collaboratori quali Marco Niccolini e Michele Giusti, oltre a due preparatori dei portieri come Izzi e Sannino.

Aspetto atletico a parte, la mia opinione è che non dobbiamo percorrere la strada di un tatticismo esasperato, ma giocare un calcio pratico ed efficace.

Beninteso, voglio insistere sul possesso palla e dare modo agli attaccanti di far valere le proprie caratteristiche”.

Quali differenze stai riscontrando nel calcio laziale rispetto alla tua precedente esperienza a Tarquinia?

“Io credo che in Toscana prevalga l’aspetto agonistico, mentre nel Lazio possa reperirsi un maggior numero di calciatori pronti sotto il profilo tecnico e ci sia maggior ricerca del possesso palla e della costruzione dal basso, che per me rimane un aspetto importante ma che deve essere utilizzato con equilibrio per non correre rischi inutili.

Un elemento che ho riscontrato anche in precedenti esperienze lavorative in altre regioni è pure la difficoltà di marcare.

Dipendesse da me, io obbligherei tutti i ragazzi fino al quindicesimo anno di età ad affinare la marcatura ad uomo, ma mi rendo conto che si tratta di una mera utopia”.

Com’è nata la possibilità di approdare a Civitavecchia?

Innanzitutto, lasciatemi dire che sono davvero onorato di far parte di questa società blasonata.

Già prima della scorsa stagione c’era stato un contatto con il club che poi alla fine ha virato su Castagnari, il quale peraltro ha svolto un ottimo lavoro.

Al termine del campionato abbiamo avuto un nuovo abboccamento con i presidenti Presutti, Iacomelli e Leggiero ed abbiamo trovato l’intesa senza problemi.

L’intesa con il direttore sportivo D’Aponte?

È un ragazzo sveglio, mi piace molto il suo modo di intendere il calcio.

Ha gli occhi da birbante (ride)…”.

A questo proposito, ti ritieni soddisfatto del gruppo che ti è stato messo a disposizione o ti aspetti ancora qualcosa dal mercato?

“Di concerto con la società stiamo facendo le nostre valutazioni.

Fino al 15 settembre abbiamo la possibilità di intervenire sul gruppo e, se riscontreremo la possibilità di farlo, ci muoveremo di conseguenza”.

Quali obiettivi avete fissato per la stagione 2022/23?

“Ieri pomeriggio al Tamagnini era presente una cornice di pubblico che non sempre si riscontra anche nella categoria superiore.

Secondo me questa piazza merita altri palcoscenici, ma in questo momento è opportuno mantenere i piedi ben saldi a terra.

Nelle stagioni precedenti è stato svolto un ottimo lavoro ed ora noi, se saremo bravi ed avremo un pizzico di fortuna dalla nostra parte, proveremo a migliorarlo”.

Quali sono le maggiori candidate al titolo?

“Il livello medio del girone è alto ed ogni squadra può crearti dei problemi.

L’UniPomezia sembra davvero una corazzata, ma di squadre importante ne esistono anche altre come la W3 Maccarese, l’Anzio, la Pfc ed il Campus Eur.

Il nostro obiettivo è stazionare nella parte nobile della classifica”.

Domenica prossima sarete di scena ad Acilia sul campo di una W3 Maccarese che ha perso all’esordio, ma che resta una protagonista attesa del torneo.

Che tipo di gara ti aspetti?

“Nel giugno scorso ho avuto il piacere di assistere da spettatore al match play-off tra loro ed il Livorno allo stadio “Picchi” e la formazione laziale non ha assolutamente sfigurato.

Intelligentemente, nel corso dell’estate, hanno confermato il loro allenatore, che reputo molto bravo, e l’ossatura della squadra.

Perdere alla prima di campionato ci può stare, siamo tutti in una fase di costruzione in questo periodo.

Andremo da loro con grande rispetto, ma anche con la convinzione che la nostra prestazione dipenderà da quanto riusciremo a fare in campo.

Sarà necessario mantenere alta la concentrazione per gli interi novanta minuti e metterci anche la giusta dose di cattiveria agonistica.

Sono comunque fiducioso, la squadra sta lanciando grandi segnali di compattezza e sto riscontrando la giusta comunicazione tra me ed i calciatori.

Ieri, ad esempio, ho molto apprezzato il fatto che Cerroni, che non è ancora al 100%, abbia chiesto lui stesso di non essere lanciato in campo dal primo minuto per dare così spazio a chi si sentiva meglio.

Questo è lo spirito che cerco dai miei uomini.

Il mio giocatore ideale è un operaio del calcio.

Uno che fa le cose semplici e con cognizione di causa.

Partendo da un simile concetto, dobbiamo restare sempre concentrati sul nostro percorso e ricordarci di remare tutti dalla stessa parte.

Dal magazziniere al presidente”.