Continua a regnare la massima incertezza tra gli addetti ai lavori in merito all’eventuale ripartenza del massimo campionato regionale.
In attesa che venga assegnata la delega allo Sport dal Governo Draghi e che Figc e Coni recepiscano l’istanza promossa dalla Lega Nazionale Dilettanti di rendere di interesse nazionale il Campionato di Eccellenza, lo scenario resta critico ed è molto difficile ipotizzare quale piega prenderanno gli eventi dopo la scadenza dell’attuale dpcm.
Nel tourbillon di pareri raccolti tra gli addetti ai lavori del nostro calcio, oggi abbiamo intercettato quello del tecnico del Civitavecchia 1920, Paolo Caputo.
“Attualmente noi siamo fermi ed attendiamo risposte certe – esordisce il mister nerazzurro – Siamo fermi da dicembre, quando abbiamo svolto alcune sedute di allenamento nel rispetto delle misure vigenti, ma presto ci siamo resi conto che far venire i ragazzi al campo nei mesi invernali e senza la possibilità di far loro utilizzare le docce a fine allenamento avrebbe creato rischi inutili.
Quando non hai un obiettivo reale e nessuna risposta chiara da parte delle istituzioni, è inevitabile che gli stimoli vengano meno.
Nei mesi scorsi ci sono stati momenti in cui abbiamo sperato nel ritorno in campo, poi siamo rimasti delusi.
Una nuova illusione sarebbe davvero deleteria, anche in ottica economica, per le società”.
Dal 5 febbraio si è aperto un piccolo spiraglio sulla ripresa del torneo, ma le modalità di esecuzione previste hanno prestato il fianco a più di una critica.
“Quanto al riconoscimento dell’interesse nazionale del Campionato di Eccellenza, personalmente me lo auguro a prescindere, vista l’importanza ed il notevole seguito che questo torneo ha ormai da anni – riflette Caputo – Ciò che mi lascia assai perplesso è l’eventuale blocco delle retrocessioni, perché svuoterebbe di significato il torneo e lo renderebbe una sorta di riunione tra amici.
Se giochi senza un obiettivo reale, non hai alcuno stimolo”.
Nel caso in cui non si riuscisse a trovare la quadra per la stagione in corso, la soluzione per quella successiva potrebbe essere giocare d’anticipo.
“Visto che si fa un gran parlare di deroghe, perché non fissare l’inizio del prossimo campionato per la fine di luglio?
In questo modo si potrebbero sfruttare i mesi caldi e magari individuare già in partenza un periodo di sosta in quelli invernali – ipotizza il tecnico portuale – Io credo che dovremmo imparare dall’esperienza dei mesi scorsi…”.
Peraltro, la notizia della possibile ripartenza del Campionato di Eccellenza ha provocato malumori da parte di coloro che invocano il ritorno in campo delle squadre di settore giovanile.
“La pandemia sta causando danni irreparabili ai ragazzi per quanto riguarda l’aspetto fisico e psicologico – sottolinea Caputo – Temo che molti di loro abbandoneranno l’attività agonistica e questo sarebbe gravissimo, perché lo sport è vita e ti aiuta a socializzare.
Se hanno riaperto le scuole, mi chiedo perché non si possa permettere loro di tornare a fare pratica sportiva”.
L’unico campionato non professionistico che si sta giocando è la Serie D, categoria che vede protagoniste quattordici formazioni della nostra regione.
“Per quanto riguarda i pronostici su chi potrebbe festeggiare il grande salto, preferisco non sbilanciarmi – sorride il tecnico – Piuttosto, mi piace rimarcare la grande crescita del calcio laziale e l’ottimo lavoro che stanno svolgendo i miei colleghi impegnati.
Tutti loro si stanno dimostrando professionisti serissimi ed aggiornati, il nostro movimento deve essere fiero di loro”.