Una notizia che ha del clamoroso e che farà senza dubbio piacere a tutti gli appasionati del calcio della nostra regione.
Torna in campo uno degli attaccanti più amati, uno di quelli che negli anni hanno saputo dare una concreta impronta ai campionati dilettantistici nostrani.
Uno di quelli che hanno segnato un’epoca.
Parliamo di Corrado Zanchi, ex bomber di Guidonia, Pomezia ed Ostiamare.
A trentatre anni e dopo quasi due stagioni di inattività, Zanchi ha deciso di rimettersi gli scarpini e firmare per l’Unipomezia Virtus, società militante nel Girone A di Promozione.
Determinante il corteggiamento e la presenza in squadra di vecchi amici come Lolli, Castelluccio ed Esposito.
Se il tesseramento arriverà entro domenica, Zanchi potrebbe essere convocato già per la partita interna con il Focene, trovandosi di fronte l’ex compagno Parisi.
Saputa la notizia, lo abbiamo intercettato telefonicamente per carpire le sue sensazioni e contestualmente lo abbiamo invitato in trasmissione domenica prossima.
I nostri affezionati telespettatori potranno dunque rivederlo a “Sport in Oro” tra pochi giorni.
Zanchi, bentornato.
A bruciapelo le chiedo: perchè ha deciso di tornare in campo?
“Ormai da tempo avevo deciso di smettere, ma Lolli, Castelluccio ed Esposito mi hanno convinto a scendere di nuovo in campo.
Recentemente ho avuto modo di vedere qualche partita ed ha prevalso la passione per questo sport.
Ho dedicato venticinque anni della mia vita al calcio e poter giocare di nuovo sul campo dove ho cominciato rappresentava un’occasione straordinaria”.
E’ come la chiusura di un cerchio…
“Qui potranno venire a vedermi i miei genitori.
Nelle ultime stagioni ho giocato lontano da qui e loro non potevano venire.
Per me sarà stupendo terminare la mia carriera sotto i loro occhi”.
Con quale spirito torna?
“Lo spirito è quello di sempre, anche se ho qualche acciacco in più rispetto a prima.
L’ultima volta sono sceso in campo con il Bracciano allenato da Mauro Venturi ed ovviamente non posso essere al 100%.
Sono un po’ a corto di fiato, però cercherò di dare il mio contributo ad una salvezza tranquilla da parte della squadra e di trasmettere un pizzico della mia esperienza ai ragazzi più giovani”.
Nella sua carriera ha indossato tante maglie
A quale è rimasto più affezionato?
“Se dovessi fare un paragone con le donne che ho maggiormente amato, non avrei dubbi e direi quella dell’Ostiamare.
Con i tifosi del gruppo “Ernesto Nevi” si era creato un feeling speciale, intenso.
Quei ragazzi mi hanno fatto sentire fin da subito un lidense d’adozione ed approfitto per salutarli.
Non posso però dimenticare di aver vestito a più riprese la maglia del Pomezia.
L’ho fatto sotto le presidenze Auriemma, Mancini e Di Mario.
Sono legatissimo ai colori rossoblu”.
Quale calcio ritrova a distanza di due anni dall’ultima esperienza a Bracciano?
“E’ evidente che la crisi economica condizioni molto il calcio.
Ora è difficile vedere club che prendono gente da fuori regione, come accadeva un tempo.
Al di là di questo, penso che il calcio sia sempre lo stesso, tutto sommato”.
Facendo un po’ di amarcord, a quali stagioni è più legato?
“Direi a quelle di Guidonia, dove centrammo la Serie D con Paolo Mazza e poi arrivammo ai play-off con Pochesci.
Ricordo con piacere quegli anni, perchè si era formato un gruppo meraviglioso di amici che si frequentavano durante la settimana anche fuori dal campo e poi la domenica davano tutto ciò che avevano.
Furono anni fantastici”.
Con quale partner si è trovato meglio nella sua carriera?
“Restando in tema-Guidonia, dico Christian Parisi.
Insieme facemmo una grande stagione, raccogliendo elogi e consensi sia dentro che fuori regione”.
Sa che se lo ritroverà subito di fronte domenica?
“Sì, giocheremo con il Focene.
Speriamo che il tesseramento arrivi, anche se credo che partirò comunque dalla panchina.
Come si suol dire, i casi della vita…”.
E quale il partner più forte in assoluto?
“Ho avuto la fortuna di giocare accanto a grandi attaccanti.
Penso ad Amassoka, a Pippi ed a Toscano, per esempio.
Il più forte però era Sandro Bucri, con cui giocai una stagione ad Albano.
Lui era già “vecchietto” e spesso partiva dalla panchina, però era impressionante.
Non avevo mai visto un giocatore con quelle simili doti naturali”.
Parliamo di futuro.
Quando deciderà di appendere definitivamente gli scarpini, a cosa si dedicherà?
“Ho già chiaro nella testa il percorso che voglio intraprendere.
Presto mi iscriverò al Corso di Allenatore di Base, perchè ritengo che quello sia il ruolo che maggiormente mi si addice per caratteristiche”.
Prima però c’è da pensare all’Unipomezia.
“Speriamo di farcela (ride).
Fosse per me, giocherei fino a cinquant’anni, ma gli acciacchi sono tanti, anche se il calcio resta un gioco stupendo”.