A cura di Mario Gaetano
Alla soglia dei 70 anni, in genere, si gioca sul divano con i nipoti. Non si allestiscono squadre per andare in serie D. Sorride, Claudio Gabrielli, dall’alto di chi sa il fatto suo.
Direttore, chi glielo ha fatto fare?
“La chiamata della Tivoli mi ha stimolato, ha riacceso in me un entusiasmo sopito. Mi ero stancato di vedere il calcio da fuori, meglio dare un segnale dall’interno. Moltissime persone, non vedendomi più in giro, si chiedevano che fine avessi fatto. E poi Tivoli è una grande piazza, con una proprietà importante, idee lungimiranti. Certo c’è un po’ di disaffezione (tra i tifosi ndc) ma questa è correlata ai risultati. Vogliamo riportare i tifosi al campo. Come? Con i risultati”.
Come mai per un periodo è rimasto ai margini da quello che è stato, ed è, il suo mondo?
“Non mi ritrovavo più. Faccio il dirigente ed il ds da quando avevo 30 anni. Ne ho 70… la prima esperienza? Nel 1985 vinsi il campionato a Passo Corese passando dalla Promozione in serie D perché non c’era ancora l’Eccellenza. Però da qualche tempo vedo che c’è il nuovo che avanza, il calcio è cambiato. Sono stati inventati dei termini nuovi, c’è stata un’evoluzione”.
Negativa presumo.
“Assolutamente sì. Il calcio ha perso la poesia. Oggi si annullano gol per un centimetro, per la scarpa numero 45, per 1 mm di spalla al di là del difensore, per il naso più lungo del tuo avversario. La giocata stupenda, invece di applaudirla, la annulliamo per un centimetro di uno scarpino…”.
I dilettanti hanno colpe?
“Certo. Perché nel piccolo scimmiottano i grandi perdendo il filo. Prendiamo la parte peggiore dei professionisti. C’è un abisso tra i due mondi. Serve che ognuno rimanga nel proprio ambito”.
Come si fa?
“Non si può tornare all’antico perché il mondo progredisce sempre. Però se la Nazionale da qualche anno non vede il mondiale, ci sarà un motivo. Se i ragazzini vanno al campo già vestiti ci sarà un motivo…”
E qual è?
“Non produciamo più talenti. C’è la ricerca dell’aspetto tattico esasperato già da bambini”.
E i genitori?
“Non ne parliamo. Rappresentano una componente su cui riflettere. Ai nostri tempi non venivano nemmeno a vedere le nostre partite, perché dovevano lavorare. Oggi diversi genitori hanno tanto tempo libero, seguono i figli e si intromettono in situazioni che non gli competono. Sugli spalti fanno gli allenatori. E ci sono frequenti episodi negativi, scene improponibili. E’ una bella spirale, se non ci fermiamo è dura”.
Per non parlare dei procuratori…
“Mai visto, come negli ultimi anni, genitori che cercano procuratori per ragazzini di 12-13 anni. Invece di farlo giocare e divertirsi, ognuno ha un figlio campione del mondo… ma non sanno che non devono perdere di vista la scuola che è essenziale”.
Tornando alla Tivoli, con Claudio Fabrizi, c’è il nuovo che avanza…
“E’ un ragazzo giovane, in ascesa. Sì, è il nuovo che avanza anche lui”.
E della società cosa dice?
“Non conoscevo il patron nonostante siano 40 anni che frequento questo mondo. Per una settimana non abbiamo fatto altro che parlare e confrontarci”.
La Tivoli è già una corazzata. Tornerete sul mercato?
“Intanto ho preso Cesario dal Giulianova che ha già giocato domenica, sul campo del Certosa, con risultati apprezzabili. La rosa è ottima e se ci sarà bisogno di migliorarla lo faremo. Sicuramente siamo sempre alla ricerca di under classe 2007-8 e noi valutiamo tutti, non certo il classico terzino destro o l’ala destra messa lì per non fare danni. Se il 2007 o il 2008 è valido, ben venga, in qualsiasi ruolo. Occorrono ragazzi con carattere per giocare con i grandi non under per riempire una distinta”.





