Colagrossi, sangue neroverde: “Il Certosa mi ha insegnato a non mollare mai. I play-off? Sarebbe un sogno conquistarli…”

Colagrossi, sangue neroverde: “Il Certosa mi ha insegnato a non mollare mai. I play-off? Sarebbe un sogno conquistarli…”

In via di Centocelle passano gli anni, spesso cambiano i volti delle persone che frequentano il grazioso centro sportivo neroverde, ma chi lo frequenta sa che può contare su alcune certezze.

Una di queste è Matteo Colagrossi, attaccante classe 1999 che ha svolto tutta la trafila nel settore giovanile del club romano, vestendo con grande orgoglio e spirito di appartenenza la maglia della prima squadra nelle varie categorie in cui è stato protagonista il Certosa nel corso delle ultime stagioni.

Dopo l’avvento della nuova proprietà e l’arrivo in panchina di mister Marco Russo, Colagrossi è stato l’unico confermato della vecchia guardia e la fiducia del tecnico e della dirigenza ha saputo sempre ripagarla con un’applicazione da applausi e, cosa di non trascurabile importanza, anche con qualche rete pesante.

Lo scorso anno, all’esordio in Eccellenza, ne ha segnate due, mentre adesso con un girone di ritorno ancora quasi tutto da vivere il suo bilancio personale è già a quota 3.

L’ultimo sigillo è assai fresco: è arrivato domenica scorsa nella sfida casalinga vinta ai danni dell’Audace e valsa al Certosa l’aggancio al Gaeta sul secondo gradino del podio del Girone B.

Una soddisfazione che va alimentata, ma contestualmente gestita con intelligenza.

Come fa lui, del resto.

Ai tempi del settore giovanile segnava valanghe di gol, memore anche degli insegnamenti di quello straordinario calciatore che fu Cristian Ranalli che, ai tempi in cui guidava la Juniores del Certosa, gli ricordava spesso che ad un attaccante non occorre toccare mille palloni in partita, perché alla fine gli bastano tre secondi per far gol.

A questa regola Matteo non si è mai sottratto: lottando, sgomitando, facendo a sportellate con gente anche più strutturata di lui il suo spazio in campo se lo è sempre guadagnato.

Dopo i primi anni nella cantera della Nuova Tor Tre Teste ed al netto di qualche rapido excursus con le maglie di Tor Sapienza e Casal Barriera, ormai da anni è un pilastro dei neroverdi.

“Mi sa che tra un po’ mi faranno pure un busto, come quelli del Gianicolo”, ride di gusto.

Ma la battuta, che già sottolinea il carattere aperto di un ragazzo benvoluto da tutti, conserva un fondo di verità: sono quelli come lui, sempre presenti e ricettivi alle esigenze del mister e dei compagni di squadra, che ti aiutano a centrare gli obiettivi.

 

Matteo, cosa rappresenta per te la maglia del Certosa?

“Tanto sacrificio e tanto cuore.

Ormai del nostro campo conosco ogni singolo centimetro.

Fin da quando ero piccolo il Certosa insegna ai suoi ragazzi che in campo bisogna metterci la giusta cattiveria agonistica per vincere.

Per noi il senso di appartenenza conta tantissimo.

Chi viene a giocare qui da noi sa che non facciamo sconti a nessuno in casa nostra…”.

Come ti descriveresti ad una persona che non ti ha mai visto giocare?

“Sono uno che in campo dà l’anima.

Se c’è da affrontare difensori più alti e più grossi di me, io non mi tiro indietro, perché a me piace lottare.

Forse è per questo che mi hanno ribattezzato il “Toro di Centocelle” (ride)…”.

Ogni anno sembri partire dietro nelle ipotetiche gerarchie, poi però il tuo spazio riesci sempre a ricavartelo…

“Il calcio mi ha insegnato a non mollare mai ed a considerare ogni seduta di allenamento come se fosse una partita.

Anche quest’anno in rosa ci sono grandi attaccanti e ad inizio stagione io facevo anche fatica ad essere convocato.

Poi però, lavorando con impegno, sono riuscito a ritagliarmi il mio spazio.

D’altronde, io credo che in una squadra forte come la nostra il termine “panchinaro” sia improprio”.

Domenica scorsa hai segnato la tua terza rete in campionato.

Ti sei posto un obiettivo a livello personale?

“No, l’unico reale obiettivo per me è la domenica.

Il chiodo fisso è vincere, perché una vittoria ti fa affrontare molto meglio i giorni successivi.

Se poi segno, io mi sento felice pure in mezzo al traffico (ride)…”.

Per quanto riguarda la società invece il traguardo stagionale è migliorare il sesto posto della passata stagione.

Si sta comodi sul secondo gradino del podio?

“Sappiamo di trovarci in una buona posizione, ma in questo momento ci siamo imposti di non guardarla la classifica.

Potrebbe sembrare una banalità, ma voglia semplicemente ragionare partita dopo partita.

Siamo in un girone complicato e le nostre avversarie sono molto forti.

Se commetti un passo falso, gli altri ti mangiano”.

Domenica andrete a Villalba, poi sarà la volta dello scontro diretto con il Gaeta…

“Un pensierino alla partita con il Gaeta lo stiamo già facendo, non posso negarlo, però prima dobbiamo concentrarci sulla partita di domenica.

Con il Villalba sarà dura, ma siamo pronti a dare tutto per vincere”.

Secondo te, a tre mesi dalla fine della regular season cosa deve mettere sul piatto il Certosa per conquistare i play-off?

“Dobbiamo dimostrare di avere più voglia di tutti per centrare un obiettivo che sarebbe strepitoso.

Ieri c’era tanta gente ad assistere alla finale di Coppa Italia ed a me mette i brividi il pensiero che, raggiungendo i play-off nazionali, l’attenzione di tutti venga catalizzata su di noi.

Sarebbe uno stimolo enorme vedere la tribuna gremita e tanta gente pronta a sostenerci”.