Il più banale dei gialli lo hanno scritto loro.
Il più scontato dei thriller lo hanno girato loro.
Quando è cominciata questa stagione, molti tra noi li avevano iscritti nella possibile terna delle vincitrici finali insieme al Colleferro ed al Gaeta.
Raffaele Minichino ricorda spesso un episodio.
Seconda giornata di campionato, incontro Sporting Real Pomezia Divino Amore-Lupa Castelli Romani (roba da “compra una vocale”), risultato finale: 1-1.
Paolo D’Este, all’epoca disoccupato di lusso e presente in via Varrone, scolpì nell’aere testuali parole: “La Lupa chiuderà con quindici punti di vantaggio sulla seconda”.
Sembrava un azzardo all’epoca, mentre solo adesso ci accorgiamo che il “Mostro” arrotondava per difetto.
La Lupa Castelli Romani non ha soltanto vinto un campionato, ha scritto una poesia che dal prossimo settembre tutti, nessuno escluso, dovremmo mandar giù e recitare come un mantra.
La Lupa ha dimostrato che “Si può fare“, come avrebbe detto Gene Wilder in una fortunata pellicola.
Il calcio, per come lo conosco io, poggia su elementi consolidati, imprescindibili, attorno ai quali ruotano quelli temporanei e quasi casuali, se mi è consentito l’uso di un termine di fatto improprio.
Prima ancora di allestire una rosa competitiva, occorre dedicarsi alla struttura di un club.
Da questo assunto, scontato ma per alcuni sconosciuto, comincia la formidabile affermazione della Lupa: dall’aver saputo annerire ogni casella, dall’aver saputo incastrare ogni figura al posto giusto.
L’organigramma della società di Virzi appare quasi un miracolo ai tempi della peste che sta dilaniando le carni del nostro calcio.
Leggetelo, studiatelo con la dovuta attenzione.
Vi troverete professionalità che vanno ben al di là di quelle che siamo soliti attribuire ad un campionato di Eccellenza laziale come lo conosciamo ai giorni nostri.
E’ un giardino fiorito al centro di una metropoli decadente.
Qualcuno si risentirà leggendo ciò che scrivo, ma altri saranno abbastanza autocritici dall’imparare la lezione frascatana per il futuro.
Gli elementi temporanei sono i giocatori.
Sono le figurine, come qualcuno li aveva ironicamente ribattezzati nel salace tentativo di sottodimensionare l’opera di chi aveva scelto di incollarle sul suo album.
Ebbene, quelle figurine hanno dimostrato di essere un gruppo di gente vera e con un solo obiettivo inchiodato alle meningi.
Basterebbe rileggere le dichiarazioni di questi ragazzi dall’inizio del campionato.
Se avessimo prestato tutti maggiore attenzione alle loro parole, forse ci saremmo risparmiati futili dubbi circa l’esito di questo torneo.
Si erano autoproclamati “Illegali” ed avevano ragione loro.
Non lo facevano per vanità, superbia o perchè dominati da un qualche pruriginoso impulso naif.
La Lupa ha dimostrato sul campo di essere anni luce superiore ad avversari pur generosi, pur qualificati, ma mai realmente appesi alla speranza.
Come loro nessuno mai, anche se ci sarà sempre chi, sorridendo con aria sufficiente, ti dirà che “Trent’anni fa il calcio era un’altra cosa” o chi sbattendo le palpebre ti ricorderà le vittorie di una squadra di un tempo pionieristico.
Da quando l’elite del nostro calcio regionale si chiama Eccellenza ed i motori di ricerca ti aiutano a restare incatenato all’orizzonte degli eventi, mai nessuno aveva chiuso i giochi con tale anticipo.
Tutto il resto è noia o equilibrismo dialettico su una fune che si spezza.
Sul trapezio restano loro che questo campionato lo hanno annichilito quasi con ironia.
Loro che hanno banalizzato quasi ogni partita, a tal punto che la domenica ti veniva quasi da leggere la classifica alla rovescia.
Cristo si è fermato a Tuscolo, appunto.
Altrove passerà, prima o poi e con i tempi che Egli riterrà più giusti.
Non ora però, perchè prima anche Lui vuole godersi lo spettacolo prima che squillino le sette bibliche trombe.
Quando una squadra centra il proprio obiettivo in anticipo rispetto ai tempi prefissati, il quesito che ci si pone è sempre il medesimo: riusciranno i nostri eroi ad onorare fino in fondo il campionato o finiranno consumati dalla loro stessa ormai superflua funzione?
La domanda ha sempre la sua efficacia, ma in questo caso appare quasi ingenua, per non dire lasca.
Per avere una risposta, andate a Frascati martedi quando riprenderanno gli allenamenti e fissate negli occhi Gagliarducci.
Scommetto che non avrete neppure il cuore di sillabarglielo il vostro dubbio.
Questo non è un instant team di vanagloriosi mercenari che non attendono altro che lo sciogliete le righe.
Questa gente ha ancora fame.
L’alloro che da ieri cinge le loro tempie non è ancora abbastanza.
Di aver sotterrato un campionato con 540′ di anticipo se ne fregano con un sorriso da squali.
Chiedetelo ai vari Mancini, Paolacci, Colantoni Fanasca e Gamboni se snobberanno la gara di Colleferro.
Uomo avvisato: rischiate un pestaggio.
Domandate a Pippi se è pago dei suoi ventidue centri.
E’ plausibile che poi dovrete correre a comprare un dizionario portoghese per capire in quale isola del Pacifico vi ha spedito, utilizzando lo slang del Rio Grande do Sul.
Allo stato dell’arte, la Lupa Castelli Romani ha conquistato ventotto risultati utili consecutivi, senza mai perdere.
Le sue vittorie consecutive sono sette ed il pari interno alla quarta giornata di ritorno ha interrotto una serie di vittorie che altrimenti sarebbe stata di diciannove di fila.
Galeotto fu il rigore di Martellacci.
Nulla da fare per il record di successi in fila, di cui potrà continuare con orgoglio a fregiarsi il Palestrina di Claudio Solimina.
Apertissimo, invece, il discorso inerente quello legato ai punti conquistati nell’arco della stagione.
Prestando fede alla media mantenuta fin qui ed ipotizzando che nelle rimanenti sei sortite spunti un segno X, la Lupa dovrebbe concludere le proprie fatiche a quota 92 punti.
Ben al di sopra degli 84 del Ferentino che detiene il primato in categoria da tempo immemore.
E’ quello il record al quale puntano gli “Allupati“.
Vincere un campionato è da tutti, fissare nel tempo il proprio volto e le proprie gesta compete invece a pochi.
Gli avversari che si troveranno di fronte la formazione di Gagliarducci di qui all’undici maggio avranno la possibilità di spezzare la loro catena magica, la malasorte di testare la loro irrisolta bulimia, ma anche il privilegio di stringere mani che una storia di calcio dilettante l’hanno già scritta.
Siate però consci che adesso questa gente vuole abbandonare l’attuale, la cronaca nuda e pura, e lasciarsi cullare da onde che la trasportino al di là del tempo e dello spazio.
Fino all’undici maggio avremo a che fare con qualcosa di diverso, di profondo, di speciale.
Cerchiamo di esserne tutti un po’ più degni e, soprattutto, rispettosi.