A cura di Francesco Mancini
Uno dei temi maggiormente affrontati nel dibattito calcistico italiano, non solo dilettantistico, ruota sicuramente intorno alla figura del direttore sportivo.
Un ruolo di sicuro rilievo e responsabilità, anche semplicemente con tutte le difficoltà che comporta nel cucire i rapporti tra le dinamiche organizzative ed economiche della società e quelle strettamente tecniche e di campo.
In tensione continua tra il doversi muovere intorno a una teorica progettualità di base, stabilita nel perseguimento di un obiettivo e la difficoltà di doverla realizzare con la giusta scelta dei giocatori, il cui ambientamento in squadra, come sappiamo, dipende da diversi fattori.
Di un argomento così fertile, più volte centrale con i tanti ospiti che si sono succeduti nella “Domenica Sportiva del Dilettante”, ne abbiamo parlato con uno dei direttori sportivi più bravi della nostra regione, Emiliano Donninelli.
In un calcio come il nostro, troppo spesso ancorato nell’unico fine del risultato: in questo caso, i traguardi raggiunti parlano per lui, con la favola Monterosi, condotta dall’Eccellenza alla Serie C nel giro di pochi anni.
Ovviamente, con un conoscitore dello sport da noi più amato come lui, ci siamo soffermati su tante tematiche attuali e, in particolare, sul collocamento delle compagini laziali in Serie D, che certamente, nella stagione sportiva appena passata, non hanno, salvo poche eccezioni, portato risultati particolarmente positivi.
Buongiorno direttore, inizierei parlando del compito del direttore sportivo. Che ruolo ha in una società che dovrebbe essere correttamente gestita?
“Soffermandoci in particolare sul panorama dilettantistico, vedo tanta confusione. A mio giudizio, il direttore sportivo dovrebbe essere fondamentale per i suoi compiti in società. In una corretta programmazione nella gestione di un club, deve essere centrale per direzionare il progetto con delle linee guida ben precise.
Mi è capitato addirittura di sentire di presidenti che reputano il direttore sportivo non essenziale in una società. Cosa, a mio giudizio, davvero assurda.
Non a caso, anche nelle società professionistiche, quando in società cambia il direttore sportivo, spesso cambia la gestione generale del club in tutti i sensi.
Ciò si riflette anche nel compito di scegliere i giocatori, che spesso, prima di ogni cosa, sposano il progetto e ciò che un club dovrebbe rispettare.
Ecco, partendo da ciò, mi ricollegherei agli ultimi sviluppi del calcio dilettantistico, specialmente con le tante squadre della nostra regione.
“Quest’anno, i risultati in Serie D sono stati lo specchio dell’organizzazione che ha il calcio nella nostra regione. Quattro società retrocesse e altre tre che hanno rischiato fino all’ultimo momento.
Non posso pensare che improvvisamente, direttori, allenatori o giocatori siano diventati scarsi, ma manca la presenza di un modello societario ben definito.
Anche in vista del prossimo anno, non sono molto fiducioso, anche se spero di sbagliarmi. “
Quindi, dopo aver fatto questa panoramica, quale potrebbe essere la sua prossima sfida? Cosa si porta invece dell’ultima breve parentesi al Roma City?
“Sono stato contattato da diverse società, ma non voglio compiere lo stesso errore dell’anno scorso. La programmazione, in tutti i suoi aspetti, è fondamentale e bisogna essere chiari sin dall’inizio.
In generale, penso che ogni esperienza porta comunque sempre a una crescita e formazione. Tuttavia, il risultato dello scorso anno è stato la conseguenza dello scenario che ti ho appena descritto.
I risultati spesso sono lo specchio dell’assenza di organizzazione delle idee, in funzione degli obiettivi che si intendono raggiungere. Non basta soltanto la disponibilità economica, ma bisogna poi pensare a come indirizzarla nel migliore dei modi.”
Quindi, nel calcio laziale, non ci può essere un nuovo Monterosi?
“A Monterosi, ho fatto le mie battaglie, però abbiamo sempre remato nella stessa direzione.
Una volta stabilito il progetto, lo abbiamo sposato e perseguito fino all’ultimo e al prestigio della Serie C.
Forse, per vedere qualcosa di buono devo andare verso l’Adriatico e quindi ti dico la Sambenedettese.
Nel Lazio, c’è comunque l’Ostiamare, che mi sembra stia cercando di fare qualcosa di diverso e sta provando ad uscire dagli schemi costantemente ripetuti nella nostra regione. “
Perchè noti questa pochezza? Eppure, il serbatoio sarebbe buono, con il famoso bacino romano da cui attingere costantemente?
“Si, a livello giovanile, siamo sempre competitivi e infatti andiamo a giocarci le finali ogni anno.
Poi, però, la maggior parte dei giovani vanno altrove, magari scegliendo di cambiare regione. Almeno quelli che non hanno la fortuna di andare alla Roma, alla Lazio o al Frosinone.
Anche il Latina sta lavorando bene negli ultimi anni, specialmente sui giovani e i risultati si stanno vedendo.”
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Se ti parlo di Andrea Costantini, tu cosa mi rispondi?
“E’come il vino, più invecchia, più migliora.
Apparte gli scherzi, è un ragazzo eccezionale e prima che in campo, ha un ruolo pesantissimo nello spogliatoio. Non a caso, abbiamo raggiunto grandi successi al Monterosi ed è stato con noi per tanti anni.
Naturalmente, l’età passa per tutti, ma in Eccellenza fa ancora la differenza e potrà farla anche al Pomezia quest’anno.”