Continua il nostro “viaggio” alla scoperta dei Top Player del Beppe Viola, questa volta conosciamo da vicino: Emanuele Testardi
Ventotto Febbraio 2010 stadio Tardini di Parma, siamo al minuto 62 di Parma – Sampdoria il quarto uomo annuncia la sostituzione e per Emanuele Testardi, ragazzo romano del quartiere Alessandrino, si spalancano le porte della massima serie. Finalmente il sogno che ogni calciatore culla sin da bambino ovvero: esordire in Serie A si avvera. Sembrano lontanissimi i giorni in cui il giovane attaccante della Sampdoria, appena quindicenne, si apprestava a giocare la finalissima del Beppe Viola tra la Libertas Centocelle, la sua squadra, ed il San Lorenzo. Una finale sfortunata per i bianconeri di Centocelle che vedranno alzare il trofeo dalla squadra avversaria. Ma il destino, per Emanuele, da quel momento, sembra cambiare ogni programma.
Emanuele che ricordo hai di quel Beppe Viola. Siete stati la squadra rivelazione del Torneo. Putroppo, però, la finale si è chiusa in maniera amara con la sconfitta per mano del San Lorenzo.
Sono passati molti anni da quel Torneo. Lo ricordo con molto piacere, nonostante perdemmo la finale con il San Lorenzo. Sia per me che per i miei compagni è stata un’ esperienza positiva. Ricordo che il Beppe Viola era un torneo importantissimo e, soprattutto, la prima vera vetrina per noi ragazzi. Per questo motivo non posso che parlarne molto bene.
Nonostante il secondo posto sei stato convocato da Mister Benito Manzi per la Top 11, la nazionale del Beppe Viola.
Si, appena finita la finale, venni convocato da mister Manzi per la Top 11. Per me è stata una grandissima soddisfazione. Con la Top 11 ho partecipato al torneo di Santa Marinella contro squadre professionistiche come: Roma, Lazio, Cisco Roma etc. Per me, poi, fu un’altra bellissima esperienza perché in panchina ritrovai mister Manzi che già conoscevo perché mi allenava nei Pulcini dell’Alessandrino. Di lui conservo un ottimo ricordo anche perché, quando torno a Roma, spesso ci vediamo perché abitiamo nello stesso quartiere.
Dal Beppe Viola, ai professionisti il passo é stato breve. Subito dopo il Torneo, infatti, sei stato ceduto dalla Libertas Centocelle al Pescara…
Si. Subito dopo il Torneo iniziò la trattativa che mi portò a Pescara dove feci tutta la trafila nelle giovanili della squadra abruzzese fino alla prima squadra. Pescara è stata un’esperienza bellissima. Dell’esperienza a Pescara ricordo, in particolare, l’esordio in Prima squadra a Crotone con mister Galderisi. Per me, oltre che un grande mister, è una grande persona siamo rimasti ancora in contatto e con lui ho un rapporto di profonda stima.
Da Pescara, il trasferimento alla Sampdoria, alla corte di Marotta e Paratici. Se ti dico questa data: 28 febbraio 2010. Cosa ti viene in mente?
(ride ndr). L’esordio in Serie A. La gara era Parma – Sampdoria al Tardini. Ricordo che all’inizio mi tremevano le gambe. E’ stata una sensazione stranissima. Per me si avverava il sogno di una vita, quello che cominci a coltivare nel momento in cui entri, per la prima volta, in un campo di calcio. Fu una grande emozione che duro pochi minuti perché, poi, mi isolai completamente e cominciai a giocare senza pensarci.
Dall’esordio in Serie A arriva anche la chiamata di Rocca per la Nazionale Under 20…
Si è vero. Quell’anno venni chiamato da mister Rocca per diversi stage della Nazionale ed esordii in maglia azzurra contro la Svizzera.
Emanuele sappiamo che sei tifosissimo della Lazio. Un’altra data memorabile. 25 Aprile 2010.
Qua sicuramente qualche “nemico” me lo faccio. (ride ndr) Quella data mi ricorda un certo Roma – Sampdoria con goal di Pazzini. Li è stata un’emozione doppia. Primo perché sono riuscito a calcare il prato dell’Olimpico e per me che sono di Roma puoi ben capire che emozione sia stata. Secondo perché, grazie a questa vittoria, la Roma non ha vinto lo scudetto e, per me che sono laziale, significa molto. Comunque, a parte gli scherzi, è stato stupendo. La cornice di pubblico dell’Olimpico credo che non ci sia in nessun altro stadio d’Italia. Quel giorno, ogni volta che toccavi palla, si sentiva un boato da parte dei tifosi.
Ad un certo punto, però, i momenti belli sembrano svanire. Arriva il passaggio a vuoto di Gubbio, il mancato trasferimento a Foligno e il ritorno alla Sampdoria del dopo Del Neri, culminato con la retrocessione dei liguri.
E si quello non è stato certo il periodo più esaltante della mia carriera. E’ stato un periodo brutto, pieno di situazioni che definirei abbastanza strane, specialmente quando ci fu la trattativa per il passaggio al Foligno. A Gubbio pensavo che la stagione potesse andare diversamente visto che avevo avuto un esordio molto buono poi, invece, venni accantonato senza motivo. Anche quando tornai a Genova non ritrovai l’ambiente dell’anno prima. Infatti, alla fine dell’anno, quella squadra, retrocesse in Serie B.
Poi l’esperienza a Pergocrema e quella di quest’anno al Sud Tirol. Due tappe fondamentali per la tua carriera…
Si. Sia quella al Pergocrema, sia quella di quest’anno al Sud Tirol, sono due esperienze positivissime. In entrambe le squadre ho trovato un ambiente sereno in cui mi posso esprimere al meglio delle mie possibilità per cercare di tornare ai massimi livelli. Soprattutto quest’anno ho trovato dei ragazzi straordinari, un gruppo davvero eccezionale. Mi hanno fatto sentire subito a mio agio.
Quest’anno avevi cominciato in Serie B al Virtus Lanciano. Cosa è successo poi?
Anche qui, non me lo so spiegare. Ho iniziato la stagione in B molto bene andando anche a segno. Devo dire che la Serie A e la Serie B sono due campionati completamente differenti. La Serie B è un campionato durissimo dal punto di vista agonistico. Come ho detto prima, ho iniziato molto bene, poi mi sono ritrovato addirittura fuori rosa. Per questo motivo ho deciso di andare in prestito al Sud Tirol.
Tu sei uno dei pochi che, dal settore giovanile dilettantistico, sei arrivato in Serie A. Che consiglio puoi dare ai giovani che prenderanno parte al Beppe Viola.
Io mi sento di dire che se potessi tornare indietro rifarei tutto quello che ho fatto, compresi gli sbagli. Credo che sbagliare faccia parte della gioventù. L’importante è saper imparare dai propri sbagli per cercare di crescere e questo l’ho sperimentato sulla mia pelle. Ai ragazzi consiglio una sola cosa: l’impegno. Solo impegnandosi al massimo e facendo tanti sacrifici è possibile arrivare a qualcosa. E prendere tutto con serenità accettando le scelte dei tecnici. Bisogna capire che, nel calcio, come nella vita nessuno ti regala nulla. Un giorno sei titolare osannato e il giorno dopo diventi l’ultima delle riserve. Bisogna sapere accettare questo e cercare di lavorare sempre al massimo.
Emanule grazie per la disponibilità. Per chiudere vuoi salutare qualcuno in particolare?
Si, vorrei salutare Giuseppe Zazzara. E’ il mister che mi ha lanciato e dal quale ho imparato tanto. Abbiamo mantenuto un rapporto che va oltre il calcio. Per me “Peppe” è come un fratello maggiore. Nei momenti difficili mi è stato sempre vicino. Per questo vorrei ringraziarlo.
di Enrico Pagliaroli