Nuovo appuntamento con le stelle del Beppe Viola, dopo Falzerano, Vita, Testardi è la volta di Federico Masi altro “prodotto” del vivaio dilettantistico laziale.
Dicono che il Beppe Viola sia la Champions League del settore giovanile, la prima manifestazione di un certo rilievo per un giovane calciatore. Tra i tanti che hanno preso parte a questo torneo, uno in particolare, Federico Masi, la vera Champions ha avuto la fortuna di giocarla davvero. Era il 10 dicembre del 2008: il quarto uomo si alza e la lavagnetta luminosa indica che sta per uscire l’idolo di Firenze, Riccardo Montolivo, al suo posto, un ragazzino di Frascati, più volte nazionale giovanile, di cui si dice un gran bene. Inizia così la storia di Federico Masi nel calcio professionistico. La storia di un ragazzo a cui il calcio ha dato e darà tanto, ma che ha anche tolto parecchio con un brutto infortunio che lo ha tenuto fermo proprio quando gli si stavano spalancando le porte della Serie A. Un ragazzo intelligente come se ne trovano pochi e che, sicuramente, riguadagnerà in fretta tutto il tempo perso.
Federico, sono passati diversi anni dal Beppe Viola. Cosa ti ricordi del Torneo?
Mi ricordo che è un torneo importantissimo. Una manifestazione che vede la partecipazione delle migliori società dilettantistiche e professionistiche della nostra regione. Poi, specialmente per noi ragazzi, è il primo appuntamento di un certo rilievo a livello calcistico. Se non sbaglio noi passammo il girone e poi uscimmo subito ai quarti. Nonostante questo rimane il ricordo di un Torneo bello e molto importante.
Dal Beppe Viola, con la maglia dell’Atletico 2000, sei passato alla Fiorentina. Come sono stati gli anni delle giovanili viola?
Sono stati anni molto belli. E’ stata un’ esperienza importante sia dal punto di vista calcistico, sia dal punto di vista formativo. Per me, che venivo da una realtà dilettantistica e da fuori regione, è stata un’ esperienza che ogni giorno mi dava nuovi stimoli. E’ stato molto bello fare tutta la trafila dagli allievi, passando per la Primavera ed arrivare alla Prima Squadra.
Appunto. La Prima squadra. Raccontaci quel 10 dicembre 2010. Il giorno del tuo esordio con la maglia numero 44 in Champions League.
(ride ndr) E’ una bella data da ricordare. Ricordo che mister Prandelli prima della partita mi chiese se ero tranquillo e io risposi di si e che ero felicissimo di giocare. E’ stata una grande emozione esordire, con la maglia della Fiorentina, in Champions. Un emozione che ricorderò per tutta la vita e che, un giorno, spero di riuscire a bissare. Poi di mister Prandelli ho un ottimo ricordo. E’ un mister che parla poco ma che si fa comunque voler bene.
L’esperienza con la Fiorentina ti apre anche le porte della Nazionale con Tornei importanti come: Il Quattro Nazioni e l’Europeo Under 17…
Anche indossare la maglia della Nazionale è qualcosa che non si può descrivere, si deve provare. In quel momento, sentire i brividi che ti da ascoltare l’inno, è qualcosa di unico. In più quando giochi per la Nazionale, giochi per il tuo paese ed è una cosa che ti rende orgoglioso.
Sembra tutto rosa e fiori e invece il destino è dietro l’angolo. In un Torneo in Canada, con la prima squadra, sei vittima di un grave infortunio…
In quel torneo mi sono rotto il crociato anteriore. E’ stata un’esperienza bruttissima. Però dall’altra parte ho saputo reagire nel migliore dei modi e dopo 3 mesi il Professor Mariani mi ha dato il permesso di tornare ad allenarmi e dopo appena 5 mesi sono tornato di nuovo in campo, concludendo la stagione con la vittoria della Coppa Italia all’Olimpico contro la Roma.
Dalla Fiorentina sei stato ceduto al Bari in Serie B. Come è stato l’impatto, per un giovane, con una piazza importante come quella pugliese?
Quando andai a Bari era appena sceso dalla Serie A. Bari è una piazza molto esigente e molto importante, specialmente per un giovane. Ricordo che esordii nella prima partita di campionato contro il Varese e giocai tutta la partita. Per me è stata un’esperienza molto gratificante, visto che la Serie B è un campionato difficilissimo.
Quest’anno il passaggio, in prestito, a Venezia. Come sta andando la tue esperienza con i veneti?
Venezia è una piazza che, con la Seconda Divisione, ha poco a che fare. La società è molto organizzata e non ha nulla da invidiare a società di serie superiori. Siamo partiti un pochino a rallentatore, ma adesso la squadra si è amalgamata e stiamo facendo abbastanza bene. Con mister Sottili il rapporto è molto buono. E’ un mister molto preparato. Per noi difensori è un vantaggio perché ci può insegnare molto, specie a noi giovani, ma anche per gli altri ruoli ha una grande preparazione. Devo dire che ti fa divertire ma, allo stesso tempo, riesce a mantenere alta la concentrazione in ogni momento.
Federico, te che hai ascoltato sia l’inno della Champions al Beppe Viola, sia quello vero di una partita di Champions League, che consigli puoi dare ai ragazzi che si apprestano a scendere in campo per la XXX edizione di questo Torneo?
Un consiglio che posso dare è che nella vita non esiste solamente il calcio. Bisogna dedicarsi a questo sport sapendo che è un divertimento, anche se, per praticarlo, bisogna fare tanti sacrifici e lavorare duramente. Per il resto bisogna anche continuare a studiare perché un fallimento nel calcio non significa un fallimento nella vita, anzi. Per quanto riguarda la mia carriera spero di poter tornare, un giorno, ad ascoltare da protagonista l’inno della Champions League.
di Enrico Pagliaroli