Il Fonte Meravigliosa del futuro: l’intervista al nuovo direttore etico Gianni Maenza

Il Fonte Meravigliosa del futuro: l’intervista al nuovo direttore etico Gianni Maenza

In una Roma che, calcisticamente parlando, è sempre stata un importante bacino d’utenza, tante società stanno emergendo negli ultimi anni. Tra queste, spicca sicuramente per brillantezza e progettualità, il Fonte Meravigliosa della famiglia Neri.

I gialloblù sono ormai un polo di riferimento per scuola calcio e settore giovanile, con l’obiettivo sempre primario di far crescere tutti i ragazzi e portarli, magari, anche nel professionismo. In una società così all’avanguardia, non ci stupiamo di certo per l’introduzione di una nuova figura, ancora non presente in tutte le società professionistiche, ovvero quella del direttore etico.

La persona che ricoprirà l’incarico al Fonte Meravigliosa sarà Gianni Maenza, dirigente qualificato e ormai legato da moltissimi anni alla società capitolina, nella quale hanno giocato entrambi i figli.

Andiamo a scoprire qualcosa in più su questa nuova figura, direttamente con l’interessato:

Buongiorno direttore, ci parli meglio del nuovo incarico come direttore etico. Quali saranno le sue funzioni?

Mi occuperò di tutti i rapporti in società, tra dirigenti, tesserati, staff tecnico e genitori. Parliamo di una figura nuova, non presente nemmeno in tutte le società professionistiche.

L’obiettivo principale è quello di rinforzare le dinamiche educative, sociali e il rapporto con i ragazzi. Nasciamo come una società di quartiere, dove lo sport deve essere accoglienza e educazione.

Abbiamo già preparato un vademecum generale, che poi declineremo più nel dettaglio”

Come mai è stato scelto per ricoprire questo incarico?

“Ho fatto numerosi corsi come dirigente in scuola calcio e per l’attività di base. Bisogna essere qualificati ed esperti per riuscire a trasmettere con correttezza gli aspetti educativi e sportivi.

Sono in questa società da vent’anni e uno dei miei figli ha giocato con il vicepresidente, Riccardo Neri e con Giorgio Neri. Vi è un discorso fiduciario e di profondo legame che mi unisce a questa società.”

Quali sono i principali valori da trasmettere a tutte le componenti che ruotano intorno a una società?

E’importante trasmettere un’impronta di efficienza tra dirigenti e staff tecnico. Parliamo di persone altamente qualificate e titolate, che offrono un servizio educativo e sportivo di alta qualità.

Bisogna agire con la giusta metodologia, allontanando tutte le ingerenze ossessive e problematiche. Non bisogna perdere di vista il principale obiettivo, che è quello di far crescere i ragazzi.

Quando varcano la soglia del nostro centro sportivo devono essere lasciati alla nostra gestione perchè l’interesse della società è soltanto quella della cura e dello sviluppo del ragazzo.

C’è anche l’annoso problema dei tanti procuratori, spesso non qualificati, che ruotano intorno al calcio giovanile: statisticamente, solo un ragazzo su trentamila diventa professionista e non bisogna credere ad alcuni messaggi sbagliati…”

Un’attenzione così importante per il ragazzo si riflette anche sul miglioramento del risultato sportivo e della prestazione individuale?

“In questi anni ci sono stati miglioramenti evidenti. Abbiamo una giovane squadra in Promozione e un Under 19 Elite che sta facendo benissimo. L’Under 18 regionale, l’Under 17 e 16 Elite e la 15 e 14 che fanno i regionali. Una preagonistica, con moltissimi iscritti.

La famiglia Neri ha fatto un lavoro meticoloso, con Riccardo che ci mette sempre grande professionalità, anche se adesso, essendo molto giovane, ha deciso di seguire il suo percorso formativo in un’altra società dilettantistica di altissimo livello.

La componente societaria è forte e ben amalgamata, ognuno sa quale è il suo compito specifico e l’obiettivo da ottenere.

Lungimiranza e correttezza nei rapporti, non è vero?

“Assolutamente, cerchiamo di essere seri e molto concreti. Inoltre, abbiamo un centro sportivo di proprietà, con palestre e strutture all’avanguardia. Avere strutture curate è fondamentale per poter garantire che l’attività avvenga nel migliore dei modi.

L’importante è che tutti abbiano dei referenti e sappiano con chi parlare, perchè il dialogo è fondamentale.”

Come detto, non tutti i ragazzi diventeranno professionisti e forse questo è il messaggio più difficile da far passare ad un ragazzo che sogna di diventare un calciatore?

Assolutamente, il passaggio all’agonistica è sempre complesso. Dobbiamo sempre pensare che l’obiettivo è quello che vengano mantenute un certo tipo di caratteristiche o categorie da disputare.

Con l’agonistica si introduce la componente competitiva ed è giusto introdurre i ragazzi nel migliore dei modi. Nessuno, tuttavia, viene messo ai margini perchè crediamo che ogni ragazzo abbia un percorso da seguire.

Tra i 13 e i 16 anni ci sono tanti cambiamenti fisici e psicologici, alcuni sbocciano prima e altri dopo. Noi cerchiamo sempre di dare grande prevalenza alla componente tecnica, che resta fondamentale per il gioco del calcio.

Offriamo la possibilità di confrontarsi con tornei e competizioni importanti. Il nostro percorso finisce con la Prima Squadra, che ha moltissimi ragazzi cresciuti nel settore giovanile. Proprio domenica scorsa, il classe 08′ Giorgio Liberati ha segnato il gol decisivo nella vittoria contro l’Urbetevere e recentemente era stato premiato con una targa per i dieci anni di permanenza nella nostra società.

Quindi, quale può essere l’obiettivo a lungo termine di una società così organizzata?

“L’efficienza organizzativa è alla base per costruire una società moderna. Dobbiamo continuare a valorizzare le nostre risorse umane e guardare sempre il calcio a 360 gradi.

Mi piace dire che siamo una realtà di quartiere che prova ad introdurre strumenti del professionismo.”