A cura di Simone Capone
La prima volta non si scorda mai.
Il La Selcetta, domenica scorsa, ha fatto il suo esordio casalingo in Elite, raccogliendo un punto amaro contro la Libertas Centocelle.
L’atmosfera, l’emozione ed il tanto pubblico accorso, però, vanno oltre qualsiasi risultato, soprattutto per una società nata da appena cinque anni.
Il tecnico del gruppo 2002 Marco Pellegrini è intervenuto ai nostri microfoni per descriverci questo caleidoscopio di emozioni.
Buongiorno mister e complimenti per il primo punto conquistato in Elite.
A dir la verità, potevano essere tre punti…
“Si, ci teniamo stretto il punto anche se potevamo fare bottino pieno, il loro portiere è stato straordinario in più di un’occasione e ci ha letteralmente sbarrato la porta.
Abbiamo giocato come sappiamo, provando a costruire gioco senza buttare via il pallone, è mancato solo il gol.
Detto ciò, sono soddisfatto della prova dei miei ragazzi così come sono soddisfatto, forse ancor di più, per la prova sfoggiata contro l’Accademia Calcio Roma: se fossimo usciti da Settebagni con un punto non avremmo rubato nulla“.
Domenica avete fatto il vostro debutto in casa.
Che atmosfera hai trovato allo SportCity?
” E’ stata una sensazione bellissima per una società nata da poco come la nostra, il pubblico ha risposto alla grande così come i ragazzi della scuola calcio.
E’ stata un’emozione fortissima, una testimonianza che il lavoro, paga“.
Come è stato l’approccio dei ragazzi al campionato d’Elite?
“Un ottimo approccio, molti di loro vengono da un campionato provinciale e quindi non è facile misurarsi con realtà del calibro di Vigor Perconti, Tor Tre Teste ed Urbetevere, per citarne alcune. Queste società, ad esempio, hanno degli impianti bellissimi, delle tribune molto grandi e potremmo pagare questo scotto.
Il consiglio che ho dato ai miei ragazzi è quello di giocare con la testa sgombra senza farsi sovrastare dall’emozione, con questo atteggiamento potremo giocarcela a viso aperto con tutti, a prescindere dal risultato che ne verrà fuori“.
A proposito di impianto, avete in agenda qualche lavoro di miglioria per il vostro?
“Vorremmo tanto, abbiamo discusso questa tematica ma siamo ancora in fase preliminare.
Ad oggi avere un campo in terra è uno svantaggio, cercheremo di fare il massimo per ottenere un sintetico“.
Cosa è cambiato a livello mediatico dal vostro arrivo in Elite?
“Abbiamo più considerazione da parte dei media locali e per noi è una bella soddisfazione, è un segnale che stiamo lavorando e crescendo nel modo giusto.
Piano piano ci stanno conoscendo tutti, sapranno chi siamo quando dovranno affrontarci“.
Tornando al campionato, l’obiettivo della tua squadra è la salvezza.
Nel girone B ci sono diverse corazzate, pensi che sarà più dura del previsto mantenere la categoria?
“Sicuramente il girone B ha qualcosa in più dell’A ma a noi, in quanto neo-promossi e matricola assoluta di questa categoria, non importa.
L’importante sarà gestire le emozioni quando affronteremo squadre più blasonate della nostra, i ragazzi devono viverla come una carica, non come una pressione o come un timore“.
Mister, chiudiamo con una considerazione riguardo le diverse categorie del nostro settore giovanile: nella tua esperienza da allenatore hai avuto la possibilità di misurarti prima nei provinciali, poi con i regionali ed ora con l’Elite.
Quali differenze intercorrono tra queste categorie?
“Ti dico subito che la differenza tra un Provinciale ed un Elite è devastante, lo stress del risultato incide spesso e volentieri sul lavoro e sulla programmazione di una società.
Nei provinciali è importante prendere coscienza del campionato che si sta disputando e noi ci siamo calati perfettamente in quella realtà riuscendo nel salto di categoria; nei regionali, invece, siamo stati bravi a trovare il giusto equilibrio sin da subito e riuscire a conquistare l’Elite“.