A cura di Edoardo D’Angelo
Perché fondamentalmente nella vita ci sono ruoli dove distaccarsi è difficile. Delle volte difficilissimo. Altre addirittura impossibile. Ed oggi abbiamo la dimostrazione lampante di queste parole. Perché se nel calcio esistono i calciatori, nella vita esistono i portieri. La diversità che accomuna questi eroi solitari che già nei loro primi passi di questo meraviglioso sport, hanno deciso di essere diversi. Diversa la divisa, diversa la modalità di approcciare le partite, diversa la modalità di vivere le partite, e perché no, anche di giocare e di pensare il calcio in maniera diversa. Insomma si possono appendere i guanti al chiodo, ma questo ruolo ti rimarrà dentro per sempre. Come a Marco Apruzzese, uno dei portieri più forti che ci sono stati nel panorama laziale. Per lui parla il curriculum: Savio e Almas nel settore giovanile e tantissime avventure nelle prime squadre; da Cassino fino ad arrivare all’Aquila, passando per Civitavecchia e per Melfi. Genzano, Frascati, Velletri e come ultima avventura La Rustica. Tante piazze, tante avventure, ognuna con una propria peculiarità. E poi c’è il grande amore: il Trastevere. Una società che ha legato per sempre Apruzzese al calcio giocato e non solo. Oggi ritorna a far parte della famiglia amaranto con una mansione molto delicata e carica di responsabilità.
Dicevamo che il portiere è un ruolo che una volta scelto, sarà sempre in te, infatti, mister Apruzzese sarà il Responsabile dell’area portieri sia della prima squadra, che del settore giovanile.
Il campo per Marco ha parlato tante volte, quindi è giusto anche che adesso parli lui:
Marco dopo un anno sei già tornato a casa.
” Si sono tornato a casa. Trastevere è sempre stata casa mia. Ho aperto una bellissima parentesi alla Nuova Tor Tre Teste che mi ha fatto crescere su tanti aspetti, con il coronamento di un titolo nazionale con la categoria Under 15. E’ una società che ringrazierò a vita, soprattutto per i momenti indelebili che ho vissuto, con tante persone e molti ragazzi validi. Ringrazio tutta l’area portieri, composta da innumerevoli preparatori veramente in gamba “.
Cosa ti ha spinto a tornare a Trastevere?
” Mi ha chiamato il Direttore Generale Betturri, con il quale ho un rapporto che va oltre il rettangolo verde. Non ho potuto rifiutare, soprattutto per il progetto che si potrebbe sviluppare da qui nei prossimi anni. Ci sarà una collaborazione continua sia con il settore giovanile che con la prima squadra, con la speranza che si possa creare un’alchimia vincente “.
Un ruolo di responsabilità enorme. Come lo gestirai?
” Ci saranno ruoli ben delineati. La mia mano sarà presente sia sulla Serie D che sul settore giovanile, ma al tempo stesso, lascerò molto spazio ad ogni preparatore al fine di migliorare sempre di più i portieri di una determinata categoria. Con me ci sarà Alessandro Bimonte, anche lui ex Nuova Tor Tre Teste “.
Qual è il tuo prototipo di portiere?
” Al giorno d’oggi essere e creare un portiere moderno è fondamentale. Si ricerca, anche in maniera ossessiva, l’estremo difensore che sappia giocare bene con i piedi. L’attività podalica è importante, ma non basta. Diciamo che occupa il 20% di un portiere completo. La differenza, per quanto mi riguarda, lo fa l’aspetto tecnico “.
Le varie scuole che si stanno creando?
” Prima ero molto di più incentrato sulla tecnica di base. Ovvero se una chiusura bassa scolasticamente andava fatta in una determinata maniera, ero convinto che quella era la maniera giusta. Adesso ti dico che la tecnica la ricerco ancora, ma mi baso di più sull’efficacia del gesto tecnico. Per esempio: se un mio portiere riesce a salvare il risultato con la chiusura a croce sono contento perché è stato efficace e ha salvato il risultato, quindi ha fatto il suo dovere. E’ un discorso delicato perché bisogna contestualizzare la categoria, poiché con i più piccoli credo che bisogni insegnare, mentre con i più grandi c’è più libertà di spaziare “.
Credi nel talento naturale?
” Si certo. Ci sono ragazzi che sono portati per questo ruolo “.
Devi essere un po’ pazzo per scegliere questa vita…
” … Già che tu esulti quando gli avversari si disperano per aver salvato un gol, significa che qualche rotella fuori posto ce l’hai. Poi è soggettiva come cosa, perché il campo ti trasforma. Io nella vita sono una persona molto tranquilla, mentre in campo ero esattamente l’opposto “.
Hai qualche maestro?
“ Ce n’è uno in particolare che è mister Morgan Croce che per me è un’ispirazione a 360° “.
Da calciatore ti ispiravi a qualcuno in particolare?
” Essendo un grande tifoso della Roma mi ispiravo a Giovanni Cervone. Lo imitavo in tutto, persino sulla capigliatura. E’ stata una grande emozione incontrarlo e scambiarci due parole “.
Come vivi il pre partita?
” Con i grandi sto un po’ più sereno, ma con il settore giovanile sono molto più concentrato. Mi sale tanta adrenalina. Lascio solo immaginare come ho vissuto la finale Nazionale qualche settimana fa “.
Per concludere mister. Meglio essere portiere o preparatore?
” L’emozione che ti da il campo è impagabile. Diciamo che da preparatore dei portieri hai una visione differente, e una diversa modalità di vivere i 90′ e molto spesso, l’adrenalina che ti assale è riconducibile maggiormente alla seconda mansione “.