L’approfondimento: “Tifoserie in calo ed incidenti. Il calcio ad un punto di non ritorno”

L’approfondimento: “Tifoserie in calo ed incidenti. Il calcio ad un punto di non ritorno”


A cura di Mario Gaetano

C’è qualcosa che non va nel calcio. I tifosi stanno abbandonando il gioco più bello del mondo. Non lasciatevi trarre in inganno dai numeri della Roma o da quelli delle altre tifoserie importanti di serie A (Milan, Inter, Juve, Napoli…), i dati del pubblico, nelle altre categorie che non riguardano le big della massima serie, sono imbarazzanti. A complicare questa disaffezione dei tifosi ci si mettono anche delle decisioni prefettizie francamente opinabili.

Non conosciamo, ad esempio, quanti sostenitori potessero prendere aerei o traghetti per arrivare da Sassari a Rimini, la Prefettura della città romagnola ha vietato la trasferta ai simpatizzanti rossoblù in programma domenica prossima. E questi esempi, puntualmente, accadono ogni domenica con tifoserie gemellate (come Reggiana e Carrarese o Bari e Sampdoria…) a cui viene impedito di stare insieme e colorare lo stadio con i propri vessilli.

Trasferendoci nei nostri campionati, tolto il girone G della serie D, dove ci sono le tifoserie campane a farla da padrone, i problemi restano gli stessi. Ogni domenica poche centinaia di appassionati seguono le compagini di D, Eccellenza e Promozione. I motivi? Presto detti. Stadi scomodi, freddi, spesso senza coperture, poco inclini ad ospitare famiglie, società e squadre che non fanno nulla per portare gente al campo, andamento della squadra non positivo, ed in più decisioni di Questure e Prefetti.

L’Ostiamare ha giocato per anni a porte chiuse, poi è arrivato “un certo” Daniele De Rossi e la situazione si è sbloccata, Pomezia ed Unipomezia, invece, continuano a giocare senza pubblico, in un silenzio tombale, ma anche a diverse altre realtà locali viene impedito di giocare davanti ai propri tifosi. Ci sono poi altre situazioni, come visto domenica scorsa tra Casal Barriera e Terracina, dove gli addetti alla sicurezza evidentemente non considerano la pericolosità di sostenitori da sempre attaccati alle loro realtà. Ed allora il problema sussiste.

Non servono altre leggi né repressioni, servirebbe monitorare la domenica calcistica già dal lunedì mattina precedente con addetti che conoscono alla perfezione le dinamiche ultras. Facile a dirsi, vero. Ma se in Italia non vogliamo scadere nel ridicolo, vietando trasferte ai tifosi della Torres che vanno a Rimini, qualcosa dobbiamo fare. Anzi, devono fare. Serve un coordinamento tra società, Forze dell’Ordine e Federazioni (o Comitati regionali) affinchè si prendano le giuste decisioni, venga debellata la violenza, che con il calcio non c’entra assolutamente nulla, ed affinchè la domenica famiglie, vecchi, donne e bambini, tutti insieme, possano ritornare negli stadi in assoluta sicurezza. Le proposte le abbiamo lanciate, sta ai padroni del vapore recepirle cercando di non far raschiare il fondo perché, altrimenti, non si torna più indietro.