Tre punti per chiudere il cerchio, dedicarsi con serenità al finale di stagione e valutare con calma il da farsi per il futuro.
Davide Mancone ha costruito, nel silenzio un po’ colpevole di stampa e adetti ai lavori, un altro piccolo miracolo, raggiungendo l’obiettivo fissato dalla società con un budget minore rispetto al passato ed una squadra composta quasi interamente da under.
Che il nostro calcio non si prenda il disturbo di curarsi dei meriti e delle capacità evidenziate dal giovane tecnico ciociaro in una fase come quella che attraversiamo rappresenta l’algida normalità.
Lui però di questa mancanza d’interesse appare stanco e valuta prospettive diverse.
Miscelare le ceneri e rinascere sotto nuove vesti potrebbe essere un’eventualità, insomma.
Prima però c’è da concludere il lavoro fatto con i suoi ragazzi nella ritrovata quiete di Roccasecca.
“La vittoria di domenica scorsa a Pomezia ha rappresentato per noi ha assunto un peso fondamentale, diciamo lo stesso che può avere per un tennista giocare la palla del match-point – esordisce Mancone – Avere nove punti di vantaggio sulla tredicesima, oltre ad un distacco rassicurante circa la famosa quota massima degli otto punti sulla terz’ultima, è davvero un bel salto di qualità.
Onestamente ammetto che in questo momento non saremmo stati mentalmente predisposti ad affrontare un contesto battagliero come quello dei play-out.
Diciamo che siamo passati nel giro di una settimana dal temporale al sole”.
Una porzione di cielo sgombra di nubi riconquistata dopo qualche sospiro di troppo negli ultimi due mesi di campionato.
E pensare che, ad un certo punto del torneo, il Roccasecca era pure transitato al quarto posto in classifica.
“Il nostro calo è stato causato da un concorso di colpe e di cause – chiarisce l’allenatore – Le prime derivano dal fatto che, nel momento in cui ci si è presentata la possibilità di compiere il salto di qualità, vedi la gara d’andata a Nettuno, abbiamo dimostrato a noi stessi di non valere nulla di più di una tranquilla salvezza.
Peccato perchè avremmo centrato un record nella storia del Roccasecca, se avessimo girato a quota trenta in classifica.
Ormai però è andata così, anche se è stato brutto constatare che il carattere lo tiriamo fuori solo quando le circostanze ci costringono a farlo.
Tra le cause invece annoto altri aspetti: il fatto che, escludendo le ultime della classe, noi siamo stata l’unica squadra a non intervenire durante il mercato di riparazione e siamo rimasti con una rosa molto corta, imbottita di giovani e con zero alternative ai vari Fulco, Gemmiti e Caligiuri.
A questo aggiungo un altro dato, che non vuole essere un alibi: abbiamo perso per strada più di un punto anche per colpa degli episodi.
Penso alle gare di Artena, Anzio ed altre ancora…”.
Inevitabile pensare anche ad un numero di punti conquistati in misura maggiore lontano da casa che non sul proprio terreno amico.
“E’ un dato statistico sul quale ci siamo soffermati più volte con i ragazzi ed alla fine siamo arrivati ad una conclusione – riflette Mancone – Probabilmente dipende dal nostro non essere una squadra da combattimento, mentre in casa, a volte, dobbiamo esserlo.
Adesso collegialmente abbiamo deciso di giocare secondo le nostre caratteristiche le partite che rimangono.
Non possiamo snaturarci e dunque andiamo avanti così”.
A cominciare dalla gara di domenica con il lanciatissimo Città di Ciampino.
“Fosse stata una partita con un coefficiente di tensione maggiore sarebbe potuta venir fuori una partita di un certo tipo – racconta con schiettezza il tecnico – Ora è normale che, vista la situazione in classifica e la differenza di valori in campo, noi non abbiamo tutte queste grandi aspettative, però voglio tranquillizzare tutti, a partire dall’Anzio, il Roccasecca farà per intero il proprio dovere.
Il Città di Ciampino si troverà di fronte dei ragazzi che dal match di domenica cercheranno una chance.
Noi vogliamo divertirci, come ho già detto, ma lo faremo attraverso l’impegno ed il sacrificio di tutti”.
Qualità che Mancone ha riscontrato in tutti i suoi calciatori, anche in quelli che provenivano da esperienze poco fortunate come Caligiuri, autore fin qui di un campionato d’alto profilo.
“La scorsa settimana ho mostrato ai ragazzi le nostre statistiche ed abbiamo ottenuto la certificazione che, mettendo insieme tanti fatti, si ottiene una prova – svela il trainer – Il caso di Guido Gatti, dato per finito e andato via di qui con cento reti in quattro anni, quello di Mimmo Fiorillo, al quale non smetterò mai di essere riconoscente per quanto ha fatto nelle due stagioni con questa maglia, quello di Torres, andato via a malincuore e per problemi di carattere personale, si aggiungono a quello di Carlo e di altri 10/15 giocatori che a Roccasecca hanno trovato l’ambiente giusto in cui estraniarsi dallo stress che si registra altrove.
Qui assorbo tutto io, guardate quanti capelli bianchi ho messo negli ultimi tempi (ride)…
Scherzi a parte, questa capacità almeno penso di averla dimostrata: so toccare le corde giuste nella persona che ho davanti, sollecitando il senso di responsabilità che un giocatore deve avere nei confronti dei più giovani, affinchè riesca a donare tutta l’esperienza acquisita nel tempo.
Quando fissi questo genere di obiettivi, li responsabilizzi e da loro ottieni il massimo.
Piuttosto, mi meraviglio di come nessuno si accorga che il Roccasecca dispone di giovani molto interessanti.
Nessuno viene a fare la spesa qui ed è sorprendente…”.
In settimana Mancone ha scherzato a distanza con i vari Martinelli, Pedrocchi e Casciotti, suoi ex compagni di squadra in passato.
“Loro mi chiamano mister, mentre io continuo a ricollegare i loro volti a momenti vissuti insieme – sorride Mancone – Nostalgia dei tempi in cui ero ancora calciatore? Assolutamente no, sono completamente calato nel mio ruolo e questo mi permette di vivere pienamente al di là della barricata.
Oltretutto, quando giocavo m’interessavano soprattutto i match importanti, mentre la quotidianità mi affaticava.
Questi sono ragazzi ai quali voglio molto bene, ma sanno che, dal momento in cui l’arbitro fischia e per i successivi novanta e passa minuti, io non guardo in faccia nessuno”.
C’è stato però un tempo in cui Mancone indossava non solo la maglia, ma anche la fascia da capitano del Cassino, ed inevitabilmente il discorso devia sulle sorti degli azzurri in Coppa Italia.
“Dalle informazioni in mio possesso, credo che il Cassino abbia pescato la rivale peggiore – avverte Mancone – Però penso pure che la società abbia raggiunto una piena maturità anche grazie alla presenza di quella grande persona che ha al timone in panchina.
La chiave della rinascita è senza dubbio Castellucci, un allenatore che ha lavorato bene anche in piazze più difficili.
Il mister è una persona che possiede tutti i connotati culturali per centrare questa impresa, fermo restando che, se il Cassino decide di vincere, lo fa punto e basta.
Tutti però debbono avere la giusta fame e la cattiveria di levarsi da questa categoria”.
Circa l’eventuale concomitanza tra la finale ed il turno infrasettimanale di campionato, Mancone ha le idee ben chiare.
“Se fossi nei panni della federazione, sposterei fin da subito la giornata, in modo che i tecnici possano impostare il proprio lavoro in funzione di una data ben definita e senza correre il rischio di uno scarso preavviso”.
Finale dedicato al futuro.
“Sarò estremamente franco, ad oggi non so ancora se continuerò sotto l’attuale veste o se provare a spostare il tiro sotto il profilo dello scouting o della formazione – chiosa deluso l’allenatore – Continuare così ed alle attuali condizioni non mi diverte più e allora dico: se ad esempio mi capita l’occasione di andare ad allenare i Pulcini dell’Udinese, vado lì.
In queste settimane provo emozioni contrastanti: da un lato sono molto determinato a chiudere bene, dall’altro non posso però nascondere di essere amareggiato.
Nei sei anni in cui sono stato qui le defaillances ci sono state, ma non dimentico i momenti belli ed i traguardi raggiunti.
Spiace che nessuno mi abbia mai contattato in questo lasso di tempo per fare anche una semplice proposta.
Beninteso, la mia non vuole essere una polemica nei confronti della società.
Qui a Roccasecca si lavora benissimo e consiglio a tutti di vivere questo club.
Quanto al mio futuro, non mi precludo nulla.
Se mai dovesse arrivare una chiamata dalla Serie D, la prenderò ovviamente in esame”.