A cura di Matteo Lanzi
E’ un Maurizio Perconti sereno quello che ci risponde al telefono con voce calma e pacata. Un presidente esperto, un dirigente sportivo navigato, un imprenditore di successo. Per tanti ragazzi del suo club, però, quasi un secondo padre: un padre che li ha fatti giocare, divertire, vincere, a qualcuno anche sognare. Gli chiediamo un bilancio su questa prima parte di stagione dei blaugrana e lui, con pazienza, ci spiega pregi e difetti dei suoi gruppi, partendo dalla prima squadra.
Dopo diverse stagioni in Eccellenza quest’anno siete tornati in Promozione. Come state vivendo questa stagione?
“Tutti sanno che il nostro investimento sulla prima squadra è limitato: il suo scopo nel nostro club non è quello di vincere trofei o campionati, ma semplicemente di dare spazio e lustro ai ragazzi cresciuti nel nostro vivaio e che rimarrebbero senza squadra finita l’Under 19. Siamo un gruppo giovane ma con buone qualità, allenati da un tecnico che io stimo tantissimo come Andrea Persia. La soddisfazione più grande però, ripeto, è che la maggior parte sono cresciuti a pane e Vigor“.
Certo, tornare in Eccellenza però non sarebbe male…
“Chi dice il contrario? Ovviamente ne sarei contento, penso che sia la categoria adatta a noi, anche perché più in alto non voglio andare (ride, ndr). Al momento siamo nel gruppone che insegue il Grifone, il quale ha fatto il vuoto da alcune giornate. Vedremo come finirà ma in ogni caso sarò contento“.
Nelle giovanili invece quasi solo belle notizie.
“L’Under 19 è prima in un girone molto complicato e ne siamo contentissimi. L’Under 17 può arrivare secondo e sono sicuro che lo farà. L’Under 16 sta compiendo un bel percorso a ridosso delle prime posizioni. Poi c’è l’Under 14…“.
Che è prima nel suo girone davanti alla Lazio.
“E’ un gruppo speciale, fatto di ragazzi per bene e con grandi qualità. Sono allenati da un tecnico molto preparato coadiuvato da un staff di prim’ordine: Di Mario è stata una grande scelta e lo stare davanti in classifica ad una società professionistica lo sta confermando“.
L’unica nota meno positiva è l’Under 15. Che problemi state riscontrando?
“Voglio dire subito una cosa: Francesco Ruperto è un tecnico di valore assoluto, che rispetto e stimo tantissimo. Per me è intoccabile. Avevamo composto una squadra molto forte, poi dal 1 al 5 luglio abbiamo perso diversi elementi perché hanno preso altre strade. Quando succede questo è colpa nostra, dobbiamo porci le giuste domande. Nostra intendo come società, non staff tecnico. Siamo partiti con un gruppo di ragazzi meno pronti ma che stanno crescendo partita dopo partita. Spesso abbiamo disputato buone gare non raccogliendo quanto meritassimo, ma fa parte del percorso di crescita. Anche qui ci toglieremo delle soddisfazioni“.
Magari vincendo il Beppe Viola…
“Sarebbe ora che arrivasse questo trofeo (ride, ndr). Chissà, magari è l’anno buono…“.
Una gioia fin qui mai arrivata, ma ne sono giunte molte altre. Quale è stata quella più inaspettata?
“Sono state talmente tante che citandone solo una farei un torto a molte altre. Ci sono state però anche delusioni cocenti, come il non aver disputato le finali nazionali nel 2022 con l’Under 19 campione regionale, la quale sono sicuro avrebbe vinto anche lo scudetto nazionale: era un top team, lo dimostra il fatto che molti di quei ragazzi sono andati poi nei professionisti. Oppure l’anno della Pandemia, che ha interrotto una stagione dove avevamo formato dei gruppi molto validi che c’avrebbero dato grandi soddisfazioni. Aggiungerei anche la sconfitta ai calci di rigore nella finale nazionale dello scorso anno con l’Under 17“.
Calci di rigore che spesso vi hanno regalato più dolori che gioie.
“Sembra una condanna. Ormai quando nelle partite ad eliminazione diretta si arriva quasi ai rigori dico ai miei allenatori di vincerla o perderla prima, che tanto se arriviamo a giocarcela dal dischetto sicuro andiamo a casa (ride, ndr)“.
Tanti ragazzi in questi anni sono andati nei professionisti. Qualcuno lo sente ancora?
“Quasi tutti a dir la verità. Spesso quando sono a Roma passano a trovarci e qualcuno chiede anche di allenarsi con noi. Ovviamente accettiamo, con le adeguate autorizzazioni. E’ sempre un piacere rivedere degli uomini che hai visto crescere nel corso degli anni“.
Un percorso di crescita che contraddistingue sia giocatori che allenatori. Alla Vigor non si cambia quasi mai: intuito o fortuna?
“Secondo me siamo bravi a scegliere gli allenatori ed i collaboratori. Io credo che quando si arriva ad un esonero sia sempre una sconfitta per tutti, soprattutto per chi ha scelto quel tecnico. Per questo cerco di cambiare poco, perché mi fido delle scelte che facciamo. I risultati ci hanno ampiamente ripagato e questo conferma la bontà del nostro percorso. Stiamo lavorando bene e anche i tanti tecnici che scelgono di continuare a stare con noi rinforzano questo concetto. Quando qualcuno ci saluta per approdare in club a noi simili è sempre un dispiacere: a volte sbaglia lui, a volte noi“.
La Vigor Perconti non è solo calcio, ma un centro sportivo tra i più belli di Roma. Come si gestisce una struttura così importante?
“Con la testa. Tutto sta nello scegliere i collaboratori giusti e nel saper delegare, in ogni sport. E’ impossibile essere ovunque, noi presidenti dobbiamo imparare a fidarci“.
La fiducia è un tema sul quale spesso è tornato il Presidente Perconti. Fiducia verso tutti gli attori di questo enorme sistema, media compresi. Per questo ringrazia come sempre “il direttore Raffaele Minichino, Filippo Minichino e tutti i suoi collaboratori per la passione e l’entusiasmo con i quali da tanti anni seguono questo calcio e le vicende della Vigor Perconti“.