Il meraviglioso girone d’andata del Real Monterosi sembra come scomparso tra le pieghe di un sogno.
Dopo aver girato a quota 30, quarti in classifica a sette punti dalla coppia Viterbese-Rieti, entrambe passate per le forche caudine del Martoni, la squadra biancorossa si è come dissolta.
Come in un incubo kafkiano, la formazione di Marco Scorsini, da cigno è regredita a brutto anatroccolo, conquistando la misera di nove punti in sedici giornate e scivolando sempre più in classifica fino ad arrestarsi sul limite estremo della soglia-pericolo.
Durante il girone di ritorno non sono mancati i momenti difficili.
Una rosa che definire ridotta sarebbe utilizzare un eufemismo non ha certo facilitato il lavoro dell’ex tecnico dell’Anguillara, che poco prima delle festività pasquali si è anche trovato nelle condizioni di accusare la mazzata del taglio di otto calciatori della rosa da parte del club.
Il motivo?
Un ammutinamento che patron Cialli non ha tollerato, allontanando prima la rosa in blocco e poi re-integrando solo una parte di coloro che, si è detto, al massimo dirigente biancorosso avevano avanzato domande circa il ritardo sul pagamento di alcune mensilità arretrate.
Una storia dai contorni non completamente chiari e che ha destato qualche perplessità agli occhi degli addetti ai lavori.
Ora, a distanza di qualche settimana dal taglio alcuni ex biancorossi hanno deciso di oltrepassare la cortina del silenzio e dire la loro in merito ad una vicenda che, a tutt’oggi, li ha molto amareggiati.
Sono venuti a trovarci in redazione Michele Malinconico e Simone Merelli.
Questo il loro racconto di una storia che sicuramente poteva esser gestita meglio dalle parti.
Siamo chiaramente aperti ad ospitare la replica da parte della società viterbese.
Come un fiume in piena, ma con toni pacati e lungi dall’essere astiosi, Malinconico disegna le tappe della storia:
“Tutto è cominciato la settimana prima del match contro il Montefiascone che precedeva la sosta pasquale.
Il presidente è venuto a parlarci negli spogliatoi, minacciando di tagliare tutta la rosa, se non avessimo vinto il derby”.
Se ben ricordo, quel giorno finì 0-0.
“Esatto, e dopo la partita non abbiamo visto il presidente”.
Poi cos’è accaduto?
“Il martedì dopo la Pasqua abbiamo ripreso gli allenamenti e non vedendo il presidente, abbiamo chiesto al direttore sportivo Giovanale di stabilire un contatto con lui per sapere come comportarci, ma lui ci ha risposto che non riusciva a rintracciarlo”.
Vada avanti.
“Il giorno dopo, siamo tornati al campo e neanche in quel caso nessuno era in grado di dirci nulla.
A quel punto, abbiamo concordato tutti insieme che non ci saremmo allenati, senza aver prima avuto un confronto con il presidente.
Dopo pochi istanti si è materializzato ed è venuto a parlarci”.
Cosa è accaduto in seguito?
“Uno di noi gli ha chiesto se ci saremmo dovuti ritenere tutti liberi, avendo conquistato solo un punto contro il Montefiascone.
La risposta del presidente è stata lapidaria: “Sì”, così siamo tornati nello spogliatoio, abbiamo preso i nostri effetti personali e siamo andati via”.
Passiamo allo step successivo.
Si è parlato di incontri singoli.
“Due giorni dopo, un nostro compagno di squadra ha parlato con il presidente e lui gli ha riferito che sarebbe stato disposto ad incontrarci il martedi successivo uno per uno”.
Qual è stata la reazione della squadra?
“Abbiamo parlato tra di noi ed abbiamo stabilito di essere compatti.
In poche parole, abbiamo stretto un patto in base al quale saremmo stati re-integrati tutti, oppure tutti avremmo lasciato la squadra”.
Dopo i colloqui qualcuno è stato riaccolto in seno alla squadra, mentre altri no.
Perchè?
“Personalmente ho avuto la sensazione che il presidente avesse già stabilito a prescindere chi riprendere e chi no.
Nel mio caso, credo di aver pagato la mia amicizia di vecchia data con Simone, che in questa situazione, visti i rapporti pre-esistenti con il patron, si era solo permesso di farsi portavoce con lui.
Due cose, però, mi permetto di specificarle…”.
Prego.
“Questa situazione non è esplosa per motivi economici, come ho sentito dire da alcune parti.
C’era un lieve ritardo nel pagamento dei rimborsi, ma tutto nella norma.
Noi volevamo semplicemente capire se il presidente avrebbe dato seguito alla sua minaccia di mandarci a casa, se non avessimo vinto con il Montefiascone.
Sono rammaricato che la mia esperienza a Monterosi si sia conclusa in questo modo, perchè se me lo avessero chiesto fino a poche settimane prima, avrei risposto che raramente mi ero trovato così bene in un club in precedenza”.
Il mister ha provato ad intervenire nella situazione?
“Inizialmente il mister ci aveva suggerito di continuare ad allenarci, come se nulla fosse.
Poi, a cose fatte, ci ha detto di non aver potuto intervenire in merito alla vicenda, perchè aveva le mani legate.
La mia delusione riguarda piuttosto alcuni ex compagni, soprattutto Ferri e Torroni, che hanno infranto il patto che avevamo stipulato nello spogliatoio, decidendo di restare comunque”.
Perchè hanno agito così, secondo lei?
“Credo che sperassero di recuperare qualcosa sui rimborsi dovuti.
Nei giorni passati hanno provato a mettersi in contatto con me per spiegarmi le loro ragioni, ma onestamente sono rimasto deluso del loro comportamento”.
Interviene poi Simone Merelli.
“La mia conoscenza con il presidente Cialli è datata.
La scorsa estate, il patron mi ha chiesto di tornare a Monterosi nonostante avessi già in tasca la conferma a Soriano e nonostante mia moglie fosse in procinto di partorire.
Lui mi ha detto che mi sarei potuto aggregare alla squadra anche in seguito e mi ha subito riconosciuto le nove mensilità della stagione”.
Un episodio raro nel nostro calcio.
“Il presidente mi ha fatto sentire un re, sia per la fiducia che nutriva nei miei confronti, sia perchè la mia figura avrebbe avuto una valenza anche al di fuori del terreno di gioco”.
Si spieghi meglio.
“Quando ci sono stati dei problemi tra il mister e l’ex ds Provinciali, ho svolto il ruolo del mediatore.
Successivamente, nel momento in cui sono arrivate richieste per alcuni compagni di squadra al termine dell’esaltante girone d’andata che abbiamo disputato, li ho convinti in prima persona a restare a Monterosi.
Non voglio che tutto questo passi per un merito acquisito, ma sottolineo questi passaggi solo per ribadire che la fiducia che il presidente riponeva in me l’ho ampiamente ripagata”.
I passaggi della vicenda li abbiamo già evidenziati con Malinconico.
E’ vero che lei si è fatto portavoce della squadra nel momento del confronto?
“Sì, confermo di averci messo la faccia, ma prima di farlo ho chiesto ai miei compagni massima compattezza”.
Si è anche detto che i senatori hanno in qualche modo “costretto” i più giovani ad assumere la stessa linea.
“Gli otto giocatori più esperti dello spogliatoio, me compreso, hanno avuto un primo colloquio tra di loro prima della seduta di mercoledì.
Subito dopo, abbiamo coinvolto anche gli under e loro hanno deciso di aderire a questa iniziativa.
Smentisco però che ci sia stata qualsivoglia forma di pressione su di loro.
Dopo che il presidente ha deciso di liberarci tutti, però, qualcosa deve essere successo, visto che mi sono arrivate telefonate da parte dei genitori di alcuni di loro, preoccupati per il fatto che, così facendo, avrebbero rischiato di smettere di giocare…”.
Com’è stato il suo colloquio con patron Cialli?
“Gli incontri che il presidente ha avuto non sono stati esattamente singoli.
I miei compagni ci hanno parlato alla presenza di altri dirigenti del Monterosi.
Io, invece, ho chiesto ed ottenuto di avere un confronto a quattr’occhi.
Volevo capire le sue ragioni e dirgli serenamente che quello per me era l’ultimo giorno a Monterosi”.
Cosa le rimane di questa vicenda?
“Resta un pizzico di amarezza, perchè tutto poteva rientrare senza problemi.
La mia opinione è che il presidente sia rimasto come ammaliato dalle parole di qualcuno.
Magari, un giorno capirà come sono andate realmente le cose e mi darà nuovamente ragione, come avvenne anche in passato…”.