La vittoria per 4-0 ai danni del San Donato Tavarnelle ha fatto molto scalpore.
Battere in maniera così netta una delle formazioni maggiormente accreditate per il successo finale e che peraltro era reduce da un avvio di stagione entusiasmante come quella di Paolo Indiani ha dimostrato ancora una volta come il Montespaccato si sia conquistato con merito un ruolo assai più significativo di quello di semplice comparsa in un contesto competitivo come il Girone E.
Del resto, i romani hanno già affrontato tre delle attuali quattro battistrada del torneo, uscendo tra gli applausi con tutte e soprattutto incamerando sette punti.
Un rendimento che non può che far sorridere mister Mauro Mucciarelli, alla prima stagione da tecnico degli azzurri, ma ormai da anni completamente calato nelle dinamiche di un club che per mille motivi rappresenta decisamente un unicum nel panorama nazionale.
Adesso l’obiettivo si sposta sulla trasferta di domenica prossima a Poggibonsi, dove Calì e compagni troveranno la quarta formazione insediata in vetta.
Un’occasione in più per testare il processo di crescita della squadra, come precisa ai nostri microfoni l’allenatore del Montespaccato.
Partiamo dalla gara di domenica scorsa.
Possiamo definire la partita con il San Donato Tavarnelle la partita perfetta o possiamo cercare ancora qualche margine di miglioramento nella squadra?
“Per come è andata, direi che è stata davvero perfetta.
Rendendoci conto della qualità dell’avversario che avevamo di fronte, non possiamo non essere soddisfatti.
Dire il contrario equivarrebbe ad avere un atteggiamento poco umile.
Poi, è naturale che anche quando vinci qualcosa si può sempre migliorare.
Nel primo tempo siamo stati bravi a portarci sul 3-0, mentre nel secondo abbiamo pensato più a tenere che ad affondare perché anche un risultato del genere contro una squadra come quella non ti permette di stare tranquillo.
Loro hanno tanti giocatori importanti e non hanno problemi a fare gol.
Magari se avessimo avuto più freddezza in certi momenti della ripresa, con gli spazi che fatalmente ci hanno concesso nel tentativo di rientrare in partita, avremmo potuto chiuderla prima.
Il tutto, sia chiaro, solo per cercare il classico pelo nell’uovo”.
Due giorni fa al Don Pino Puglisi affrontavate una squadra che fin lì era stata praticamente impeccabile e che si presentava con l’attacco più prolifico ed il miglior realizzatore del torneo.
Qual è stata la chiave per imbrigliare le sue fonti di gioco?
“Per me la differenza l’hanno fatta i giocatori, che nei novanta minuti hanno messo in campo la stessa attenzione evidenziata anche contro in altre occasioni.
Ogni partita ti mette di fronte a continue chiavi di lettura, domenica i ragazzi sono stati esemplari per dedizione ed attenzione.
Mi piace sottolineare il sacrificio di attaccanti e centrocampisti in fase difensiva, un atteggiamento che avevo già notato nelle prime partite e che, in alcuni momenti, specie dopo la gara di Arezzo avevamo un po’ perso”.
Nelle prime sei giornate avete già affrontato quattro delle cinque squadre che vi precedono, perdendo solo a Città di Castello con la Tiferno Lerchi.
Secondo te, tra queste qual è la vera favorita del torneo?
“Sulla carta, direi l’Arezzo, che ha una rosa più profonda delle altre, anche se quella piazza ti mette pressione.
Loro però dispongono di alternative importantissime.
Basta notare che possono permettersi il lusso di tenere in panchina giocatori come Cutolo o Muzzi, solo per citarne un paio.
Badate bene, San Donato Tavarnelle e Follonica Gavorrano sono anch’esse squadre estremamente forti nell’undici, ma probabilmente hanno qualcosina in meno dal punto di vista complessivo”.
Domenica chiuderete il cerchio incrociando i tacchetti con l’ultima squadra che vi precede in classifica.
Il Poggibonsi sembra una squadra assai pratica e che concede pochissimo.
Come si deve preparare una partita del genere, specie dopo il grande entusiasmo di questi giorni?
“Hanno una classifica importantissima e meritano grande rispetto.
Sono quadrati, badano al sodo, rischiano poco e difendono molto bene.
Per alcune caratteristiche sono simili a noi, raramente si fanno trovare impreparati.
Il nostro processo di maturazione passa anche attraverso questi confronti.
L’obiettivo rimane quello di avere sempre lo stesso atteggiamento a prescindere da chi ci troviamo di fronte, creando così la nostra identità.
Non dobbiamo mai dimenticare che siamo un gruppo prevalentemente nuovo e per completare questo processo dobbiamo sempre interpretare la partita al 100%”.
Essere stato inseriti per il secondo anno consecutivo in un girone molto difficile sotto il profilo tecnico e ricco di formazioni dal grande blasone è una sfida in più per il Montespaccato.
Da allenatore ti piace o magari avresti preferito cimentarti in uno degli altri due raggruppamenti che ospitano le formazioni laziali?
” Francamente non ci ho nemmeno pensato.
Alla fine, ritengo che ogni girone, ogni partita nasconda le sue difficoltà.
Non conosco bene le squadre degli altri gironi, ma anche lì ci sono certamente realtà complesse da affrontare.
Devo dire che quello al quale partecipiamo è molto bello, gli stadi sono splendidi, si respira calcio ed ogni domenica giochi contro squadre con una tradizione importante.
Il nostro è un torneo molto equilibrato, non ci sono squadre materasso e questo è uno stimolo in più a far bene”.
Ormai da anni sei inserito nel contesto della società e ne conosci il percorso calcistico e sociale.
Secondo te, qual è l’elemento che descrive più di tutti un club come il Montespaccato?
“Già poco tempo dopo essere arrivato qui, ti accorgi di essere in un contesto che ti sostiene a 360°.
Anche chi viene da fuori qui riscontra immediatamente atteggiamento familiare, venendo aiutato sotto ogni profilo.
Questo trasmette quella serenità che fa nascere una vera e propria comunità.
Quando ero calciatore, ho frequentato diversi ambienti: di solito si faceva allenamento e poi ognuno per la sua strada.
Praticamente nascevano legami all’interno dello spogliatoio ma raramente con la società.
Qui è la filosofia è diametralmente opposta, spesso partecipi ad iniziative ed eventi con il presidente e con i dirigenti.
Questo ti fa sentire pienamente coinvolto”.
Che memoria hai del giorno in cui patron Massimiliano Monnanni ti ha comunicato che saresti stato tu ad assumere la guida tecnica della prima squadra per la stagione 2021/22?
“All’indomani della separazione con mister Fabrizio Ferazzoli, il Presidente mi ha chiesto la disponibilità per questo ruolo ed io, forse anche con un pizzico di incoscienza, gliel’ho data.
Nei fatti è un impegno importante che ti tiene molto sulla corda.
Personalmente mi sento un ragazzo che si sta formando.
Se le cose stanno andando bene, devo ringraziare tantissimo il Presidente per la sua vicinanza e per il ruolo di grande prestigio e responsabilità che mi ha conferito e naturalmente i ragazzi per la loro applicazione.
Alla fine sono loro che scendono in campo e che fanno la differenza.
Io cerco semplicemente di trasmettere le mie idee da ex giocatore quale sono e devo dire che loro fin da subito si sono messi completamente a disposizione.
In estrema sintesi, possiamo dire che la squadra ed io stiamo crescendo insieme”.
Stiamo entrando nei mesi freddi dell’anno.
Quando tornerà la bella stagione, dove immagini possa essere il Montespaccato?
“Onestamente non ne ho idea.
Io mi auguro semplicemente di continuare così e di raggiungere prima possibile una posizione in classifica che ci faccia stare sereni.
E’ questo è il nostro obiettivo principale: migliorare il piazzamento della scorsa stagione ed accasarci nella colonna di sinistra della graduatoria.
Conoscendo le difficoltà del campionato, specie quelle che si registrano nel girone di ritorno quando le vittorie hanno un peso diverso, noi dobbiamo cercare di conquistare più punti possibili in questa fase del torneo.
Se ci riusciremo, dopo saremo in grado di affrontare la parte finale della stagione in serenità e senza affanni e potremo toglierci ulteriori soddisfazioni”.