NERI: “I GOL? NON M’INTERESSANO, CONTA SOLO VINCERE IL CAMPIONATO”

NERI: “I GOL? NON M’INTERESSANO, CONTA SOLO VINCERE IL CAMPIONATO”

La vittoria di domenica scorsa ai danni del temibile Cassino ha ulteriormente innalzato le quotazioni del Colleferro in ottica-successo finale.

Grazie al pirotecnico 5-3 ai danni degli azzurri di Grossi, la formazione di Fraioli ha scavato un solco profondo tra sè e le più accreditate rivali al successo finale.

Di emozioni e sacrifici però la stagione ne reclama ancora tanti.

Nell’attesa di viverli, abbiamo sondato le sensazioni di Marco Neri, ossia di quel ragazzo con la maglia numero sette sulle spalle che, risolti i dubbi delle scorse settimane, ha deciso di abbracciare la causa rossonera sino al termine della stagione, suggellando il patto con una pregevole doppietta.

 

Neri, cominciamo dalla bella vittoria con il Cassino.

A suo giudizio, domenica sono emersi più i meriti del Colleferro o i limiti dei vostri avversari?

“E’ da quando sono a Colleferro che in molti rimarcano i demeriti dei nostri avversari, piuttosto che le nostre prestazioni.

Io credo che abbiamo semplicemente disputato un’ottima partita e che abbiamo vinto con merito”.

Il campo non era in ottime condizioni e certamente non ha facilitato le giocate.

E’ un alibi che si può riconoscere al Cassino?

“Non credo sia stata quella la causa della loro sconfitta.

Piuttosto mi è sembrato che avessero addosso troppa pressione e probabilmente l’atteggiamento del loro allenatore non ha facilitato il loro compito, visto che spesso urlava contro i suoi stessi giocatori…”.

I gol realizzati hanno sempre un destinatario.

La sua doppietta a chi la dedica?

“Inizialmente pensavo di dedicarli a Maurizio Alfonsi, al quale auguro di tornare presto in campo.

In serata poi ho saputo del malore che aveva accusato il presidente dell’Atletico Vescovio, Stefano Vaccari, una persona che conosco bene ed a cui sono affezionato.

Spero possa guarire in fretta.

Facciamo così: un gol è per Maurizio, l’altro è per Stefano”.

C’è stato un momento nelle scorse settimane in cui lei aveva pensato di lasciare Colleferro.

Ci ha messo definitivamente una pietra sopra?

“Ho ricevuto diverse offerte, anche molto vantaggiose.

Alla fine, ho deciso di restare qui, perchè ho un legame importante con i miei compagni.

E’ stato decisivo un confronto con il presidente Bucci, che ringrazio”.

Dall’esterno il vostro sembra un gruppo molto unito.

“E’ così, anche se la mia avventura a Colleferro è partita in un modo un po’ strano, anche a causa dei problemi fisici che ho avuto nelle prime settimane.

Venivo da un ambiente come quello della Lupa Roma e ho dovuto riabituarmi al campionato di Eccellenza.

Il gruppo però è molto bello, c’è armonia tra noi”.

Recentemente è stato alimentato dagli arrivi di Valentino e Di Franco.

“Sono due ottimi giocatori.

Sono arrivati da pochi giorni, ma si sono già calati alla perfezione all’interno del gruppo.

Le dirò una cosa, per me gli acquisti più azzeccati del mercato invernale li ha fatti il Colleferro”.

L’ingaggio di Valentino ha ulteriormente impreziosito un reparto offensivo che in Eccellenza possono vantare poche squadre.

“Abbiamo gente importante come Morelli, Corrado, Cerroni, Valentino ed il sottoscritto.

Sono convinto che sia il nostro l’attacco più forte del torneo”.

C’è qualcuno dei suoi compagni di squadra che l’ha particolarmente sorpresa in questi primi tre mesi di stagione?

“Marco Sfanò.

Prima non lo conoscevo, nè come calciatore, nè come persona.

Con lui ho legato tantissimo, ci frequentiamo anche al di fuori del campo.

E’ un difensore fortissimo, ma soprattutto è un ragazzo semplice ed umile come pochi ne ho conosciuti prima”.

Dopo la vittoria sul Cassino, in molti affermano che avete posto una seria ipoteca sul successo finale.

“E’ ancora presto.

Non abbiamo preso il largo, però i tre punti di domenica ci hanno dato la consapevolezza che, continuando così, possiamo arrivare alla meta”.

I punti di vantaggio però cominciano ad esser tanti e ne avete guadagnati anche due sull’Albalonga.

Solo la Nuova Itri sembra tenere il vostro passo.

E’ una concorrente temibile?

“A dire il vero, c’è anche il Serpentara che potrebbe dar fastidio fino alla fine.

Non conosco gli obiettivi di queste squadre.

Noi dobbiamo solo concentrarci sul nostro cammino”.

Colleferro è sempre stata una piazza umorale.

Com’è il suo rapporto con i tifosi?

“Andando avanti, vedo sempre meno gente sui campi.

Forse l’ultima stagione in cui ho notato costante e numerosa presenza in tribuna è stata quella di Cave.

Per quanto riguarda Colleferro, tuttavia, nell’ultimo periodo ho notato un’affluenza maggiore, anche durante gli allenamenti.

Con un paio di tifosi ho anche fatto una scommessa e l’ho vinta.

Dovranno venire a cena nel mio ristorante (ride)…”.

Che rapporto ha con Ermanno Fraioli?

“Beh, il mister è un personaggio.

E’ una persona alla mano e che tiene molto alla coesione del gruppo.

Ride e scherza con tutti”.

Lei è sempre andato in doppia cifra in passato.

Si è posto un obiettivo specifico per questa stagione?

“In realtà, dei gol mi interessa poco.

Non sono mai partito con l’obiettivo di segnarne molti, ma solo di vincere il campionato.

I gol li ho sempre fatti, non mi preoccupano”.

Di trofei ne ha vinti in carriera.

Secondo lei, di quale caratteristica deve essere in possesso una squadra che ambisca al successo finale?

“L’unione.

Se tutte le componenti remano nella stessa direzione, si arriva.

Le qualità tecniche sono importantissime, ma da sole non bastano.

A San Cesareo, per esempio, avevamo uno squadrone, ma non vincemmo perchè alcune componenti vennero meno…”.

A Colleferro percepisce questa unione tra le parti?

“Sì, questo gruppo ha le qualità per arrivare…”.

Pur di vincere questo campionato, lei cosa sarebbe disposto a sacrificare?

“Nella mia vita di sacrifici ne ho già fatti tanti, rinunciando a categorie più importanti per lavoro o ai fine settimana di divertimento degli altri miei coetanei…”.

Lei è universalmente riconosciuto come uno dei talenti più cristallini che il nostro calcio abbia espresso negli ultimi anni.

Cova del rammarico per quanto poteva essere e non è stato della sua carriera?

“Il rammarico c’è, non posso negarlo.

Magari con un cervello diverso in alcune occasioni, magari se non avessi smesso di giocare per un anno e mezzo…

Chissà.

Però sono fiero di aver sempre lavorato duramente e di non aver mai dovuto abbassare la testa di fronte a qualche personaggio poco chiaro.

Nella mia vita ogni volta che ho visto situazioni che non mi piacevano, ho alzato la mano e me ne sono andato.

Di questo sono orgoglioso”.

Notoriamente la maglia è una seconda pelle per i calciatori.

Sebbene sia complicato esprimere un concetto di fedeltà ai colori nel dilettantismo, ce n’è una cui è rimasto particolarmente affezionato?

“Me ne vengono in mente due: quella della Lupa Roma, che avrei voluto rimettere subito, e quella del Terracina che mi piacerebbe indossare nuovamente in futuro”.

Riapro la ferita dei rimpianti.

Quanto le dispiace non essersi potuto giocare l’esperienza in Lega Pro con la Lupa Roma?

“Mi brucia, mi brucia tanto.

Sono rimasto legato con tutti i miei ex compagni e con il mister.

Li sento e li vedo quasi quotidianamente, dai più giovani ai più grandi.

Come sapete, con Tajarol abbiamo fatto un percorso di crescita insieme.

Beh, mi sarebbe piaciuto condividere anche questa avventura con lui”.

Di Terracina che ricordi ha?

“Lì era diverso.

Era tanto tempo che quella gente non assaporava il gusto della vittoria e per loro è stata come una liberazione.

Ricordo la grande pressione che sentivamo su di noi, alla fine è andata bene.

Sono rimasto in contatto con i tifosi, non mi dispiacerebbe affatto tornare lì un giorno”.

Ognuno di noi deve essere riconoscente a qualcuno.

Il suo personale grazie a chi è indirizzato?

“Ad Alessio Bianchi.

Quando avevo smesso di giocare, è stato lui a farmi tornare la voglia.

E’ stato importante”.

Un percorso che mi fa venire in mente Leonardo Nanni.

Sa che per noi lui è il nuovo Marco Neri?

“Leo lo conosco benissimo.

Ha delle grandi qualità e di strada può farne tanta.

Se non sbaglio, anche lui aveva smesso e poi si è rimesso in carreggiata.

Quanto a me, non sono certo Cristiano Ronaldo e sapere che qualcuno paragona un calciatore a me mi fa sorridere”.

Però anche lei avrà avuto un metro di paragone tra i dilettanti.

Tra quelli con cui non ha giocato ne ammira uno in modo particolare?

“Ho avuto la fortuna di giocare con quasi tutti i più forti.

Mi è mancato solo Alfonsi.

Dico lui ed aggiungo anche Bucri.

Il suo carisma in campo mi ha sempre affascinato”.