Smaltita l’ebbrezza per l’attesissimo ritorno in Eccellenza, il Villalba Ocres Moca sta pianificando la prossima stagione, sia per quanto riguarda la prima squadra che per quanto concerne il settore giovanile.
Pietro Scrocca, presidente del club tiburtino alla pari con il socio Mauro D’Autilia, sa che la prossima stagione innalzerà per forza di cose l’asticella degli impegni, comportando presumibilmente un maggior dispendio di energie, ma tutto questo era ampiamente preventivabile.
Più ragguardevoli sono le avventure da affrontare, maggiori sono i pericoli da scansare.
Il numero uno di via Pantane non ha paura, anzi sembra quasi attendere con ansia l’inizio della nuova stagione, raccogliendone a testa alta il guanto di sfida.
Questo è lo stato d’animo che scaturisce dall’intervista che ha inteso rilasciare ai nostri microfoni.
Presidente Scrocca, chiudiamo definitivamente il capitolo-Promozione.
Qual è la cartolina dell’ultima stagione che serba maggiormente nel cuore?
“E’ una domanda alla quale non so rispondere.
E’ dura scegliere una sola immagine all’interno di un contesto.
L’ultimo anno è stato faticoso, bello ma intenso.
Com’era ovvio che fosse tutti ci aspettavano al varco e siamo partiti con i fari puntati addosso.
Qualcuno non era pronto a vivere una situazione del genere ed ha pagato lo scotto.
Anche per questo motivo, all’inizio del campionato, abbiamo tentennato un po’.
Alla fine, per fortuna tutto è andato per il meglio”.
Tra pochi mesi sarà nuovamente Eccellenza ed eravamo tutti decisamente più giovani quando il Villalba Ocres Moca calcò i campi di questa categoria l’ultima volta.
Qual è il ricordo più nitido di quegli anni?
“Era un calcio totalmente diverso rispetto a quello attuale, probabilmente era più vicino ad un concetto di dilettantismo ma certamente di maggiore qualità.
Sia per quanto riguarda i giocatori esperti che per quanto attiene ai più giovani.
Mi piace ricordare che nel suo ultimo campionato di Eccellenza la nostra squadra aveva un’età media di poco superiore ai ventidue anni e c’erano talenti come i vari Ronchetti, Meschina ed Altobelli…”.
Se riuscisse magicamente a controllare le lancette del tempo, spostandole indietro, quale protagonista di quelle stagioni rivorrebbe nuovamente con sé?
“Mi vengono in mente Marco La Bella e Claudio Dante.
Marco, ad esempio, era un grande talento.
E’ stato con noi una quindicina d’anni, dimostrando sempre una classe ed un’umiltà immense.
Non posso poi non ricordare mister Orlando Di Nitto, un Maestro come non ne vedo più in giro.
Non me ne vogliano i tecnici attuali, bravi e preparati, ma comunque bisognosi di uno staff che li assista.
Orlando era in grado di far tutto da solo.
E di farlo alla grande”.
Rispetto a quell’epoca quali sono i cambiamenti che meno gradisce?
“Di aspetti che ne abbassano il livello ce ne sono tanti.
Io, per esempio, i gironi a diciotto squadre non li digerisco proprio.
Ormai è diventata consuetudine assistere al fenomeno di squadre che appaiono e poi spariscono dopo una manciata di stagioni.
Di realtà consolidate nel tempo, come è ad esempio la nostra, ce ne sono sempre meno ed è un peccato.
Queste andrebbero tutelate maggiormente, a mio giudizio.
Tra l’altro, gironi a sedici squadre innalzerebbero la qualità dei tornei e ridimensionerebbero i costi, dando respiro alle società che già sono costrette a confrontarsi con l’attuale congiuntura economica del Paese.
Altro problema è relativo alla data d’inizio dei campionati che ci obbligherà a cominciare la preparazione estiva il 30 luglio.
Ce ne faremo una ragione, però sottolineo che noi non siamo professionisti…”.
Torniamo per un istante allo scorso 6 maggio ed al decisivo successo ai danni della Vigor Perconti all’ultima giornata.
Posso chiederle quali sono state le prime parole di papà Renato?
“Mio padre non è mai stato prodigo di parole e le emozioni le ha sempre gestite.
Negli ultimi anni si è un pochino disamorato del calcio, anche se si informa, a modo suo.
Vi strapperò un sorriso: era convinto che la partita con la Vigor la giocassimo nel pomeriggio e così alle cinque mi ha telefonato per sapere come fosse andata a finire.
Gli ho risposto: “Guarda che siamo ancora a festeggiare a tavola”.
Papà è fatto così.
Quando vado a trovarlo, spesso ci mettiamo a rivedere il dvd dello spareggio al Flaminio.
Ricordo ancora che io mi misi a fare il giro del campo insieme ai calciatori, mentre lui si concesse solo un gesto di liberazione (ride)…”.
Ieri Renato, oggi Pietro, domani Fabrizio e Martina: per la famiglia Scrocca il Villalba Ocres Moca è una questione di cuore…
“Volenti o no, questo accade quando mangi pane e calcio ogni giorno (sorride)….
Che Fabrizio abbia deciso di intraprendere questa strada all’interno del club non può farmi che piacere.
Quest’anno ha fatto qualcosa di fantastico con le squadre del settore giovanile, probabilmente ha raggiunto traguardi ancor più importanti di quello tagliato dalla prima squadra.
Avere tutte le categorie tra i regionali, ti consente di programmare il futuro in un certo modo.
Dirlo è banale, ma senza un serbatoio importante a cui attingere per una società è dura”.
Tra le note liete anche un’ottima partecipazione al Torneo Beppe Viola, dove avete raggiunto le semifinali.
“E’ stato il degno coronamento di un lavoro globale.
Avevamo un solo prestito in squadra e sapere che questo ragazzo ha deciso di restare con noi in pianta stabile anche l’anno prossimo ci riempie di gioia e rafforza in noi l’idea che la strada intrapresa è quella giusta”.
Proiettandoci verso il futuro, quali saranno le maggiori novità in casa-Villalba Ocres Moca?
“Stiamo lavorando a fari spenti.
Ci sono tanti discorsi aperti e ben avviati per quanto riguarda la prima squadra.
L’obiettivo è quello di costruire una squadra in grado di affrontare un campionato sereno, magari di transizione, ma che sia pure di prospettiva.
Sarà materia per Pagliaroli ed Angelucci costruirla.
Presto renderemo ufficiali i nomi dei nuovi, state tranquilli.”.
Rispetto al passato come ha ritrovato il figliol prodigo Enrico Pagliaroli?
“Ha una conoscenza profonda del nostro ambiente e credo che adesso abbia completato il suo bagaglio.
Rispetto al passato è più maturo ed il fatto che sia cresciuto con noi è molto importante.
Enrico è la persona più adatta a stare nel nostro ambiente”.
Presidente, la vita le ha permesso di realizzare numerosi sogni.
Qual è il prossimo obiettivo che Pietro Scrocca si augura di centrare?
“Vorrei rispondere dicendo che già ogni nuova stagione per quanto mi riguarda è già un sogno, ma non posso cavarmela in questo modo, credo (ride)…
Di sogni ne ho due.
E’ chiaro che il primo è vincere, ripercorrendo così i fasti di una volta, ma non bisogna avere fretta e fare le cose nel modo corretto.
Tornare in Serie D è possibile, ma è necessario arrivarci attraverso la programmazione e senza fare follie.
Gruppo di lavoro, passione ed ambiente: a Villalba gli ingredienti-base ci sono e questa cosa mi fa ben sperare.
Il secondo è relativo alla speranza di sfornare qualche ragazzo in grado di approdare al professionismo.
Questo dovrebbe essere il compito di ogni settore giovanile”.