a cura di Massimo Confortini
Negli ultimi anni ha lavorato con società di primo piano come Lazio, Atletico Roma e Savio. Gran parte di questa stagione, invece, l’ha trascorsa come attento osservatore delle dinamiche del nostro calcio, regionale e nazionale, coltivando però un ambizioso progetto, che si concretizzerà tra un mese. Lui è Gianvito Piglionica, la nostra redazione lo ha intervistato per saperne di più…
Manca poco più di un mese all’appuntamento del 14 e 15 Giugno: come nasce l’idea di organizzare questo primo appuntamento con il Clinic di allenatori e preparatori?
Nasce dalla necessità di confrontarsi, di crescere, di aggiornarsi e di mettere a disposizione degli allenatori e preparatori uno strumento, come il Clinic, che possa aumentare il bagaglio tecnico e portare qualcosa di nuovo nelle conoscenze di tutti i partecipanti. Nasce da un’idea che avevo in mente da un po’ ma che per motivi di tempo non ero mai riuscito a mettere in piedi. Era arrivato il momento per farlo e grazie anche alla disponibilità avuta dai relatori scelti, sono partito con l’organizzazione dell’evento. Non lo dico per vanto, ma solo perchè mi piace metterci la faccia in tutto quello che faccio, ma ti posso dire che la completa organizzazione dell’evento, dal sito ufficiale, alle iscrizioni, ai contatti con i relatori, al marketing con i media-partner, è stata curata unicamente dal sottoscritto. Per molti una scommessa, per il sottoscritto una scommessa vinta in partenza.
In tutti questi anni di esperienza sul campo ed in aula, tra seminari, corsi e clinic qualcosa di positivo sono riuscito a portare con me. Il corso di Coverciano del 2011 per il patentino di Allenatore professionista mi ha aperto poi, inevitabilmente, tanti contatti con colleghi preparati e seri.
Sull’argomento vi troverete a competere anche con altre realtà. Che tipo di impostazione avete dato a questo incontro, e che differenze si possono trovare nei confronti dei competitor?
Innanzitutto, e lo dico anche con un po’ di presunzione, è da tempo che il Centro Italia aspetta un appuntamento come questo. Purtroppo eventi simili li troviamo da Firenze a salire, con tutto quello che ne comporta in ambito di spese, viaggio, vitto ed alloggio. Diciamo che abbiamo lavorato a livello territoriale ed eravamo sicuri che ci sarebbe stata una risposta positiva. Ad oggi, ad un mese dall’evento, siamo arrivati a 75 partecipanti e per ora questa è la nostra vittoria. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico del Clinic, diciamo che l’argomento madre “Organizzazione funzionale dell’allenamento” avrà diversi sviluppi, legati ad una metodologia più vicina a paesi esteri come la Spagna, il Portogallo, il Belgio. Naturalmente ci sarà anche una parte legata alla metodologia di casa nostra, utilizzata nello specifico nelle nazionali Under come percorso uniforme di crescita.
Quali saranno i principali relatori?
Abbiamo uno staff di relatori di primo livello, da DARIO MARCOLIN, GIULIANO GIANNICHEDDA e DANIELE FRANCESCHINI per la parte tecnico-tattica, passando per ENRICO SBARDELLA, fresco di terzo posto ai Mondiali Under 17 femminile in Costarica. Per la parte legata alla preparazione fisica avremo l’onore di ascoltare tre professionisti come MAURIZIO CANTARELLI (Genoa Calcio), LORENZO RIELA (Livorno Calcio) e MANUEL DE MARIA (Lazio Primavera).
Ci sarà poi una parte del Clinic legata alla MATCH ANALYSIS, al MANAGEMENT, ed al lavoro sull’ATTIVITA’ DI BASE, che vedrà coinvolti allenatori del settore giovanile di Roma e Lazio.
Insomma uno staff di altissima qualità per un appuntamento da non perdere assolutamente.
Una delle battaglie che hai sempre portato avanti è quella sulla cultura sportiva: come si può cambiare tendenza in Italia, migliorando un’impostazione molto diversa rispetto all’estero?
Mi fa piacere che lo hai sottolineato, ma ti dico subito che in Italia a livello di cultura sportiva siamo da “terzo mondo”. In tutti i settori, giovanile e prima squadra. I ragazzi si portano dietro lo spirito di emulazione dei “professionisti” che sono in tv; gli allenatori fanno lo stesso… e ciliegina sulla torta, i genitori si sentono ultras dei propri figli. Poi capita che vai ad assistere alle partite dei playoff regionali e vedi partite con 3/4 espulsi, con allenatori espulsi, con ragazzi che si insultano pesantemente. Credo che un cambio di mentalità sia molto difficile, ma dovrebbe partire dalla Federazione e dalle società, spesso troppo complici di situazioni sopra citate. E quando dico società intendo presidenti, che dovrebbero affidare i propri settori giovanili a direttori competenti. Ormai anche questo ruolo viene ricoperto da ex giocatori, che con qualche presenza in A o in B, si sentono professionalmente pronti. Ma purtroppo non è cosi. Serve altro per organizzare e gestire un settore giovanile in maniera funzionale.
In cosa è cambiato negli ultimi anni il ruolo dell’allenatore, soprattutto per chi fa settore giovanile?
Mi fai una domanda alla quale mi viene da sorridere pensando alla risposta…
Se devo risponderti di getto ti dico che il ruolo dell’allenatore non esiste quasi più, nel settore giovanile. Sono poche le società, anche di elite, che hanno nel loro staff tecnico allenatori “veri”, che insegnano calcio ai ragazzi, trasmettendo i valori dello sport, unitamente alle competenze tecnico tattiche che un giovane giocatore dovrebbe avere. Vedo, purtroppo, due situazione ben definite ormai:
da una parte allenatori “giovanissimi”, con pochissima esperienza, a volte senza nemmeno titoli per allenare, che vengono inseriti nell’organico perché facilmente “plasmabili” ad immagine e somiglianza del pensiero del direttore sportivo o presidente di turno….
dall’altra parte, allenatori “veterani”, che vengono inseriti nell’organico solo ed esclusivamente per salvare il titolo di elite o solo per far arrivare le squadre ai playoff regionali. Ditemi voi se questo è calcio di settore giovanile…
Naturalmente, in tutto ciò , ci sono fortunatamente anche situazioni positive, dove alcune società si affidano ad allenatori che “fanno calcio” per i ragazzi ed insegnano. Mi riferisco alla Romulea di Catini, al San Lorenzo di Altobelli, alla Lodigiani di Rivetta…
Sicuramente ci sono anche realtà minori che lavorano bene, ma sono sicuro che qualche allenatore o direttore sportivo/ presidente si sentirà offeso per quanto detto, ma credo che alla fine la realtà non può essere distorta a tal punto da raccontare altro, solo per farsi qualche amico in più.
La cultura del risultato già nell’attività agonistica del settore giovanile scolastico: quali sono, secondo te, i fattori che hanno permesso a questo aspetto di prendere piede anno dopo anno in un settore che dovrebbe portare principalmente alla formazione dei giovani?
Ormai tutti i campionati, a livello giovanile, hanno promozioni e retrocessioni. Non solo. Perché abbiamo anche playoff e playout. Questo è il solo ed unico problema. Eliminando o riducendo il tutto, ci sarebbe un cambio di marcia.
Ormai le società puntano solo a “guadagnare” o “salvare” i titoli regionali o di elite, tralasciando vistosamente tutto il resto. Troppe volte ho sentito dire …”ci dobbiamo salvare a tutti costi e con tutti i mezzi…” Poi ti accorgi che parliamo di giovanissimi..
E’ un circolo vizioso che vede come protagonisti tutti, dal direttore sportivo/presidente all’allenatore, che si fa trascinare in questo incubo senza ritorno. L’obiettivo diventa cosi solo raggiungere i playoff, salvarsi con o senza playout… Una cosa senza senso se parliamo di settore giovanile. Ma la cosa ancora più triste è che ci si “fregia” di tutto questo, mostrando il proprio “palmares”. Poi magari, a distanza di anni, ti guardi dietro e pensi…”Ma che ho costruito ? A che cosa è servito ?…”
Molto spesso sentiamo definire l’allenatore con l’aggettivo di motivatore. E’ il lato motivazionale il più importante per guidare una squadra, o ci sono aspetti più importanti?
Diciamo che ormai la definizione di allenatore “motivatore”, nel settore giovanile, è diventata una sorta di alibi per chi non ha le competenze per insegnare calcio ai ragazzi. Troppo spesso sentiamo allenatori “urlanti” o allenatori “telecronisti”. Poi si dice che sono motivatori e quindi va bene lo stesso. Posso dire che la motivazione nel giovane calciatore ha la sua valenza e la sua importanza, ma bisogna poi vedere in che modo viene trasmessa ai ragazzi ed a quale fine.
Cambiando discorso, hai avuto modo, negli anni, di poter allenare in società professionistiche (Atletico Roma , Lazio, Fondi) e in società di Elite laziale come il Savio. Per il prossimo anno ci sono già stati contatti?
Qualche proposta è arrivata, ma fin’ora niente che mi abbia entusiasmato a tal punto da accettare. Sinceramente, oggi , non ho voglia di ricominciare a discutere con il direttore sportivo o il presidente di turno che, non avendo competenze, ti indicano chi far giocare o come far giocare la squadra o cominciano a lasciarti “solo” se i risultati non arrivano. Questo mondo mi appartiene poco e sopratutto non appartiene ai settori giovanili.
Quali altri progetti stai portando avanti, sempre legati al calcio giovanile e non ?
Per ora, oltre al Clinic per Allenatori e Preparatori, mi diverto in altri contesti calcistici. E la cosa, per ora, mi da maggiori soddisfazioni. A giugno continuerà la mia collaborazione con il Milan, per i Junior Camp.
Sempre per giugno, sono in uscita tre pubblicazioni edite da Allenatore.net, scritte in collaborazione con Massimo Lucchesi, sull’allenamento tecnico per le categorie Esordienti/Giovanissimi/Allievi.
A luglio avrò l’onere e l’onore di lavorare sul campo con gli allenatori della Cantera del Barcellona, nel Fcb Escola Camp Barcelona in Italia, e più precisamente a Gubbio.
Da circa due mesi, inoltre, mi diverto a scrivere articoli per la rivista FourFourTwo Italia e devo ringraziare il direttore Xavier Jacobelli per la fiducia dimostrata.
Insomma un pò di carne al fuoco c’è… Aspettando una chiamata per un progetto serio ed importante.
Domenica sono finiti i campionati Elite con le vittorie di Vigor Perconti e Savio. Sono le squadre che più hanno meritato? E che idea ti sei fatto sui campionati visti quest’anno?
Ho avuto modo di seguire sia il campionato Allievi che Giovanissimi e devo dire che, rispetto agli anni passati, il livello si continua ad abbassare. Nella categoria Allievi, sotto l’aspetto dell’organizzazione di gioco, mi sono piaciute Savio, Lodigiani, San Lorenzo, Romulea e Ostia Mare. Faccio i complimenti a mister Belardo per la vittoria, nonostante la finale non sia stata la loro miglior partita, ma parliamo sempre di ragazzi e quindi va bene cosi.
Per la categoria Giovanissimi direi, nell’arco della stagione, Lodigiani. La finale è stata una brutta partita, mi aspettavo di più, visto che sulla carta dovevano essere le due squadre con maggior qualità.