A cura di Francesco Mancini
E’partito nel migliore dei modi il campionato di Promozione del Velletri, che dopo il play-out disputato lo scorso anno, sta affrontando il difficile girone D.
I rossoneri del presidente Andrea Tetti si stanno avvalendo di importanti e prestigiose figure provenienti dall’universo calcistico del professionismo per alzare il livello e diventare sempre più competitivi.
Lo scorso anno, è arrivato il direttore generale Antonio Tempestilli, una figura che non ha bisogno di essere presentata per le sue fondamentali esperienze ai massimi livelli, prima da calciatore e poi nel settore dirigenziale.
Un’altra figura è quella dell’ormai ex direttore tecnico Fabrizio Grillo, lo scorso anno responsabile tecnico del settore agonistico e da quest’anno, allenatore della prima squadra.
Andiamo, dunque, a ripercorrere l’inizio della stagione con questo giovanissimo mister: un ex calciatore, cresciuto nelle giovanili di Lazio e Roma, con successive esperienze nel mondo del calcio professionistico tra serie A, B e C (Sambenedettese, Arezzo, Crotone, Varese, Siena, Pescara, Pavia, Livorno e Triestina) oltre ad una breve e intensa parentesi in Bulgaria con il CSKA Sofia, con cui ha giocato anche in Europa League.
Mister, che tipo di lavoro state facendo a Velletri? Come è stato l’approccio con la stagione appena iniziata?
“La squadra di quest’anno è stata costruita con giovani del posto e con diversi senatori.
Siamo partiti bene nel precampionato e abbiamo affrontato tante squadre di Eccellenza.
Poi, ci è molto dispiaciuto per l’inizio in Coppa, da cui siamo stati sfortunatamente eliminati nella gara di ritorno.
Ci siamo ripresi alla grande e in campionato abbiamo vinto due gare non semplici. Lo Sporting Ariccia è una squadra molto difficile da affrontare e il Città di Paliano anche è una bella corrazzata.”
Per uno come lei, che ha una lunghissima esperienza nel professionismo, che differenze sta riscontrando con l’universo dilettantistico e quali metodologie di lavoro sta magari cercando di portare?
“In parte, gli atteggiamenti dovrebbero essere simili, poi è naturale che ci siano delle differenze importanti.
Nel professionismo, il calcio è il tuo lavoro, mentre questi ragazzi fanno anche altro.
Il professionismo ti porta a sforzarti tantissimo atleticamente, ma soprattutto dal punto di vista mentale.
Nel dilettantismo, cerchiamo di trovare il giusto bilanciamento e di allenarci seriamente e con intensità per tre volte alla settimana.
All’inizio abbiamo lavorato su vari settori, per poi passare alla cura del gruppo e del suo equilibrio.
Darsi delle regole e imparare a rispettarle è la cosa principale.”
Come hai affrontato i vari cambi di ruolo che hai vissuto? Da calciatore a direttore tecnico per poi fare l’allenatore.
“Da calciatore, ho avuto tanti infortuni ed ero stufo di abbassare il livello ulteriormente.
Volevo iniziare a dare qualcosa di diverso per costruire qualcosa di importante.
Lo scorso anno, ho accettato questa entusiasmante esperienza, che mi arricchisce ogni giorno.
Da direttore, mi confrontavo sempre con Tempestilli, con cui siamo (ancora adesso naturalmente) in piena sintonia.
Oltre al settore giovanile che è fondamentale, dovevamo fare un passo ulteriore alla Juniores.
Crescere i ragazzi, anche in prima squadra dove dovrebbero esssere più pronti, è fondamentale.
Dalla Promozione, si può ancora partire e costruire carriere importanti.”
Tornando al campo, come stai trovando la Promozione e, in particolare, il girone D in cui siete stati inseriti quest’anno?
“La categoria è molto equilibrata. I risultati sono spesso a sorpresa e lo dimostra anche l’ultima giornata.
A mio giudizio, il Valmontone è una squadra costruita per vincere, con giocatori di livello altissimo.
Però, sono tante le squadre attrezzate e organizzate.
Il nostro obiettivo in questa categoria è migliorare il campionato fatto lo scorso anno.
Dobbiamo dare costanza alle prestazioni, poi i risultati sono la conseguenza.
Nel percorso, poi, lanciare qualche giovane nel mondo del professionismo, come abbiamo già fatto, dona ulteriore spessore al nostro progetto.”
Infine, hai anche delle Academy a tuo nome e noto che sei molto interessato alla costruzione del giovane, anche dal punto di vista tecnico. Quanto è importante, allora, la tecnica in campionati spesso così fisici, come quello di Promozione?
“Si, la mia prima esperienza, chiusa la carriera da calciatore, è stata nella costruzione di queste Academy di tecnica e tattica individuale.
Imparare a correre nel giusto modo e direzionare il corpo in base a dove sta la porta, deve essere il punto di partenza quando si gioca a calcio.
Per me, la tecnica con il pallone è fondamentale ed esercitarsi anche. Come per tutte le cose della vita, più lo facciamo e più miglioriamo.
Dare questa metodologia e questo impatto anche ai miei ragazzi è un qualcosa di fondamentale.
Si parte sempre da queste basi per poi lavorare sulla squadra nel suo insieme.
Sicuramente, però, correre bene, con e senza palla, è una cosa preziosa, non solo nel professionismo, ma in tutto il mondo del calcio”.