RADI, TUTTO SUL GRIFONE: “SALVEZZA O FINALI JUNIORES? IO GIOCO ALL-IN. SUL CASO BONOTTI DICO CHE..”

RADI, TUTTO SUL GRIFONE: “SALVEZZA O FINALI JUNIORES? IO GIOCO ALL-IN. SUL CASO BONOTTI DICO CHE..”

Di Alessandro Bastianelli.

Alzi la mano chi, a fine Novembre, avrebbe messo due lire sulla salvezza del Grifone Monteverde, ultimo nel girone A di Eccellenza a soli quattro punti in classifica e con già due cambi di allenatore alle spalle.

Passati quasi tre mesi, la ‘quota’ resta pur sempre alta, ma il Grifone visto negli ultimi tempi, allenato da Radi, è decisamente altra cosa rispetto alla creatura confusa e spaurita del primissimo scorcio di campionato.

Radi il Grifone se l’è preso in braccio e l’ha fatto tornare a volare con un rendimento che segna sei vittorie, un pareggio e quattro sconfitte.

Certo, la salvezza è ancora dietro l’orizzonte, ma oggi, con lo scalpo di Ladispoli – chiedere a Solimina – e Sp. Fiumicino nello zaino, ci si può mettere in cammino con maggiori consapevolezze.

Ci siamo lasciati andare ad una chiaccherata con l’allenatore di un Grifone Monteverde che, uscito dalla palude tirandosi per il bavero della divisa, ora respira aria migliore e spera nella salvezza in Eccellenza.

Radi, ha ricevuto la squadra a fine Novembre, ultima con 4 punti in classifica. Adesso siete lì a lottarvela nella trincea-salvezza, quanto c’è di suo e quanto della squadra in questo percorso? I jolly decisivi li avete pescati dal mercato?

È indubbio che abbiamo ottenuto risultati importanti, ma la guerra non è finita: la situazione di classifica resta critica e ci impone di continuare a lavorare con maggior durezza e impegno.

Credo che il vero jolly sia stata l’unità fra tutte le componenti del nostro piccolo mondo. I ragazzi, soprattuto i più giovani, ci credono e lavorano insieme a me ed al mio staff, composto da Vazzoler, Lombardi, Locci e Bizzarri. È durante la settimana che costruiamo le nostre vittorie, alternandoci con sacrificio anche nella gestione della Juniores.

Forse eravamo un po’ corti numericamente, ma i rinforzi di Dicembre (Schiavon e Politi dal Trastevere, gli svincolati Catania e Barbabella ndr) ci hanno dato quantità e qualità. Luigi Porcelli ha operato molto bene.

Con la Juniores Elite siete secondi in classifica dietro il Tor Di Quinto, difficile mollare un campionato così. Molti giovani come Privitera, Iacobucci e Buccioni giocano sia il sabato che la domenica, alla lunga il doppio impegno può sfiancarvi?

Il doppio impegno non è facile per i ragazzi e neanche per me, diciamo che a casa non ne sono molto contenti (ride ndr).

È una situazione temporanea ma che dobbiamo portare avanti sino a Giugno, gestire il doppio impegno per i giovani non sarà facile, ma l’alternativa è andare giù quindi… proviamoci!

Oltre all’incombenza fisica, sulla Juniores pende la forca della classifica disciplina, che a seguito della deplorevole aggressione – stigmatizzata da tutta la società, beninteso – che un vostro tesserato ha compiuto ai danni di un arbitro la prima giornata, ha ricevuto una cospicua, quasi tombale, dose di punti.

La permanenza in Elite è compromessa? Come si sta muovendo la società?

Questo episodio ha condizionato la nostra stagione, la società si è mossa e ha ricevuto uno sconto che potrebbe salvarci la categoria, ma l’episodio impone una riflessione, da fare tutti insieme.

Io mi chiedo: perché la società deve pagare con una sanzione che non è giusta né per noi, che volevamo reinserirlo nella società tramite il gioco, né per il ragazzo? Lui ha sbagliato, ma togliergli il calcio ed esiliarlo vuol dire perderlo.

La Lnd deve farsi portatrice di istanze rieducative, non repressive, conciliare valori sociali ed educativi. Punire è sicuramente più semplice che rieducare ma quando si punisce perdiamo tutti quanti.

Provo a trovare un’alternativa alla pura repressione: perché non si commuta la pena del ragazzo in lavori educativi ai fini sportivi? Mandiamolo ad arbitrare per due anni, per comprendere quanto sia difficile farlo e quanto rispetto meritino coloro che ci permettono di giocare. Magari così qualcosina la impara davvero, ma sul campo, piuttosto che stando sulla strada dalla quale noi del Grifone volevamo toglierlo e dove ora sarà tornato.

Il Grifone, come tutte le altre società, contribuisce alla formazione del giocattolo calcio con serietà e dedizione, ed ha ricevuto questa risposta dalla Lnd: “Care società, se da voi arriva un ragazzo ‘esuberante’ o troppo ‘nervoso’ non aiutatelo, ma mandatelo a casa perché se si rende protagonista di un gesto grave voi ne sarete i responsabili”.

Nessuno si è chiesto perché questo ragazzo si è comportato così, solo noi del Grifone lo abbiamo fatto ed oggi rischiamo di perdere una categoria.

Lei se l’è domandato il perché? È il calcio, con le sue pressioni, ad incattivire il gioco oppure ci sono anche motivi sociali dietro?

Io faccio il maestro a scuola e ho notato come le nuove generazioni stiano cambiando, si comunica meno di persona e socializzare sta diventando sempre più difficile.

Quello che è successo a noi purtroppo succede sempre più spesso sui campi e non credo che la causa sia il calcio con le sue pressioni.

Dio ha inventato il tempo, l’uomo la fretta, proviamo ad ascoltare di più questi ragazzi e torniamo a proporgli modelli giusti tramite la comprensione reciproca.

Nel mio piccolo, io cerco di fargli capire quanto sia importante il rispetto e l’educazione per l’altro. Solo con l’umiltà e l’impegno potranno raggiungere obiettivi importanti nellavita, che vanno ben oltre il calcio.

Torniamo al calcio, che propone spesso dilemmi esiziali.

Se dovesse scegliere fra vincere la finale Juniores o salvare la prima squadra, dove porrebbe le proprie fiches?

Amo il poker, soprattutto nella sua versione “texana”.

Io voglio tutto, credo che abbiamo le carte in regola per farcela su entrambi i fronti e con il mio Grifone gioco all-in!

In questo il gruppo è come un mazzo: spero sempre di pescare i ‘jolly’ che ho ricevuto negli ultimi mesi, che sono l’impegno e l’unità di intenti.

Chiudiamo con un sogno che lei tiene nel cassetto, uno per il Radi uomo e un altro per la sua vita calcistica.

Personalmente sto cercando di imparare a smettere di pensare al passato e di preoccuparmi del futuro, ma oggi il mio sogno riguarda il presente, ha i colori rossoblu ed è il raggiungimento dei nostri due obiettivi: salvezza e finali regionali.

Penso che possiamo farcela perché dietro c’è una grande società che ci sostiene, lavorare con Biagioni, Proietti e Silvestri è stimolante, ti insegnano tanto e non sono mai invadenti.

Questa società, i suoi ragazzi ed i suoi uomini meritano tanto, spero di potergli dare tutto quel che ho.