REGIS, LA ROMULEA SULLA PELLE: “INDOSSARE QUESTA MAGLIA E’ UN ATTO D’AMORE”

REGIS, LA ROMULEA SULLA PELLE: “INDOSSARE QUESTA MAGLIA E’ UN ATTO D’AMORE”

Via Farsalo è casa sua ed ogni volta che parla della Romulea si sente che per lui è davvero una questione di sentimenti.

In un’epoca in cui i calciatori spesso migrano da un club all’altro più volte nel corso della stessa stagione e dove il senso di appartenenza è una metafora ad uso e consumo della retorica più spicciola, Lorenzo Regis spicca perchè lui si sente fortemente radicato nell’habitat giallorosso.

Con quei colori addosso lui è cresciuto ed ora che li ha ritrovati dopo qualche stagione in giro per il Lazio se li è tatuati letteralmente addosso.

Sulla caviglia ha lo stemma del club, mentre sull’avambraccio ne sfoggia un altro tratto da una foto antica in cui lui, allora esordiente, indossava per la prima volta la maglia del glorioso club della famiglia Vilella.

La prima squadra giallorossa non sta attraversando un periodo positivo in campionato.

Nelle ultime sette uscite ha conquistato solo una vittoria e la sconfitta di domenica scorsa a La Rustica ha catapultato la Romulea in piena zona play-out dopo un buon girone d’andata.

Serve coesione a tutti i livelli in questo momento, serve soprattutto che i senatori facciano sentire la propria voce.

Chi meglio di lui, dunque?

 

Regis, quali le ragioni di questo periodo delicato?

“Nel girone d’andata abbiamo fatto bene e davamo un’occhiata anche alle zone alte della classifica.

Purtroppo nell’ultimo periodo abbiamo pagato alcune assenze, tra cui la mia e quella di Mazzesi, un centrale del ’90 molto bravo, ed un pizzico d’inesperienza per una categoria nuova per molti componenti della squadra.

A questo aggiungo pure che il calendario non ci ha dato una grande mano, avendo dovuto affrontare nell’ultimo periodo le migliori del campionato in trasferta”.

Lei come sta ora?

“Molto meglio.

A gennaio ero sottotono ed ho faticato, ma recentemente mi sono tolto lo sfizio di realizzare una tripletta al Rocca Priora.

Il gruppo sta bene e, nonostante la brutta sconfitta, lo ha dimostrato anche domenica scorsa a La Rustica.

Remiamo tutti dalla stessa parte, quella della Romulea”.

Cosa significa per lei il nome della squadra per cui gioca?

“Vestire questi colori per me è un onore.

E’ come tifare per la Roma, lo metto sullo stesso piano.

In questa società io ci sono nato e per me entrare su questo campo rappresenta sempre un’emozione”.

Agli occhi di osservatori esterni come il sottoscritto la Romulea assume il fascino di un calcio antico.

Concorda?

“Sì, lo penso anch’io.

Rappresentiamo i valori di un calcio scomparso e da cui si dovrebbe ripartire.

Per carità, non ho la presunzione di pensare che siamo gli unici che vogliono ritrovare le radici, però teniamo alle nostre origini e cerchiamo di tenerle sempre vive”.

Come è nato il progetto?

“Gran parte del merito va a Edoardo Pane.

Da due anni sta cercando di riunire nella prima squadra i ragazzi che sono nati in questo club.

Edo sta svolgendo un lavoro eccezionale e lo fa senza un euro di rimborso ma solo per l’amore che prova verso questi colori.

Un amore che accomuna noi tutti”.

Il tatuaggio con lo stemma è diventato un must.

“Il primo è stato Turla, poi se lo sono fatti Edoardo, suo fratello Giorgio ed infine io.

Volevamo averli sempre addosso questi colori”.

Domenica arriva il Torrenova, che domenica ha perso male contro la capolista, ma che si trova in una situazione di classifica abbastanza tranquilla.

Che partita si aspetta?

“Dobbiamo partire a mille fin dall’inizio del match.

Loro hanno una punta brava ed una difesa quadrata e li rispettiamo.

All’andata abbiamo fatto 0-0 da loro, stavolta dobbiamo vincere.

Se loro pensano di fare una partita tranquilla, sbagliano.

Sarà una vera battaglia domenica…”.

Lei ha giocato in vari ruoli in passato.

Quale sente più suo?

“Ormai sono una punta centrale.

Fino a quindici anni ero un difensore centrale, poi mister Papotto mi cambiò ruolo schierandomi a metà campo, ruolo che ho ricoperto anche ad Ostia.

Il primo a farmi giocare in attacco fu Guidi alla Lodigiani, esperimento che poi si ripetè anche a Guidonia ed a Pisoniano.

In questa stagione ho realizzato sette reti, punto a farne almeno altre cinque o sei di qui alla fine del torneo”.

A proposito di campionato, chi lo vince?

“Vincerà il Serpentara.

Dall’arrivo di mister Lucidi ha conquistato e consolidato meritatamente il primo posto”.

Mi dà il suo personalissimo podio di fine stagione?

“Primo il Serpentara, seconda la Vis Subiaco e terzo il Cre.Cas”.

E la Romulea?

“Noi dobbiamo salvarci.

Costi quel che costi”.