Rotta verso Ladispoli-Cre.Cas. Città di Palombara/ Calabresi: “Nel tempo molti si sono ricreduti sul mio conto. Domenica? Facile: vinciamo noi 1-0”

Rotta verso Ladispoli-Cre.Cas. Città di Palombara/ Calabresi: “Nel tempo molti si sono ricreduti sul mio conto. Domenica? Facile: vinciamo noi 1-0”

Nella lunga vigilia che condurrà il Girone A di Eccellenza verso quella che, al momento, sembra la “madre di tutte le partite” ci è sembrato doveroso ascoltare i capitani di Ladispoli e Cre.Cas. Città di Palombara.

Andrea Marvelli e Simone Calabresi, dunque, o se preferite Simone Calabresi ed Andrea Marvelli.

Così lontani nel ruolo e magari anche nell’interpretazione della vita in senso assoluto, eppure vicini al punto quasi di collimare nell’orgoglio che, non solo a parole ma con i fatti, testimoniano quotidianamente nell’indossare la fascia di capitano di due delle formazioni più rappresentative della categoria.

Con loro abbiamo parlato della sfida che li metterà di fronte tra meno di tre giorni sul sintetico dell’Angelo Sale, toccando però altre tematiche.

 

 

Calabresi è ormai giunto alla sesta stagione consecutiva nel club palombarese ed ha vissuto in prima linea tutti i momenti più significativi della crescita di una realtà che, attraverso il lavoro e l’impegno ma anche facendo leva sui momenti più difficili e, perchè no?, anche sugli errori, ha saputo imporsi tra le più importanti della categoria.

Leader riconosciuto dallo spogliatoio, ma anche ragazzo trasparente e dotato di una sensibilità non comune, a lui spetta il compito di guidarci idealmente verso la partitissima di domenica mattina.

 

Simone, difendi i colori del Cre.Cas. Città di Palombara da sei stagioni.

Cosa significa per te esserne non solo un punto fermo, ma il Capitano?

“Fin dal primo giorno per me è un motivo di orgoglio.

Con patron Valentini e la sua famiglia ho sempre avuto un rapporto profondo, schietto e li ringrazio perchè in ogni frangente mi hanno rispettato come persona, prima ancora che come calciatore.

Sei anni però sono tanti e posso garantirti che per chi gioca non è semplice resettare sempre tutto e trovare nuovi stimoli per restare a lungo nello stesso ambiente.

Se ciò è accaduto, devo ringraziare loro e la gente di Palombara Sabina”.

Fabrizio Valentini Presidente Cre.Cas
Fabrizio Valentini Patron Cre.Cas

Un Capitano, si sa, ha oneri e onori: come vivi il tuo personale rapporto con quel pezzetto di stoffa sull’avambraccio?

“Fin da quando ero piccolo ho compreso che non è semplice essere il leader di una squadra.

Devi possedere caratteristiche che non tutti hanno e spesso è un riconoscimento che ti viene dal gruppo stesso.

Nel corso di tutti gli anni in cui lo sono stato ho vissuto questo ruolo con grandissimo orgoglio, perchè testimonia rispetto e gratificazione da parte dei tuoi compagni.

I ragazzi, peraltro, sanno che per loro sarei disposto a fare qualsiasi cosa, su di me possono sempre contare.

Il prestigio non conta: devi sempre meritartelo con i fatti.

Io non sono il genere di persona che si culla sugli allori.

Sono qui da tanti anni e, sotto certi aspetti, potrei prendermi delle libertà, ma io vivo questa responsabilità a modo mio.

Invece di fare come voglio, per intenderci, sono sempre il primo ad arrivare agli allenamenti”.

calabresi-petroccia-crecas

Da quando è salito nel massimo campionato regionale, il Cre.Cas. è sempre partito con grandi aspettative, ma poi puntualmente è calato nella seconda parte della stagione.

Nel tempo che spiegazione ti sei dato?

“Chi mi conosce sa che sono una persona trasparente e che dice sempre quello che pensa, assumendosene le responsabilità.

Il dato che sottolineavi corrisponde al vero: nelle ultime quattro stagioni la società ha sempre allestito rose fantastiche, competitive e siamo sempre partiti benissimo, salvo poi perderci nel girone di ritorno.

Io credo che abbiano giocato un ruolo più fattori, vedi l’aspetto lavorativo che si tende a sottovalutare.

Per rimanere sul pezzo, devi avere una forte predisposizione mentale.

Se costruisci un gruppo che di giorno lavora e poi la sera va ad allenarsi per tanti mesi consecutivi, alla lunga puoi pagarne le conseguenze.

E’ una questione che devi strutturare bene.

A questo aggiungo anche quel pizzico di fortuna che raramente abbiamo avuto dalla nostra parte, vedi le perdite di gente come Pascu ed Abbondanza dodici mesi fa…”.

Nel corso di queste sei stagioni sei stato alle dipendenze di tanti, ottimi, allenatori.

Con quale di loro hai avuto il rapporto migliore sotto il profilo umano e l’affinità più profonda in senso calcistico?

“Questa è una gran bella domanda, perchè io mi sono sempre messo al fianco di ogni allenatore avuto e non ho mai avuto problemi con nessuno di loro.

Tutti, da Gentili a Scorsini, passando per Berti, Fazzini e Centioni, hanno sempre nutrito rispetto nei miei confronti, trovando da parte mia massima collaborazione.

A tutti ho sempre dato il meglio di me.

Per rispondere, forse dovrei prima pormi io centomila domande e mettere da parte tutta una serie di ricordi e di emozioni vissute nel tempo.

Di getto rispondo Enrico Baiocco”.

mister-baiocco
Enrico Baiocco

Perchè Baiocco?

“Perchè prima della sua venuta a Palombara avevo sempre ammirato le sue squadre, pur senza conoscere le sue metodologie.

Non te lo nascondo e non voglio neppure girarci intorno: quello del Cre.Cas. non è per nulla un ambiente facile, eppure il mister è stato disumano nel far combaciare sempre tutti i tasselli con il sorriso sulle labbra.

Beninteso, senza nulla togliere agli altri, in primis a Scorsini che è un tecnico preparatissimo, un uomo estremamente corretto e che ha fatto carte false per trattenermi qui a Palombara quando ha saputo che stavo pensando di andar via.

Enrico è una persona pulita, ed io con persone così vado d’accordo”.

A proposito di grandi allenatori, in settimana è ricorso il sesto anniversario della scomparsa di Paolo Testa.

So che all’epoca del Tor di Quinto tu avevi un legame particolarmente profondo con lui.

“Era una persona fantastica, straordinaria.

Neppure nelle situazioni più negative saresti riuscito a togliergli il sorriso dalle labbra.

Caratterialmente era l’esatto opposto di papà Massimo.

Che io sappia, non è mai esistito un uomo che a Paolo abbia voluto male.

Ogni volta che la mente vola a lui mi vengono i brividi.

Forse è vero che ad andarsene per primi sono sempre gli uomini migliori…”.

Paolo Testa

Hai un ricordo particolare, un aneddoto che ti va di raccontare?

“Nel 2003/04 vincemmo il titolo regionale con la Juniores da imbattuti e subendo pochissime reti, fermandoci purtroppo ai Quarti di Finale della fase nazionale contro la Renato Curi, al termine di un doppio confronto equilibratissimo e risolto da una prodezza di quel Cozzolino che poi avrebbe fatto parlare di sé nelle categorie superiori.

Al primo turno però avevamo eliminato i sardi del Monteponi Iglesias battendoli per 4-0 al ritorno a casa loro.

Beh, la sera dopo la partita potemmo restare in Sardegna grazie all’intervento di una sponsor importante che all’epoca affiancava il Tor di Quinto ed andammo tutti a festeggiare in un locale.

Eravamo felici, sai com’è.

Volevamo lasciarci andare, ciascuno a modo suo.

Ci trovammo seduti vicini io, Paolo e Stefano Lanzi, un grande giocatore.

Paolo aveva in sé qualcosa di straordinario.

Non so perchè, ma ogni volta che lo guardavo mi brillavano gli occhi.

Gli dissi: “Mister, posso offrirti qualcosa?”.

Lui rise sorpreso ed alla fine prese un Martini Bianco.

Vorrei avere il potere di modificare il destino ed offrirgliene altri cento…”.

Capitano, domenica andate a Ladispoli.

La storia recente dice che contro di loro non sono mai confronti banali e spesso non mancano le scintille a livello dialettico…

“Certo, sarei disonesto a non ammetterlo.

Parto dal presupposto che questo è un gioco e durante una partita possono esserci episodi che si prestano a più di una interpretazione.

Dopo una partita, con l’adrenalina addosso e la mente non lucida, le esternazioni possono starci, ma non per colpa nostra o del Ladispoli, una società verso la quale provo un grande rispetto.

Purtroppo gli arbitri possono sbagliare, sono esseri umani come noi ed io alla malizia per far vincere questa o quella non credo.

Sono dell’opinione che, se uno è più forte, vince a prescindere dall’episodio negativo o dall’arbitraggio infelice”.

ladispoli gol

Gli ultimi risultati vi hanno fatti scivolare a quattro punti dal primo posto.

La gara di domenica sarà decisiva?

Firmeresti per un pareggio?

“Non penso che lo sarebbe, anche se sette punti da recuperare comincerebbero a diventare tanti in caso di risultato negativo da parte nostra.

Il discorso piuttosto è un altro: fin dalla formulazione dei gironi la scorsa estate, è stato subito chiaro che quest’anno sarebbe retrocessa almeno una società di blasone a causa del grande equilibrio che regna in un torneo dove non esistono i Monterosi o gli SFF Atletico degli scorsi anni.

Le partite saranno tutte battaglie ed a vincere sarà chi sarà più costante ed avrà quella continuità che, ad esempio, il Ladispoli sta avendo in queste settimane.

Quanto al pareggio, rispondo di sì, però un esito del genere potrebbe rimettere in gioco tutte le rivali fino all’Eretum Monterotondo…”.

Tra queste chi temi di più?

“L’UniPomezia, non ho dubbi.

E’ una squadra molto forte sia nel collettivo che nei singoli.

Uno come Delgado, ad esempio, è un lusso che in pochi possono permettersi”.

delgado unipomezia

Chiudi gli occhi e prova ad immaginare la sfida di domenica.

Che risultato ti frulla in testa?

“Sono fedele alla linea: segnerà Bussi e vinceremo noi per 1-0 (ride)…

Loro giocano benissimo.

Hanno spunto e tecnica, noi però siamo tosti e fastidiosi da affrontare.

Negli ultimi anni abbiamo sempre avuto una delle migliori difese e quest’anno è dura per tutti segnarci.

Immagino una partita in cui loro terranno il pallino del gioco e noi proveremo a sfruttare le ripartenze”.

Dopo di te parlerà il Capitano del Ladispoli, Andrea Marvelli.

Hai un messaggio da spedirgli?

“No, al Papu penserà direttamente Passiatore domenica mattina (ride)…”.

Quello del difensore centrale è un ruolo molto delicato e difficilmente un bambino sceglie di giocare lì.

Tu sei andato in controtendenza.

“Da piccolino giocavo a centrocampo.

All’inizio vedendomi in quella posizione la gente che non mi conosceva credeva fossi il classico lungagnone, lo scarparo di turno che metti lì, poi però si sono ricreduti.

Con il trascorrere del tempo, sono stato arretrato in difesa ed in questo ruolo credo di esser riuscito a mettere a frutto le mie caratteristiche, mettendomi sempre a disposizione della squadra e dell’allenatore”.

marini calabresi passiatore crecas

E’ vero che il reparto difensivo di una squadra compone quasi una squadra a sé?

“Sì, accade una cosa molto semplice: mentre gli attaccanti vivono per il gol, tra i difensori ed il portiere si genera quasi un’empatia.

Ognuno ci mette del suo per evitare che la squadra subisca reti e le caratterstiche dei vari singoli quasi si fondono in un blocco unico.

Attenzione, però, questo non significa che il lavoro dell’intera squadra non sia determinante per una buona fase difensiva.

Tutt’altro”.

Nel frattempo, tu, Marini, Passiatore e De Angelis state facendo un campionato pazzesco.

E’ la difesa più completa e forte nella quale tu abbia mai giocato?

“Intendendo il reparto, credo di sì.

Mattia, Jacopo ed Alessio sono estremamente forti e per me con loro accanto risulta tutto più semplice.

Lo rimarco, anche se in passato ho avuto anche il piacere e l’onore di giocare al fianco di difensori forti come Razzini, Brack, Galluzzo, D’Ambrosio, Cioffi o Chiavaroli.

La mia carriera?

Molti mi dicono che avrei potuto far meglio, ma caratterialmente io sono questo: io la testa non l’ho mai abbassata con nessuno e forse questa cosa mi ha penalizzato, però sono una persona onesta e sincera”.

calabresi

Esiste un desiderio che tieni lì da qualche parte e che speri di vedere realizzato in futuro?

“Te lo dico con il cuore in mano e senza l’intenzione di passare per il profeta di turno: nel mondo c’è troppo marcio.

Devono tornare a farla da padroni il bene ed il rispetto tra gli uomini, perchè vivremmo tutti quanti in modo migliore.

A questo affianco un altro discorso: mi auguro che questo sia l’anno del Cre.Cas. Città di Palombara.

Spero che ce la facciamo perchè, credetemi, ce lo meriteremmo davvero per tanti motivi…”.