In un momento in cui il nostro calcio dilettante è preda di ansie ed in cerca di appigli, ti volti e trovi lui.
Una certezza nel mare in tempesta.
Alessio Piccheri ha soffiato qualche mese fa su quaranta candeline.
Un numero importante nella vita di un uomo, specie per uno che tre quarti dei suoi anni li ha trascorsi in mezzo al campo.
Lui c’è sempre, ci puoi contare.
Difensore solido quanto generoso.
Detestato dagli avversari, quanto venerato dai compagni di squadra e da chi nel gioco del calcio preferisce la soave bellezza di un tackle più della raffinata velleità di una rabona.
Il tempo per lui sembra essersi fermato o almeno lui il tempo vuole piegarlo alle sue esigenze, magari alzando il gomito quanto basta per fargli sentire la presenza.
A smettere non pensa affatto e, visti i risultati che continua ad ottenere, è dura dargli torto.
Tra le mille maglie indossate c’è anche quella rossoverde.
Ricordi di una stagione piacevole che per novanta minuti, i prossimi, si scioglieranno come neve al sole, perchè ora la testa è tutta per il suo Anzio.
Al Bruschini è tornato la scorsa estate e lì vuole provare a prendersi altre soddisfazioni.
Alessio, domenica torni per la prima volta da ex al Comunale di via Marconi.
Quali sono i tuoi ricordi dell’esperienza artenese?
“Andai ad Artena dopo il campionato vinto con la Monterotondo Lupa e ringrazio ancora il patron Di Cori e l’allora presidente Tabanelli per aver puntato su di me.
I ricordi non possono che essere positivi.
La squadra era stata costruita per salvarsi ed invece chiuse al quarto posto con la seconda miglior difesa del torneo alle spalle della Lupa Castelli Romani”.
C’è qualcuno che rivedrai con piacere?
“Mi sarebbe molto piaciuto rivedere Alessandro Valentino, un ragazzo a cui sono molto legato.
So che purtroppo non ha ancora recuperato dall’infortunio e dunque non sarà in campo.
Gli mando un grande abbraccio”.
L’Anzio sta vivendo una stagione straordinaria, nonostante non fosse partita con ambizioni importanti.
“Sono tornato qui a quarant’anni perchè ad Anzio si respira aria di calcio vero come piace a me.
Rispetto alla mia precedente esperienza ho ritrovato capitan Guida e Simone Rizzaro.
In più ho avuto la fortuna di conoscere un tecnico bravo e preparato come Catanzani che già conosceva parte del materiale umano a sua disposizione, soprattutto tra gli under.
I successivi arrivi di Daniele Barile ed Alessio Fatati hanno fatto il resto.
Stiamo facendo bene e ne siamo felici, però il primo obiettivo resta quello di arrivare ai fatidici 40 punti, poi proveremo a spostare l’asticella…”.
A tuo giudizio, è ancora attaccabile il primato del Città di Ciampino?
“Visto l’ottimo rapporto che mi lega al mio ex presidente Cececotto ed a Simone Santoni e facendo gli scongiuri, dico che saranno certamente loro a vincere questo campionato.
In estate sentivo spesso il mio amico Ruggero Panella parlare di salvezza, ma considerati i nomi presenti in squadra mi sembrava un traguardo riduttivo.
In più, le defaillances di squadre come il Gaeta ed il Cassino hanno fatto il resto e giocato a loro favore”.
Soffermiamoci allora su quel secondo posto che attualmente condividete proprio con la Vis Artena.
Sarà una corsa tra voi e loro, a tuo giudizio?
“Può darsi, anche se qualche chance la darei anche all’Itri.
Recentemente il Cassino mi ha fatto una grossa impressione, ma il distacco è notevole ed oltretutto dovrà fronteggiare anche l’impegno nella fase nazionale della Coppa Italia.
Difficile possa rientrare nei giochi.
Tutto sommato, credo che la favorita per chiudere alle spalle del Città di Ciampino sia la Vis Artena, non foss’altro perchè è stata costruita per vincere il campionato”.
Te la senti di lanciarti in un pronostico sul match di domenica?
“Penso che loro siano leggermente favoriti, anche perchè sono più abituati di noi a giocare sul terreno in sintetico.
Noi andremo lì per fare la nostra partita.
Veniamo da due successi consecutivi ed in trasferta il nostro rendimento è stato buono”.
Alla tua età dove trovi ancora la forza di allenarti quattro o cinque volte durante la settimana e poi scendere in campo la domenica?
“Credo sia principalmente una questione di testa.
D’altronde, penso che sia sempre stato questo il mio punto di forza.
Ovvio che poi una corretta alimentazione mi abbia aiutato a preservare il fisico ed a farlo recuperare da quegli infortuni, anche gravi, che mi sono capitati.
In prevalenza, è però l’aspetto mentale quello che fa la differenza.
Io non penso che a vincere perchè vincere mi rende giovane.
Sono letteralmente schiavo, succube della vittoria“.