A cura di Giovanni Crocé
Mister Chiappara, sappiamo il suo mantra per cui tutte le partite sono importanti, ma ospitare e vincere contro il San Cesareo, la più forte rivale per i playoff sarebbe il colpo della settimana...
Io ti riconfermo questa mia convinzione, ogni vittoria è importante, non ci sono gare più o meno importanti, perchè credo che tutte le gare siano importanti perchè portano tutte 3 punti e permettono di lavorare bene, è chiaro che questo San Cesareo non è esattamente lo stesso a livello mentale che noi abbiamo sconfitto 0-3 a casa loro nel giorne di andata, a loro vanno fatti i complimenti tanto quanto vanno fatti a noi, perchè il San Cesareo di mister Perrotti, pur se la critica lo accreditava di un organico meno importante rispetto a qualche anno fa, ha anzi fatto lo stesso un grandissimo campionato crescendo di giornata in giornata nonostante gli investimenti fossero minori, posso solo dire bravi a loro e che faremo come sempre il massimo per fare la nostra prestazione cercando la vittoria, come l’abbiamo sempre cercata.
Rispetto all’andata come tutti sappiamo avete passato una fase difficile da lei più volte rimarcata ed ora venite da un pareggio a reti bianche contro la Nuorese…
Posso dire che sono contento perchè oltre a lavorare duro come ho praticamente sempre visto dall’inizio ad oggi, vedo che i ragazzi hanno ormai definitivamente superato il periodo difficile e si sono scrollati di dosso qualche atteggiamento non positivo che non li faceva rendere in tutte le fasi della partita al cento per cento e questo per me conta più di tutto. Stiamo bene mentalmente e nonostante la mancata vittoria la serie positiva è da tempo riaperta, e un avversario come il San Cesareo ci troverà di certo preparati. Abbiamo avuto qualche indisponibilità anche nella ultima trasferta sarda, più di qualcuno, ma abbiamo ottenuto un punto al “Frogheri” proprio perchè c’è di nuovo la compattezza e la voglia di giocare al calcio in modo propositivo esattamente come nel periodo iniziale in cui dopo le prime 9 gare eravamo al primo posto. Da questi segnali per me al di là del risultato, arriverà un finale di stagione all’altezza dell’Ostiamare.
Al di là del playoff e della ferma volontà di rispettare i desideri societari di migliorare il piazzamento dell’anno scorso, può fare un primo bilancio della sua esperienza da trainer biancoviola?
E’ un po’ presto per farla ma diverse partite si sono già giocate e credo che adesso l’Ostiamare sia dove meriti di essere nonostante potesse arrivare qualche punto in più, siamo partiti benissimo meritandoci il primo posto ma allo stesso modo, pur lottando ogni domenica per proteggere quanto di ottimo ci eravamo costruito, credo che la classifica non menta mai neanche nel nostro caso, rispecchia quello che l’organico ha dato, allenandosi con serietà. Non voglio e non so dire cosa io abbia potuto dare all’Ostiamare, ma so che l’Ostiamare mi da ogni settimana tutto quello che un allenatore può desiderare per lavorare bene cercando di tenere un livello calcistico alto: qua si lavora nel rispetto dei ruoli, non manca nulla a partire dalle strutture e da uno staff sempre a disposizione delle necessità di allenatori e giocatori e col Presidente Lardone mi trovo molto bene, abbiamo lo stesso modo di intendere non solo il calcio ma anche la vita, quindi non posso chiedere di meglio che potermi sempre concentrare al cento per cento sul campo, qua c’è tutto quello che chiedo per lavorare serenamente e con profitto.
Eppure quale potrebbe essere un giorno, tra i professionisti e non, la squadra dei sogni che vorrebbe allenare, mister Chiappara?
Non ho una squadra dei sogni vera e propria, ma sogno un modo di lavorare pulito, leale ed organizzato, come all’Ostiamare. Non ho l’ansia di dover arrivare a ogni costo e contro ogni meritocrazia al calcio professionistico solo perchè qualche Presidente mi “regala” la possibilità di allenare tra i professionisti o mi da qualche soldo in più, questo non vuol dire che non lo voglia, sono ambizioso, come tutti i tecnici. Io, seppur da calciatore, il professionista l’ho fatto per 20 anni e so cosa vuol dire, mi sono tolto le mie soddisfazioni anche economiche e il mestiere di allenatore ho scelto di intraprenderlo subito dopo per pura passione ed amore di questo gioco, che è sempre stata una parte importante della mia vita. Se arriverò, voglio che sia perchè ho meritato di stare, anche da allenatore, tra i professionisti, non andrei mai a fare il “pupazzo”, magari cacciato via alla prima difficoltà. Il mio sogno è allenare dovunque, anche tra i professionisti, trovando presidenti equilibrati come lo è il nostro Presidente Lardone, perchè il calcio è soprattutto programmazione e coerenza, non andrei mai a fare un salto nel vuoto, anche fosse tra i professionisti, per essere cacciato alle prime difficoltà, ai primi risultati negativi che fanno parte del gioco. Pertanto più che una categoria o una squadra, desidererò sempre andare dove potrò andare ad allenare in un certo modo.
Mister, essendo lei stata una bandiera dello Spezia Calcio ancora stimatissima dai tifosi, segue la cavalcata spezzina verso la A? Sogna un giorno di poter tornare magari ad allenare là?
Mi farebbe piacere, ma so per esperienza personale che la storia e la gratitudine di quello che hai fatto da calciatore quasi mai vale come credito per poter ricevere un posto da allenatore – salvo rare eccezioni – oltretutto la presidenza dello Spezia, seppur sia ricchissima come quella attuale, è totalmente cambiata rispetto alle stagioni in cui giocavo io, quindi non ha senso pensarci. Ho fatto bene anche altrove e sono legato molto anche ad altre società, è chiaro che lo Spezia da un certo punto in poi della mia vita lo seguo in modo speciale e credo che quest’anno possa provare, come già fa da diversi campionati, ad approdare in serie A, ne sarei felice. Se mi seguano non lo so, e se mi chiamasse un giorno una società professionistica, mi farebbe piacere, ma come ti ripetevo prima, mi interessa poter lavorare per progredire in un certo modo, per me non basta solo il nome della società ad allettarmi.
Sappiamo che è estremamente legato a Roma dove ha chiuso la carriera da calciatore ed iniziato quella da allenatore, le costerebbe fatica allontanarsi dalla nostra regione?
Se voglio entrare nel professionismo anche da tecnico va da sè che non è un problema spostarmi dal lazio per andare ad allenare nei luoghi che via via riterrò migliori per le mie prospettive di crescita, però seppur milanese di nascita, da tempo mi reputo un “romano” d’adozione, fin dai tempi della Cisco Roma, a Roma sto benissimo sotto tutti i punti di vista anche come mentalità e qualità della vita e, cosa non secondaria, a Roma ho sempre gli affetti più cari, prima fra tutte mia figlia, quindi sarà sempre una città importante per me anche se dovessi andare via, credo che ci ritornerò sempre volentieri.