A cura di Giovanni Crocé
La forza di una squadra è dentro al campo grazie ai giocatori, all’allenatore, alla Presidenza, al comparto comunicazione, ai tifosi, ma anche contando su uno staff tecnico che abbia la capacità di mettere a punto il “motore”, le gambe, i muscoli dei protagonisti del match. Ecco perchè abbiamo scelto di spostare leggermente il focus di questa intervista andando a parlare con Mauro Taraborelli, il preparatore atletico della Lupa Castelli Romani tanto in questa cavalcata in vetta al girone G, quanto in quella degli “illegali” della stagione passata che vinsero a razzo il campionato d’Eccellenza della scorsa stagione, sbaragliando la concorrenza.
Taraborelli, nel bene e nel male, la preparazione atletica in questo calcio moderno è vitale anche tra i dilettanti, eppure di voi preparatori si parla troppo poco quando la squadra va forte ma siete tra i primi ad essere criticati se la squadra stenta. E’ una tendenza che può essere invertita o quantomeno contestata?
Per mia fortuna ho un gruppo di calciatori splendido sotto ogni punto di vista e la testa comanda molto di quello che poi i muscoli riescono a tradurre in grandi prestazioni, quindi negli ultimi due anni alla Lupa Castelli di me e del mio lavoro meno se ne è parlato e paradossalmente più sono stato felice, perchè vuol dire che tutto è andato bene sotto il profilo della preparazione atletica. E’ un po’ la mia filosofia per poter lavorare concentrato e tranquillo: del preparatore atletico meno se ne parla e meglio è, perchè quando incomincia a parlarsene spesso capita perchè i calciatori fanno fatica in campo e la parte fisica è naturale che risulti tra le componenti più evidenti quando qualcosa non va. Ritengo che tuttavia nonostante il preparatore atletico sia sempre più centrale in una società di calcio che vuole ottenere risultati sempre migliori, quando le cose non vanno nel modo giusto è perchè il calciatore fatica ad entrare in sintonia con i metodi di allenamento proposti, come nel caso di un allenatore. Anche il preparatore atletico per raccogliere assieme allo staff i propri frutti ha bisogno di entrare il meglio possibile in empatia con i calciatori, come tutti i professionisti che lavorano in team: se non credono in quello che tu proponi, anche solo qualcuno della rosa, allora qualunque preparatore, anche dal grande passato, avrà un presente complicato.
Va detto che se problemi ne avete avuti, poi in campo la brillantezza anche dal punto di vista atletico è stata sempre costante ed evidente, raramente avete avuto cali, che tipo di preparazione avete svolto questa estate?
Avevamo iniziato già con mister Gagliarducci che mi ha invitato a restare nonostante la sua partenza pressochè immediata dalla Lupa Castelli, a fare una preparazione da subito con tanto “pallone”, tante esercitazioni con l’attrezzo principe del gioco del calcio e proporzionalmente un lavoro a secco dapprima importante e via via sempre più sfumato per lasciare spazio alla palla e questa è una delle modifiche alla preparazione che di solito applico nella preparazione atletica di cui vado più fiero, perchè ho visto che nei ragazzi ha trovato da subito un ottimo riscontro sia in settimana che durante la partita. Tuttavia la base dei calciatori messami a disposizione dalla società per essere preparata era già ottima, ogni atleta ha bisogno di una preparazione a sè ma nella Lupa Castelli attuale ora vedo quasi tutti sullo stesso livello atletico per la gran parte del match e la soddisfazione maggiore che mi hanno dato i ragazzi è proprio questa, cioè che pur partendo da basi diverse sono tutti cresciuti esponenzialmente molto.
Chi è il “robocop” della Lupa Castelli, l’atleta più “preponderante” sotto l’aspetto fisico?
Partendo dal presupposto fondamentale che parlo di un ragazzo che è rimasto fermo qualche mese l’anno passato per infortunio, adesso Matteo De Gol sta veramente bene sotto tutti i punti di vista e l’ha aiutato molto la struttura fisica importante da difensore centrale e una predisposizione al lavoro che poi è il tratto distintivo di tutta la rosa, che siano under o over, giovani o meno giovani, la cultura del lavoro e la predisposizione ad affidarsi allo staff è la vera carta che i ragazzi hanno saputo spendere dal primo giorno di ritiro per crescere insieme e la loro fiducia è la cosa più bella per me. Tra i più esperti Colantoni, “Carletto” Baylon, ormai non mi sorprendono più tanto sono costanti nelle prestazioni di alto livello, anche perchè con lui e con altri, in questi due anni si è creato un ulteriore rapporto di amicizia che aiuta tanto a lavorare in sintonia, ma anche Mazzei, che viene da un settore giovanile importante come quello della Lazio, e Simone Icardi, o Di Nezza, avevano da colmare un gap fisico arrivando nel tempo a livelli sempre più alti come quelli imposti da chi lotta per traguardi importanti e pur essendo giovani, fanno da tempo parte di un gruppo giovane che non ha più alcun problema ad affrontare anche avversari di 30 anni esperti e fisicamente preparati.
E poi c’è la ben nota capacità di far gruppo, come rivendicate da sempre…
Quello è un segreto nel segreto, non per nulla tanti vi raccontano di come nessuno qua vuole perdere mai in partita come in un possesso palla provato durante un allenamento qualsiasi e questo è il vero surplus, quello non puoi insegnarlo, essere “rosicone”, avere carattere forte, è qualcosa di contagioso ma devi essere già predisposto per ribaltare le partite anche quando qualcosa sotto il profilo atletico non va come deve o l’avversario è in forma tanto quanto te o anche meglio di te, perchè le flessioni di forma sono umane durante una stagione dura come quella della serie D. Non per nulla sentite parlare dai giocatori stessi del gruppo di “cani” ecco, questo è il segreto, un “branco” di calciatori che remano tutti nella stessa direzione e sanno stare uniti. Ricordo come un simbolo la partita di andata col Terracina dove eravamo in svantaggio e poi abbiamo vinto al fotofinish quasi solo perchè lo volevamo, perchè dal punto di vista atletico non avevamo fatto una partita splendida. Ecco perchè tutto è così alla Lupa Castelli, perchè il gruppo ha tutte le caratteristiche giuste per valorizzare il proprio lavoro e quello dello staff.
Lei ha la possibilità di capire quando qualcuno va in riserva atleticamente e di prevedere una brutta prestazione?
Qualcosa con gli anni di esperienza e la raffinatezza degli strumenti, della tecnologia si può sempre prevedere ma poi in campo arrivano componenti emozionali, l’avversario, le condizioni del campo, un infortunio di origine traumatica che non è preventivabile, a cambiare le carte in tavola. Può capitare che per me un ragazzo sia in forma ma poi scelte di formazione anche legate all’avversario da affrontare, agli under in età di lega da schierare impongano a mister Galluzzo o a chi è l’allenatore di fare scelte diverse e allora deve essere bravo il calciatore a farsi comunque trovare pronto quando va in campo entrando subito bene in partita. In più la nostra preparazione atletica da subito è stata basata sulla capacità di giocare bene in casa su un campo ampio come il “Montefiore” di Rocca Priora, che ha avuto per molto tempo un fondo dissestato che ci ha preoccupato non poco nel preservare una rosa ricca di talento e personalità dagli infortuni, anche a questo abbiamo voluto prestare una attenzione particolare anche se l’infortunio occorso a novembre al nostro storico capitano Emanuele Mancini ha dimostrato che anche il fato ha il suo peso, nonostante tutta la preparazione atletica del mondo, gli infortuni di origine traumatica sono sempre possibili e sono il rammarico maggiore per noi preparatori atletici perchè bruciano mesi e mesi di ottimo lavoro con persone splendide.
Chi, da collega, secondo te ha preparato bene questa stagione i vostri avversari contro di voi?
Sicuramente il San Cesareo che ci battè quest’anno sotto Natale era una squadra eccellente sotto il profilo atletico, ma anche il Palestrina incontrato nell’ultimo turno e che ci ha costretto al pari o ancora prima l’Aprilia, sono tre squadre che mi impressionarono notevolemente perchè erano veramente coese, coi reparti corti, non adavano mai in debito di ossigeno e hanno saputo impegnarci duramente anche sul piano della corsa, segno che si lavora tanto e bene anche altrove e oramai di preparatori atletici tecnicamente validi ce ne sono molti tra colleghi, per questo, ripeto, il più efficace secondo me è il preparatore atletico che meglio lavora in sinergia con i ragazzi e l’allenatore, creando un rapporto fiduciario. Io e Galluzzo abbiamo sempre un colloquio costante ed appagante, proficuo, perchè per lui come per altri, la forma fisica è tra i parametri più importanti e davvero, a parità di talento, non si guarda al fattore “giovane-vecchio”, va in campo chi sta meglio dal punto di vista psicofisico.
Ultimamente La Cava e Nohman, nelle ultime due settimane stanno tirando il fiato, è normale per due colossi del genere?
Sono due centravanti forti fisicamente e che non si risparmiano mai, nella sostanza e nel numero dei gol fatti e come apporto alla squadra il loro modo di giocare li ha portati ad avere qualche problema fisico che stanno risolvendo, ma proprio perchè abbiamo una rosa ampia, la concentrazione dello staff deve essere votata a tenere tutti mediamente con una grande condizione complessiva, perchè tecnicamente i ragazzi sono tutti validi: penso a Kosovan, è giovane come anagrafe, un centrocampista classe1995 arrivato nel mercato invernale, ma nel fisico e nella mentalità è molto più forte e grande del previsto e in fatti si è uniformato subito bene al livello dei compagni di squadra e gioca sempre: nostro compito è anche quello di permettere a mister Galluzzo di avere il numero più alto di risorse tecniche a cui attingere anche a gara in corso.
Da preparatore atletico le mette “ansia” l’abitudine di calciatori anche di altissimo livello che fumano o mangiano in modo sregolato?
Più la seconda della prima, nel senso che non ho mai seriamente rilevato evidenze per cui se un calciatore fuma solo qualche sigaretta ogni tanto, riceva poi così tanti danni sulla sua settimana di allenamenti o sulla prestazione sportiva domenicale. Certamente se poi questo atleta esagera e fuma tre pacchetti di sigarette al giorno il danno è grave e permanente come per qualsiasi essere umano, ma mi preoccupa molto di più chi non sa controllarsi a tavola, non alla Lupa Castelli ma mi è capitato in passato, soprattutto con giovani calciatori, di fare rimproveri dal punto di vista alimentare, soprattutto per questa cultura sbagliata di eccedere in qualche snack malsano. A scanso di equivoci però nè sull’alimentazione nè sul fatto del fumare questo gruppo mi regala brutti pensieri, e se fumassero lo fanno ben nascosti, non davanti a me eppure vanno sempre a duemila allora. Mi preoccupa altresì la cultura del riposo, che per un vero sportivo ad alto livello è basilare per recuperare bene dalle fatiche della partita e dell’allenamento, per ritemprare il fisico, andando a letto presto, stando lontai dall’overdose da smartphone, organizzando al meglio ed in modo sano anche la propria vita fuori dal campo, i propri tempi biologici. Chi pensa che riposare bene non sia vitale come allenarsi bene sbaglia, sono fondamentali l’uno per l’altro.
Vi mancano pochi punti per la Lega pro ma non ci permettiamo assolutamente di ricordarvelo due volte, in questo momento insieme a Galluzzo state curando di più la parte mentale oltre a quella fisica?
Va da sè che più si è apparentemente vicini alla meta e più ogni partita sembra più pesante, più ardua, a prescindere da chi affronti e quindi è ovvio che stiamo monitorando con tutto lo staff anche le reazioni dei ragazzi alle sollecitazioni, alla loro emotività, ma onestamente a parte una leggera flessione più che naturale dopo un campionato al massimo, problemi non ne vedo, vedo anzi la solita contagiosa positività ed allegria che permette sempre a questo gruppo di tirare fuori prestazioni che vanno a volte anche oltre a quello che le moderne strumentazioni biometriche come gps, cardiofrequenzimetri e quant’altro possono restituire sotto forma di dati ed è anche per questo che cerchiamo di continuare su questa strada, gara dopo gara, senza andare a fare pensieri troppo più in là nel tempo.
Eventualmente, salendo di categoria, va cambiata anche la forma e la sostanza della preparazione?
Questa serie D e questo gruppo specifico di calciatori è già formato nel tempo e dalla reciproca conoscenza su un livello tecnico ed atletico molto alto, e più in generale io non bado mai alla categoria se non c’è troppa differenza, ma alla quantità e alla qualità degli elementi che compongono il gruppo, dal punto di vista anagrafico e morfologico in primis, ma anche valutando caso per caso quale possa essere la preparazione giusta per ogni calciatore, quindi dipenderà da come sarà formato l’organico della prossima Lupa Castelli, più che dalla categoria, da quanti resteranno e da quanti andranno via.