A cura di Giovanni Crocé
Daniel Gordini, classe 1996, fisico da granatiere, spesso nella nostra Top 11 settimanale di “Calcio d’angolo”. Sei uno tra i più apprezzati stopper giovani del nostro girone G di serie D dopo aver vinto da titolare l’eccellenza l’anno scorso, anche se ora pazienti in panchina…
E’ la realtà di una rosa ampia e mai dimenticata dal nostro Mister Giorgio Galluzzo che è sempre attento a tutti quelli che ha a disposizione, nella legge del campo per cui se trova uno più pronto di me o vede che io posso essere il meglio per la squadra in un dato momento della stagione, non ci pensa due volte a fare la formazione migliore. In tutte le grandi rose della storia del calcio è stata così, e se la Lupa Castelli è prima è anche per questo motivo, tanta scelta e disponibilità da parte di tutta la rosa. Poi, nel dettaglio, intendiamoci, per essere un ’96 in un ruolo delicato come quello di difensore centrale, ho giocato praticamente sempre per tre mesi, quindi sarebbe assurdo che io mi lamentassi, anche perché chi ora gioca al posto mio è un signor giocatore come De Gol, devo solo continuare ad allenarmi con fame e presto potrò tornare a fare il titolare, non ho l’assillo. Certo non sono soddisfatto mai del tutto se non ho convinto il mio mister una domenica a non schierarmi, ma l’atteggiamento giusto è quello di lavorare duro ma in silenzio, tutti i grandi campioni fanno questo, e io cerco di imitarli nella mentalità.
Ecco un piccolo dilemma tattico risolto nel tempo, per chi ha avuto modo di vederti solo questa stagione o al più la scorsa in Eccellenza vincere il campionato: tu sei uno stopper, non un terzino destro…
Esatto, per caratteristiche fisiche io sono un difensore centrale, nelle giovanili di Ostiamare ed Urbetevere ho sempre fatto, fino agli allievi elite coi canarini di via della Pisana, lo stopper puro a 3 o a 4 in difesa, e la mia migliore stagione fu proprio quando realizzai 9 reti su azione negli allievi elite dell’Urbetevere: la stazza fisica era quella giusta per colpire e farsi rispettare in area di testa. Non ho indubbiamente la struttura atletica di un terzino, in questo lo stesso De Gol, che per me è una sicurezza ancor più da terzino che da difensore centrale, ma anche Fantini e Mazzei sono più adatti di me a giocare lateralmente. Con questo non dico che non posso o non voglio farlo, anzi, ho vinto l’eccellenza giocando esclusivamente da terzino l’anno passato con Gagliarducci, quindi è nella logica delle cose che io lo sappia fare, quel ruolo, ma in D ovviamente più sali di livello e più sai che dipende da chi ti punta, se gente come Oggiano o Piro o Pero Nullo decide di andar via, per un terzino è sempre dura arginarlo per tutta la partita, ed è indubbio che la mia dote vera, il punto che sento più forte è quello della fisicità, del coraggio negli interventi, della potenza, più che della sveltezza di passo, ma tutto si può migliorare. Se serve sono anche portiere, come nei casi migliori conta arrivare in fondo.
Ecco, arrivare in fondo, primi, adesso avete sei punti in più della viterbese e lo scontro diretto in casa, una bottiglia di champagne al San Cesareo, anche se vi ha battuto, potreste inviarla…
Va detto che loro sono stati perfetti sia con noi che a Viterbo, hanno vinto per par condicio senza regalare niente a nessuno né alimentando sospetti e dubbi sulla serietà di nessuno, così si fa e dobbiamo tenerlo ancora di più a mente quando si parla di serie D con poca qualità e professionalità. Per me abbiamo sempre intatte possibilità di arrivare in testa e toglierci l’ennesima soddisfazione consecutiva, ma dipenderà da noi e dagli altri, perché senza squadre di qualità come il San Cesareo non esisterebbero passi falsi e chi spende meglio e di più sarebbe già in C a febbraio e grazie a dio così non è.
E se battessi tu le prime due della classe come è accaduto al San Cesareo, crederesti a un obiettivo superiore?
Va detto che è stato lo stesso San Cesareo a dichiarare che non ha la priorità di vincere la D al di là di quel che invece accadeva nelle ultime 2-3 stagioni, ma la qualità della rosa in certi elementi non devo dirla io, è evidente, se sai giocare a calcio come Brack, Merlonghi, Pascu ed altri ancora, puoi dichiarare alla stampa quello che vuoi ma tratti alla grande il pallone, sei forte di testa e di gambe e a pallone ci giochi alla grande. Devo dire che secondo me la loro forza è nella tattica e nel non perdere mai la testa davanti alle avversità, perché contro di noi per come l’ho vista io hanno segnato e sia prima che dopo hanno giocato tatticamente da 10, bloccando a uomo con una marcatura ad hoc Siclari e stoppando le discese di Colantoni, che è il nostro razzo, e poi hanno lottato con grinta e raziocinio correndo come nessuno. Sono una squadra vera. Quindi se fossi in loro andrei avanti con coraggio e se non vincessi comunque avrei fatto più del dovuto e costruito magnificamente per la stagione successiva, non mi dispererei comunque.
Sei stato anche convocato a Roma questa settimana per prendere parte al quarto raduno all’”Acquacetosa”, dalla rappresentativa nazionale di Serie D che si prepara alla classica “Coppa Carnevale”, sogni di essere in squadra al torneo di Viareggio?
Se fai il “Viareggio”, se vai in toscana, a tuo modo entri nella storia e viene nobilitato il tuo curriculum, ti arricchisci nell’animo. Che tu sia in una formazione Primavera professionistica o meno, sei un piccolo grande atleta, un calciatore ancor più sotto la lente d’ingrandimento. Per chi è del ’96-’97 come me ed altri è la Champions League della categoria, anzi un piccolo Mondiale in terra italiana, visto che sfidi anche squadre americane, australiane, messicane, paraguaiane, brasiliane, sarebbe strepitoso esserci e lo spero, sarebbe un coronamento di un sogno e un riconoscimento che fa sempre piacere. Nel raduno romano di cui parlavi, abbiamo concluso lo stage tecnico giocando alla pari l’amichevole finale contro il Latina primavera di mister Paolo Negro e spero che anche se sono stato chiamato solo per questo raduno mentre il mio compagno Simone Icardi è già al secondo su quattro, il mio basti e sia quello buono. D’altronde non ho giocato le ultime due da titolare ma mi hanno convocato lo stesso, quindi è già un bel premio per quel che ho fatto finora. In questi due anni sono comunque andato sogno dopo sogno sempre avanti sereno e fiducioso che se faccio bene, presto o tardi qualcosa di bello per me è sempre arrivato ed è un po’ il mio mantra, pensare positivo e lottare ogni giorno. Per ora paga, perché cambiare?
E se tu fossi un selezionatore, dei tuoi coetanei chi compreresti o convocheresti subito nella tua squadra ideale?
Ne ho visti due, proprio a quest’ultimo raduno, che sono per me giocatori meravigliosi, tutti e due centrocampisti, tutti e due con personalità enorme, fisico e coraggio nel far girare il pallone e li farei anche giocare assieme in mezzo: uno è il ’95 ex Fregene, Nicolas “Nico” Bensaja, della Civitanovese e poi Matera, ’96 come me, che gioca in puglia nell’Andria: hanno un futuro favoloso, secondo me, nel grande calcio.
Da chi hai preso questo fare grintoso in difesa, che ti aveva quasi fatto tesserare dalla Samp Primavera un anno fa?
Ma della Sampdoria e del lungo provino a Genova conservo un ricordo bello, un assaggio di gran calcio che spero di rivivere. A mister Enrico Chiesa, tecnico della scorsa primavera blucerchiata io piacevo e lo aveva detto a me e anche ai dirigenti, con me presente. Tuttavia l’arrivo del Presidente Massimo Ferrero in società, come spesso accade in cambi di proprietà repentini, credo abbia di fatto stoppato tutto. L’organigramma societario di un grande club in questi casi viene profondamente rivisto e alla Samp sono cambiate diverse figure durante l’estate scorsa. Di conseguenza molti discorsi sui giovani da acquistare sono stati annullati o congelati, suppongo che il mio problema sia stato questo. Ma di comune accordo non ho battuto ciglio, anche perchè spesso è comprovato che per diciottenni come me è meglio giocare subito contro vecchi marpioni in D e vincere, piuttosto che assaggiare le grandi platee del settore giovanile e poi magari tornare in D poco preparati e delusi dall’apparente “retrocessione” nei dilettanti. Io spero di fare il percorso inverso e arrivare dal basso alle stelle dei professionisti ed è stata una scelta ponderata, una Berretti o una Primavera di livello inferiore alla Samp avrei avuto chances reali di disputarla anche io, ma sono felice di essere rimasto qua, in questa super società, a farmi le ossa sul serio, a far parte di un grande futuro. Per quanto riguarda me, la grinta l’ho sempre avuta, ma ho avuto un impatto importante e tanta fiducia nel mondo dei dilettanti già al debutto tra i “grandi” un anno fa, grazie a un guerriero totale come mister Gagliarducci, uno che mi ha trasmesso tanto interiormente, uno che se non dai il 200 per cento sei fuori e senza discussioni. Poi anche ora con mister Galluzzo, un altro grandioso ex difensore, sto imparando tanto: credo che la mia fortuna è sia essere in un grande gruppo, ma avere avuto anche subito due leader difensivi a farmi da allenatore. Ho tutto per crescere ancora e credo e spero che il tempo sarà galantuomo.