Quando il Serpentara sconfisse il Cre.Cas. ad un paio di giornate dal termine del Campionato di Promozione, Daniele Scotto di Clemente, Antonio Brasiello e Luca Rubino erano lì al centro del campo, al Savoia, e con un occhio ridevano e con l’altro piangevano di gioia.
Dodici mesi dopo, quando il Serpentara liquidò in rapida successione Colleferro, Paterno e Monticelli, loro tre erano sempre lì, in mezzo ad un campo che un paio di volte fu il Cecconi di Monterotondo ed un’altra Le Rose di Genazzano.
Gente magari di poche parole, uomini che le parole hanno sempre preferito rimasticarle insieme ai sentimenti e che finì per commuoversi dopo l’incredibile rimonta con gli ascolani.
Questa storia non ha un lieto fine, perchè è così che va il calcio e non c’è nessun colpevole.
Era semplicemente così che doveva andare.
Da oggi però ai nostri occhi, concedeteci la licenza, Daniele, Totò e Luca abbandonano la dimensione storica del club di Bellegra ed Olevano per entrare definitivamente nella sua leggenda.
Andranno a cercar ulteriore gloria al Real Colosseum, club giovane e che si augura di scrivere altre belle pagine della sua storia privata.
I primi due erano gli ultimi reduci della squadra dei miracoli, quella cui non credeva nessuno e che riuscì a stupire tutti con pochi innesti anche in Eccellenza.
Gli altri se ne erano andati da tempo: chi per scelta, chi per necessità, chi per motivi tecnici, chi per ragioni proprie.
Pochi giorni fa aveva salutato anche Andrea Casciotti che poco prima di sposare la causa del Città di Ciampino aveva anche vissuto l’orgoglio di portare al braccio quella fascia da capitano che per tre anni era appartenuta ininterrottamente a Scotto Di Clemente.
Prima di lui si erano accomiatati Petrucci, Empoli, Dominici, Fazi, Barile, Petrangeli e Morici.
Del Serpentara BellegraOlevano che nella tarda primavera scorsa volò in Serie D per la prima volta nella sua ancor giovane storia adesso restano i soliti appassionati e tenaci dirigenti ed una manciata di giovani di belle speranze.
Ai Maione, ai De Santis, agli Spaziani sarà affidato il compito di tramandare la memoria di ciò che fu compiuto e, possibilmente, quello di dimostrare di aver appreso, o meglio di aver rubato con gli occhi grazie alla presenza di coloro che su quel campo non gireranno più.
Nè per ridere, nè per piangere.