Il Sora è Campione Regionale.
Ad un osservatore esterno e disinteressato questa potrebbe sembrare una notizia di poca consistenza visto che parliamo “solo” di un Campionato di Eccellenza, ma quello che sono riusciti a compiere i bianconeri somiglia tanto, tantissimo, ad un capolavoro sportivo.
Vincere non è mai facile, farlo con sessantadue giorni di anticipo rispetto al triplice fischio della regular season vuol dire che si è esercitato un dominio talmente marcato anche ai danni di formazioni più che attrezzate per la categoria da far sembrare quasi una banale formalità ogni appuntamento domenicale.
Nella vita poche certezze possono aversi: una di queste ce l’hanno regalata i volsci, visto che ogni frequentatore del nostro microcosmo calcistico, ivi compreso l’oramai datato scrivente, già al sabato era tentato di aggiornare la classifica, aggiungendo preventivamente i tre punti alla capolista.
E non credete a chi dice di no, perché nega sapendo di mentire.
Perdonateci se in questo breve scritto indugeremo in un’enfasi che a taluni potrebbe apparire fuori luogo e se magari in qualche passaggio sconfineremo nel terreno dell’epica, ma la squadra di mister Alessio Ciardi ha realizzato un’impresa che assai difficilmente potrà essere replicata da altre squadre in questa categoria.
Fin da subito la creatura costruita con minuziosa pignoleria ed attenzione da patron Giovanni Palma e dal suo staff era sembrata la favorita d’obbligo del torneo, ma nessuno avrebbe mai potuto vaticinare che fosse in grado di esibire una superiorità talmente soverchiante sulle avversarie da far apparire quasi ogni confronto alla stregua della partitella in famiglia del giovedì pomeriggio.
Con la sottile, ma decisiva, differenza che in palio non c’era una pizza tra amici, ma un pezzo di sogno che, passo dopo passo, si stava realizzando.
E dire che la stagione non era cominciata neppure nel modo migliore, visto che alla prima giornata i volsci erano stati puniti ad Itri da una prodezza balistica di Malandruccolo.
Una sconfitta che poteva innescare immediati nervosismi e malumori in via Sferracavallo e invece Capitan Andrea Costantini ed i suoi compagni si sono subito scrollati di dosso la polvere di un fastidioso contrattempo e fin dalla successiva gara casalinga con il Terracina, vinta in scioltezza per 4-0, hanno chiarito quale piega avrebbero preso gli eventi nel Girone B.
Da lì in avanti gli artisti in maglia bianconera hanno infilato qualcosa come ventiquattro perle consecutive, conquistando il primato in solitaria a partire dal successo corsaro a Colli Aniene della quinta giornata e rendendo via via sempre più sfocate le sagome delle inseguitrici.
I numeri sono impressionanti, costa quasi fatica provare a menzionarli.
Claudio Corsetti, tornato in Eccellenza dopo i tempi ormai lontani di Velletri, ha deliziato con le sue giocate e con i diciannove centri che ad oggi lo incoronano capocannoniere del torneo, ma l’intera squadra ha denotato un’impressionante predisposizione offensiva.
Le reti realizzate sono complessivamente 80 (una media di 3,2 a partita), quelle subite appena 15.
Quindici come i calciatori capaci di trovare almeno una volta la via del gol nel corso del campionato.
Il Sora ha evidenziato una qualità impressionante in ogni reparto: oltre ai già citati Costantini e Corsetti, è stato innegabile il contributo offerto da altre grandi firme come Pagliaroli, Origlia, Tozzi e Di Stefano, così come non possono davvero essere sottaciuti il merito e la costante applicazione di gente come Prati, come Jammeh o come il portierino Vento, né la solidità dei vari Giorgi, Lapenna o Sganzerla.
Tutti, anche quelli non menzionati, sono stati egualmente determinanti e tutti, nessuno escluso, oggi scrivono il proprio nome nella storia ultra-centenaria di un club cui non si può non voler bene per le pagine che ha saputo scrivere a beneficio di noi appassionati.
La cavalcata firmata dagli uomini del grande Claudio Di Pucchio, ça va sans dire, ma anche lo spareggio del Flaminio vinto grazie alla pennellata di Scarpato contro la Lupa Frascati di Pochesci sono momenti impressi nella nostra mente.
Ma al Sora bisogna voler bene anche per le rovinose cadute ed i momenti di estrema ed immeritata sofferenza provati dai suoi tifosi a più riprese negli anni trascorsi.
Ricordiamo tutto ed oggi, consentitecelo, a questa gente battiamo le mani anche noi.
Di cuore.
Perché vincere un campionato in questo modo, facendo in parte illanguidire trionfi netti come quelli di squadre pure straordinarie come furono la Lupa Castelli Romani di Gagliarducci, il Città di Ciampino di Santoni o lo SFF Atletico di Scudieri, rappresenta anche e soprattutto un risarcimento morale, seppur parziale, per quanto hanno dovuto subire sulla loro pelle i tifosi del Sora che però non hanno mai mollato di un centimetro.
Neppure quando si trattava di sostenere la squadra su campi che non erano più il San Paolo di Napoli.
Neppure quando la maglia non era più indossata dai Luiso, dai De Carolis, dai Giannichedda o dai Coraggio, ma da protagonisti meno illustri ma comunque fondamentali nelle durissime stagioni della ricostruzione.
Alla dirigenza, allo staff tecnico ed ai calciatori tutti vanno ascritti numerosissimi meriti.
Su tutti quello, infinitamente prezioso, di aver saputo restituire a tanta gente l’orgoglio di sentirsi nuovamente i più forti di tutti e di farlo attraverso un percorso che ben difficilmente sarà emulato da altri.
E scusate se è poco…