A cura di Roberto Matrisciano
Promozione girone C
Dopo la non felice esperienza ad Acquapendente, con le note vicissitudini societarie a rendere complicato il cammino già ad inizio stagione, a Dicembre Massimo Meacci ha accettato di scendere di categoria e di trasferirsi allo Sporting Genzano.
L’attaccante, eletto Top Player del ventitreesimo turno e con un trascorso anche in C2 con la maglia del Pomezia, si è subito messo a disposizione della squadra con umiltà e fino ad ora ha contribuito alla causa con tre reti. Il recente infortunio al ginocchio subito nella sfida con il Pro Roma, dopo lo spavento iniziale, non sembra essere nulla di serio e lui non vede l’ora di allacciarsi di nuovo gli scarpini in cerca di nuove sfide.
Prima però, ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa, e forse anche di più…
Massimo, purtroppo per problemi fisici, nelle ultime sfide hai dovuto seguire i tuoi compagni dalla tribuna, compresa la debacle casalinga con il Team Nuova Florida capolista.
Siete crollati sotto i colpi di Piccini e compagni, eppure eravate reduci da tre risultati utili consecutivi che vi avevano riportato vicino la quarta piazza.
Cosa è successo?
“Non è mai semplice giudicare una partita quando non hai la possibilità di viverla, ma ho avuto l’impressione di una squadra che si è fatta troppo condizionare dai momenti negativi della gara.
Loro sono una squadra attrezzata e molto valida tecnicamente, non per niente sono in testa al campionato, e poi sono stati bravi a recuperare subito lo svantaggio iniziale, facendo girare la sfida a proprio favore.
All’inizio è stata una sfida equilibrata, dove noi abbiamo avuto qualche buona occasione dopo il gol, ma poi abbiamo pagato a caro prezzo la loro rimonta sotto l’aspetto emotivo, crollando totalmente nella seconda parte del match.
La loro rete del 2 a 4 se non ricordo male, è stata davvero molto bella e lì hanno avuto grandi meriti, ma poi la goleada finale è arrivata perché ci siamo scoraggiati.
Se non mollavamo la presa in questa maniera potevamo giocarcela alla pari, indipendentemente dal risultato finale”
Come si riparte dopo una sconfitta del genere?
“Sarò banale, ma si può ripartire esclusivamente con la dedizione al lavoro, in cui io credo molto.
Sembra semplice come risposta, ma in realtà non è sempre così scontata come cosa da mettere in pratica.
Ci vuole intensità e qualità negli allenamenti, e la concentrazione deve essere sempre massima”.
Nonostante il k.o. di Domenica scorsa, siete rimasti a soli quattro punti dal quarto posto, che potrebbe valere i play-off se il Sermoneta dovesse vincere la Coppa Italia.
Questo è un obiettivo della società?
“Al mio arrivo si parlava di disputare un campionato dignitoso, ma il bello è anche poter puntare in alto.
Più che sperare sul Sermoneta, sarebbe importante arrivare quarti perché sarebbe comunque un ottimo risultato, vorrebbe dire piazzarsi dietro le tre squadre che hanno dominato il girone.
Dopo questa sconfitta non sarà facile ripartire, ma noi ci crediamo”.
Le prime tre della classe sono ormai irraggiungibili.
Ma c’è davvero tutta questa differenza con le altre squadre che inseguono?
“La classifica parla chiaro, dunque per ora è così, anche se io fino ad ora ho incontrato solo la squadra di Bussone essendo arrivato a Dicembre, e non conosco benissimo le altre.
Senza dubbio però, Cavese, Team Nuova Florida e Sermoneta dispongono di giocatori importanti, ma non per forza i più forti vincono, anche se quest’anno sarà così.
Per vincere in queste categorie non servono tante idee, ne servono poche e semplici ma eseguite alla perfezione, e poi vince chi ha più fame”.
Tu sei arrivato a Dicembre a Genzano, scendendo anche di categoria dopo l’esperienza di Acquapendente.
Che ambiente hai trovato?
“C’è serenità e si lavora bene, a differenza di mie altre esperienze.
La mia scelta è stata dettata anche dal fatto che conoscevo già i Presidenti, con cui avevo già condiviso la positiva esperienza con il Cynthia”.
Tu hai avuto un passato importante e sei ancora molto giovane.
Cosa ti ha spinto a scendere di categoria?
“Negli anni passati ci sono state tante chiacchiere e molte delusioni, e non parlo di risultati ma di rapporti umani, e la gioia di giocare si stava trasformando in un peso.
Qui posso almeno ritrovare l’entusiasmo di giocare, merito anche delle persone che mi circondano, dunque al momento il fatto di scendere in Promozione non mi ha pesato, anche se penso di valere qualcosina di più.
Nel frattempo ho intrapreso una strada differente a quella del calcio e mi sono laureato in Scienze Motorie.
Il discorso dell’etica in questo ambiente è troppo sottovalutato e poi tante, troppe persone, si approfittano di alcune situazioni.
Sono contento di potermi esprimere finalmente con libertà perché voglio far capire certe cose che tanti pensano, ma pochi dicono.
In questi anni sono state troppe le promesse non mantenute dalle società, ed io, come capitato anche a tanti altri ragazzi, mi ci sono ritrovato dentro.
Rimborsi promessi con una stretta di mano e con la parola stessa, ma mai effettivamente reali.
Mi è dispiaciuto vedere che in molti la pensano così ma che altrettanti non si sono mai fatti avanti.
Io ho sempre preso la parte di noi ragazzi, ma a volte mi sentivo isolato.
Molte società vogliono che ti comporti da professionista, ma in realtà poi ti trattano nella maniera che neanche un dilettante o semplice praticante si meriterebbe.
In passato è anche capitato che sono stato messo da parte perché tre volte al mese non potevo allenarmi in quanto ero impegnato con l’università.
Purtroppo sono stato poco fortunato, perché di queste situazioni me ne sono capitate tante.
Quanti chilometri per allenarci e poi non ricevere in cambio nessun rimborso, nonostante gli accordi e le promesse iniziali.
Noi però, sempre a dare il massimo, e penso che siano giusti così se è la passione a spingerti, ma a tutto c’è un limite.
Nella stagione con l’Audace Sanvito Empolitana, nonostante il dispiacere per la situazione che si era venuta a creare, cercavo di spronare i compagni a dare il meglio per salvarci, e alla fine andò proprio così.
Vivendo queste situazioni i ragazzi si allontanano da questo sport, perché si sentono presi in giro, ci si scontra con il marcio di questo calcio e lo scoramento prende il largo.
Molti sono bravi ragazzi, poco smaliziati, che non hanno quella decisione, quella sicurezza e quella sfrontatezza di andare a discutere contro un comportamento del genere, e purtroppo vengono illusi con facilità.
Se dai una parola e non la puoi mantenere, è scorretto prendere degli impegni, perché così si prendono in giro le persone.
I Presidenti che hanno tali comportamenti, dimostrano di non avere interesse del futuro dei ragazzi o avere quella gioia di poter rappresentare il paese con la propria squadra, ma pensano solo a divertirsi con il proprio giocattolo.
Sia chiaro, io parlo per le esperienze che ho vissuto in prima persona, non posso parlare a nome di altri, ma è sotto l’occhio di qualsiasi addetto ai lavori che di situazioni come queste ce ne sono state e ce ne sono tante.
Anche a Pomezia finì tutto in malo modo dopo i grandi successi per questioni molto serie, che poco c’entrano con il calcio, come ad Acquapendente, dove quest’anno ci sono stati gli stessi problemi, più o meno.
Purtroppo poi oltre a queste problematiche, si riscontra anche poca competenza in alcuni ruoli.
Ad esempio, ho visto attaccanti acquistati basandosi solo su dei numeri.
Quanti gol ha fatto? 15? Bene, lo prendo, ma senza sapere se quel giocatore è uno che attacca lo spazio oppure ha altre caratteristiche ad esempio.
Molte volte ho riscontrato più professionalità e preparazione in voi giornalisti.
Mi fa piacere ricordare l’operato di Claudio Tanzi, un DS che ha davvero fatto grandi cose e che fu protagonista della scalata del Pomezia dall’Eccellenza alla Serie C2″.
Chiudiamo con una cosa bella.
Tu sei ancora giovane, ma come abbiamo visto hai già avuto molte esperienze.
In quale di queste hai lasciato un pezzo di cuore?
“Questa è una bella domanda, ma so perfettamente come risponderti.
Al Cynthia mi trovai benissimo, fu un’annata fantastica e non a caso qui allo Sporting ci sono gli stessi Presidenti di allora.
Eravamo tanti giovani e con qualche elemento di esperienza e qualità che completava la rosa.
Era la stagione 2013-2014, Serie D, e l’obiettivo iniziale era centrare la salvezza.
In panchina a guidarci c’era mister Apuzzo, e al termine della stagione arrivammo addirittura quinti dietro solo alle più forti, grazie soprattutto alla tanta intensità con cui entravamo in campo e affrontavamo le partite.
Non eravamo uno squadrone, ma correvamo tanto e grazie al lavoro e al sacrificio fu un’annata da ricordare”.