Dopo le vittoriose esperienze con Montespaccato ed UniPomezia, nel corso dell’estate Andrea De Marco ha accettato la corte della Tivoli 1919 ed anche quest’anno sta lasciando il segno.
L’ex attaccante dell’Eretum Monterotondo (nella foto New Light, ndr) ha già timbrato il cartellino quindici volte in campionato e la sua unica zampata in Coppa Italia mercoledì scorso è valsa il pari amarantoblù nella tiratissima semifinale di ritorno con la LVPA Frascati.
Finora quella della Tibur è stata una marcia trionfale: per la certificazione del primo posto nel Girone B ormai manca solo la matematica ed il raggiungimento di una finale attraverso cinque vittorie esterne ed un pareggio, indolore, nell’unica esibizione all’Olindo Galli danno una palpabile dimensione dello spessore e della cifra tecnica e temperamentale della squadra di Carlo Pascucci.
Ora però c’è da provare a centrare il primo obiettivo stagionale ed alla luce del valore dell’avversario di domani la sfida sarà tutt’altro che morbida.
Le finali sono gare a sé stanti, però i numeri che avete costruito dall’inizio della stagione inducono a pensare che siate voi i grandi favoriti del match.
Sei d’accordo?
“Questo pronostico è relativamente prevedibile, i numeri parlano chiaro.
In una finale però le statistiche si azzerano, in campo si gioca con una tensione diversa.
Il favore dei pronostici ce lo prendiamo e ne siamo fieri, ma in gare come quella che giocheremo tanti fattori tendono ad annullarsi, non c’è nulla di scontato”.
Ventidue vittorie, tre pareggi: qualcuno comincia a fare paragoni con gli “Invincibili” della Lupa Castelli Romani, una squadra che ti è discretamente nota…
“Sì, è un paragone che ci può assolutamente stare, secondo me.
In comune c’è che neppure noi accettiamo a cuor leggero una sconfitta.
Anche quando andiamo sotto, e qualche volta è accaduto, dentro di noi non c’è mai la sensazione di non riuscire a recuperare il risultato.
La stessa dinamica di squadra, la stessa mentalità vincente io la percepivo anche ai tempi della Lupa.
Forse l’unica differenza, e non è un dettaglio di poco conto, risiede nel fatto che questa squadra ha un’età media più bassa”.
Vieni da due grandi successi con le maglie di Montespaccato ed UniPomezia.
Trovi analogie tra quelle due squadre e questa?
“Quel Montespaccato era una squadra molto giovane e piena di entusiasmo ed i risultati erano frutto di un calcio allegro e spumeggiante.
La società poi ci faceva lavorare in totale serenità e senza caricarci di alcuna pressione.
Probabilmente riscontro maggiori analogie tra le impostazioni societarie dell’UniPomezia e della Tivoli, però credo che questa squadra a livello di rosa sia più completa”.
Qual è la caratteristica della Tivoli di cui vai più fiero?
“Le mie possono sembrare frasi fatte, ma è davvero difficile trovare in giro una simile coesione tra staff e calciatori.
Siamo davvero una cosa sola.
Ci sono tanti fattori che alla lunga ti portano a dare il 100%.
Questo gruppo è sano, forte e mi piace anche sottolineare un aspetto: tutti i giovani si sentono pienamente coinvolti e partecipi ed è una cosa che non accade così di frequente.
Nella Tivoli c’è un grande gruppo che vuole scrivere la storia di questa società e, perdonatemi per la sincerità, forse lo sta già facendo”.
Non voglio trascinarti nella solita polemica sul livello dei tre gironi, ma voglio chiederti qualcosa sulla formula: non c’è il rischio che vincere il torneo con grande anticipo rispetto alle altre vi faccia arrivare un po’ scarichi ai play-off?
“Questa formula non mi piace affatto.
L’anno scorso era giusto trovare una soluzione diversa, perché la situazione era molto più complessa ed i valori non erano usciti quando si composero i mini-tornei.
Ora non trovo giusto che una squadra che arriva prima nel suo girone dopo aver giocato trenta partite di campionato corra il rischio di non salire in Serie D.
In questo modo ci sarà chi potrebbe veder gettati alle ortiche i sacrifici di un’intera stagione, non è accettabile, anche perché il Lazio è storicamente una delle regioni che portano il maggior numero di società nella categoria superiore.
Per quanto riguarda i play-off, quelle sono partite che vanno giocate con la testa e non solo con le gambe.
Spesso l’adrenalina riesce a compensare la stanchezza accumulata”.
Domani pomeriggio voi ed il Civitavecchia darete vita a quella che per molti è la finale più affascinante da molte stagioni a questa parte.
Che tipo di partita ti aspetti?
“Una partita da giocare con spensieratezza e serenità.
Loro esprimono davvero un bel gioco e sono una rosa molto valida.
Sarà davvero una partita tosta, finora non abbiamo mai incrociato squadre con le loro caratteristiche, anzi secondo me loro sono l’avversario più forte tra quelli affrontati fino a questo momento.
Domani dovremo giocare una partita di grande intensità per batterli”.
Ad entrambe le squadre mancheranno i rispettivi terminali offensivi: non c’è il rischio che sia voi che i nerazzurri possiate snaturarvi un po’?
“Beh, le assenze di certi giocatori implicano per forza che bisognerà giocare in un altro modo.
Badate bene, non parlo di livello, ma di caratteristiche dei singoli interpreti.
Loro non avranno Pippi e Cerroni e noi non potremo schierare Peppe Danieli, ma ci sarà Enrico Ferrari che per la nostra squadra ha sempre fatto la differenza”.
Una finale non si gioca, si vince.
Allora ti chiedo: domani come deve interpretare il match la Tivoli per prendersi la coppa?
“Secondo me, dobbiamo giocare la finale con la gioia di chi sta vivendo una bella esperienza e che sta giocando una partita di fronte ad un pubblico importante.
Io sono dell’opinione che, quando metti serenità in quello che fai, le cose vengono da sole.
Se invece le vivi con ansia, hai semplicemente mosso il primo passo verso la sconfitta”.
In città l’entusiasmo è alle stelle.
A poco più di ventiquattro ore dal fischio d’inizio, che messaggio vuoi indirizzare ai tifosi amarantoblù che vi sostengono su ogni campo con una passione degna di ben altre categorie?
“Loro sono sempre molto affettuosi nei nostri confronti e noi sentiamo pienamente il calore della città.
Non prometto la vittoria del campionato o della Coppa Italia, ma a nome di tutta la squadra alla nostra gente dico che suderemo ed onoreremo questa maglia.
Sapremo renderli fieri di noi, sempre ed ovunque”.