A cura di Andrea Cocco
Luigi Miccio, attuale tecnico degli Allievi Elitè 2001 della Vigor Perconti, in una breve intervista ci svela da vicino i suoi progetti per questa’annata, soffermandosi sullo speciale rapporto con i suoi ragazzi e i valori che cerca di trasmettere loro quotidianamente.
Mister è reduce da una straordinaria annata. Campione in carica con gli Allievi 2000 e titolo regionale sfumato con i 2001 in finale contro l’Urbetevere.
Quali sono i suoi progetti per questa annata e quali traguardi volete raggiungere?
“I progetti sono “semplici” per chi ha l’onore e il piacere di lavorare in una società come la Vigor Perconti. Noi dovremmo entrare sempre in campo, di domenica in domenica, cercando sempre il massimo e, chi porta la maglia della Vigor non può sottrarsi a questa responsabilità che poi credo per uno sportivo sia la più bella delle responsabilità, ovvero quella di cercare con tutto se stesso di prevalere sull’avversario di turno per conquistare la vittoria. Quindi l’obiettivo è quello, cercare di rafforzare il concetto che un binario che apparentemente sembra scisso, in realtà poi non lo è. E lavorando bene in settimana e crescendo, sono convinto si possano raggiungere traguardi appaganti per tutti noi”.
Squadra, questa dei 2001, che segue ormai già da tempo. Ricordiamo infatti come due anni fa conquistaste il titolo con i Giovanissimi. Quanto tiene a questo gruppo e quali valori cerca di trasmettere quotidianamente ai ragazzi?
“Questo gruppo già a partire dai giovanissimi 2015/2016 è cambiato molto. Tanti ragazzi si sono alternati e si sono messi in evidenza. Questo, tra l’altro, ci inorgoglisce e ci da tanta soddisfazione, poichè abbiamo avuto la possibilità di lanciarli nel professionismo, a testimonianza di un lavoro che è a 360° e che è stato fatto con qualità. Ad oggi, rispetto a quel gruppo lì e passando poi per lo sviluppo della scorsa stagione, di quell’ossatura di cui tu parlavi, che ci consegnò il titolo nel 2015, sono rimasti 5/6 calciatori. Questo poiché i gruppi sono sempre in continua evoluzione per tanti motivi. Sicuramente noi riteniamo di avere una base importante che conosce quelli che sono i valori che, sia la società e sia io, cerchiamo di trasmettere quotidianamente ai ragazzi quali, senso di responsabilità, cultura del lavoro, voglia di cercare di guardare in faccia i limiti e i difetti senza trovare giustificazioni e di capire che a 16 anni è anche normale non saper fare delle cose in campo e fuori, ma quello che conta poi è la voglia di sforzarsi per accettare queste mancanze e fare in modo di colmarle attraverso la cultura, la conoscenza e il lavoro. Questi sono i valori che cerchiamo di portare avanti prima ancora dei concetti tecnici in sé. E quello che ci aspettiamo, che anche i ragazzi che arrivano, che sono tantissimi, oltre i 10, possano sposare da subito questo modus operandi. Se questo verrà fatto, quantomeno sappiamo di poter essere competitivi”.
Squadra dunque che si è rinforzata con numerosi ed importanti nuovi innesti. Come si sono integrati e ambientati nel gruppo questi ragazzi? Sappiamo bene come soprattutto a quest’età, non sia facile affacciarsi ad una nuova realtà.
“Qui parto con il dirti una cosa che a me personalmente da’ moltissima soddisfazione. Che siano ragazzi che hanno delle qualità tecniche non lo scopriamo di certo adesso, però quello che io ho scoperto e che ovviamente non potevo conoscere prima non frequentandoli nel quotidiano, è che sono ragazzi molto seri e prendono molto seriamente quello che è il loro impegno e, ad oggi, non è nemmeno facile e scontato.
Questo va meritatamente attribuito, senza fare filosofia, ai genitori e alle famiglie che li indirizzano nel verso giusto. Dunque c’è soddisfazione perché noi conoscevamo sì il valore tecnico dei ragazzi, ma la lieta scoperta è stata trovare dei ragazzi umanamente leali, puliti, applicati in quello che fanno e che hanno piacere di condividere con gli altri questa nuova avventura”.
Sotto il punto di vista della preparazione, dato che inevitabilmente ci troviamo ancora agli inizi, pensa che i suoi ragazzi siano già a buon punto o pensa che ci sia ancora del lavoro da fare?
“Noi abbiamo iniziato, come tante squadre, il 16 di agosto. Ci siamo riuniti, abbiamo iniziato la preparazione e, come puoi immaginare, siamo arrivati alla prima giornata di campionato con un mese scarso di lavoro, sia nella testa che nelle gambe. Questo sicuramente per un gruppo nuovo che parte da una base di 6 giocatori, integrato per il 70% percento da nuovi innesti non è facile, ed è un handicap notevole, però devo dire che, per quello che ho visto durante le amichevoli, e le prime risposte avute in campo, mi ritengo soddisfatto, quantomeno del tentativo della squadra di giocare insieme. Poi è chiaro che ci siano ancora tante cose da correggere, intanto il tentativo di essere una squadra unita l’ho visto, e questo mi lascia e ci lascia fiduciosi”.
Bene, entriamo un po’ più nel dettaglio. Domenica è iniziato il campionato. Importante vittoria per 3-0 nei confronti dell’Almas, neopromossa. Ad oggi siete considerati una delle favorite. Questo fattore può essere uno sprone per cercare di fare sempre bene o, al contrario, potrebbe creare nei ragazzi una sorta di pressione psicologica tale da non farli rendere al meglio?
“Domanda molto interessante e molto delicata. Cercherò di risponderti in maniera quanto più profonda, evitando le solite frasi di circostanza. Insisto su quello che ho detto prima perché credo sia oggettivo. Chi va alla Vigor, Savio, Urbetevere, Tor di Quinto, Tor Tre Teste e qualsiasi altra importante realtà, è consapevole e sa’, che bisogna lavorare e crescere per potere mettere in luce il proprio talento all’interno della squadra ma anche per fare in modo che questo talento e questo lavoro di gruppo possa portare dei titoli sportivi alla società. Dunque più che di pressione, penso sia un discorso di coscienza e consapevolezza interiore, sia ai ragazzi, sia ai genitori, che si affacciano alla scelta di certe realtà. Perciò, insieme, se si fanno le cose fatte per bene, c’è sia la possibilità di trovare soddisfazioni collettive, sia individuali”.
Mister, già domenica vi aspetta un importante match contro la Pro Calcio Tor Sapienza, altra compagine in esponente crescita negli ultimi anni. Come preparerete la partita e in che modo cercherete di portare a casa i 3 punti ?
“Ecco, tu hai detto una cosa molto importante. Questa è una realtà in grande crescita, non ci soffermiamo solo al settore giovanile, ma questa è una realtà che fa prima squadra ad alto livello ormai da qualche anno, che ha nel proprio staff dirigenziale personale che nel nostro ambiente sono universalmente riconosciute come capaci e serie. Nello specifico, da quello che ho letto, il gruppo dei 2001 è stato affidato ad un tecnico come Boncori che non devo di certo presentare io, che vanta una vita nel calcio sia da giocatore, sia da allenatore, dunque saranno ben organizzati e preparati. Sarà un primo banco di prova notevole per noi, per capire quanto saremo umili e quanto anche saremo capaci di soffrire. Questo perché secondo me, accanto alle indubbie capacità tecniche che abbiamo, se mettiamo da subito questa umiltà, questa combattività e questa capacità di saper soffrire in determinate partite e contro determinate squadre, senza scomporci, potremmo senza dubbio dire la nostra. Se invece ci andremo leggeri, pensando di poter portare a casa il risultato con il minimo sforzo, domenica avremo una brutta sorpresa”.