Coppa Italia di Eccellenza/La Finale: I grandi ex Di Lillo e Nardecchia preparano i vessilli: “A Ladispoli vinciamo noi”

Coppa Italia di Eccellenza/La Finale: I grandi ex Di Lillo e Nardecchia preparano i vessilli: “A Ladispoli vinciamo noi”

foto doppia Lillo - Nardecchia

 

 

 

 

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I protagonisti faranno fatica ad ammetterlo, dal momento che prima ci saranno da affrontare due complicatissime gare di campionato, ma nella clessidra di Villalba Ocres Moca e Real Monterotondo Scalo la sabbia continua a scivolare inesorabilmente verso il basso in vista del grande appuntamento di mercoledì prossimo e la mente già vola verso l’Angelo Sale di Ladispoli.

Leone e Centioni avranno il loro bel da fare a tenere alta la concentrazione dei rispettivi calciatori evidentemente già sollecitata dal grande happening del 5 febbraio ed avendone la facoltà entrambi si sarebbero volentieri risparmiati il peso di dover preparare match dall’elevato coefficiente di difficoltà come quelli contro Eretum Monterotondo e Tivoli 1919.

Pensieri che riguardano i tecnici ed i loro atleti.

Noi, esentati da tale assillo, ci proiettiamo un po’ più in là e proviamo a soffiar via un po’ di polvere dalle memorie più preziose dei club attraverso il pensiero di due indimenticabili ex come Tiziano Di Lillo e Valerio Nardecchia.

A loro due, che per anni sono stati tra i giocatori più amati di Villalba Ocres Moca e Real Monterotondo Scalo, abbiamo chiesto di tratteggiare un ricordo delle rispettive esperienze ed una riflessione in merito alla grande finale di mercoledì prossimo.

 

 

TIZIANO DI LILLO 

di lillo coppa

Classe 1980, Tiziano Di Lillo è stato uno dei più luminosi talenti prodotti dal calcio laziale nell’ultimo quarto di secolo.

Dopo gli anni nel settore giovanile del Savio e l’esperienza nella cantera romanista con due allenatori come Bruno Conti e Mauro Bencivenga, ha mosso i primi passi nel dilettantismo a Civita Castellana, ma è a Villalba che è diventato il “Toro”, soprannome che non lo abbandonerà più per il resto della sua vita, esplodendo sotto lo sguardo attento ed i consigli costanti di una Leggenda come Orlando Di Nitto.

Cinque anni di Villalba, un amore puro e che resiste alle ingiurie di un tempo che purtroppo non torna ma che comunque da lontano si riaffaccia e ti strizza l’occhio.

“Villalba sarà sempre nel mio cuore, sono stati loro a lanciarmi nel calcio professionistico ed io non potrò mai dimenticare ciò che hanno fatto per me – esordisce con palpabile emozione il “Toro– Fu Vincenzo Rossi a chiamarmi e a dirmi di andare a giocare lì.

E’ stato un periodo favoloso.

Presso il bar del campo sportivo dovrebbe ancora esserci la mia maglia con il numero 13 del Gualdo, un onore.

Mister Di Nitto era una persona eccezionale, un vero e proprio santone del calcio.

Mi ha insegnato tantissimo, specie sotto il profilo caratteriale.

E’ con lui che sono diventato uomo e se successivamente sono riuscito a giocare in Serie C, gran parte del merito è suo: un uomo all’apparenza burbero, ma vero, onesto”.

Dici Villalba ed il pensiero non può non andare alla famiglia Scrocca che da sempre tiene le redini di questa meravigliosa realtà sportiva.

“Persone stupende – prosegue Di Lillo – Non hanno mai fatto mancare nulla a noi calciatori e mai ci hanno messo pressione.

Patron Renato era uno tosto, ha sempre avuto una grande personalità.

Tempo fa, un mio amico, che non sapeva della mia esperienza con la maglia del Villalba Ocres Moca, si è trovato a parlare con lui e casualmente gli ha fatto il mio nome.

Questo mio amico mi ha riferito che al presidente si sono illuminati gli occhi e lo ha tempestato di domande su di me.

Spero di rivederlo, è una persona a cui sono molto legato, ma voglio molto bene anche a Pietro.

L’ho rivisto un paio di anni fa in occasione di un’amichevole estiva quando ero allenatore in seconda della Cavese.

Ci siamo abbracciati forte, è stato un momento molto emozionante…”.

In quelle stagioni il Villalba aveva una formazione fortissima.

“Ingaggiammo un bel duello con il Guidonia di Moscardelli – ricorda l’ex fantasista biancorossoblù – Eravamo davvero forti.

Gente come capitan Marco La Bella, come Crialesi, Chiavini, Dante, Guglielmo e tutti gli altri non ce l’avevano tutti…”.

Attualmente Di Lillo ricopre una carica dirigenziale nell’Alma Parioli, lavorando gomito a gomito con Mario Lenzini, un altro totem del nostro calcio.

“Il calcio sarà sempre la mia vita – sorride Di Lillo – Ogni tanto la voglia di rimettersi gli scarpini torna a fare capolino.

Mi manca lo spogliatoio, ma soprattutto ho nostalgia delle vigilie.

Il sabato sera mi pizzicava sempre la gola e non riuscivo ad addormentarmi, senza aver prima immaginato cosa avrei dovuto fare il giorno dopo e come avrei potuto aiutare la squadra a vincere.

Ho avuto la fortuna di giocare insieme a tantissimi calciatori di qualità, ma quello che mi manca di più probabilmente è Cerroni.

Con Sandro l’intesa era speciale, era come l’altra metà del mio cielo calcistico.

In quella stagione alla Roma VIII abbiamo battuto ogni record, sarebbe stupendo giocare un’altra partita insieme.

Il rimpianto, invece, è quello di non aver potuto giocare tra i dilettanti con Maurizio Alfonsi.

Un anno ad Ostia ci andammo vicini, ma poi la cosa non si concretizzò.

Io e lui, due matti, sai che cosa avremmo combinato insieme? (ride)”.

Bando al passato, c’è da pensare al futuro prossimo.

“Mi aspetto una finale equilibrata – risponde meditabondo Di Lillo – Lo Scalo sta facendo un campionato eccezionale, però il Villalba Ocres Moca è in ripresa e Leone è un tecnico molto capace e che sa il fatto suo.

In più sono convinto che Pietro Scrocca caricherà a pallettoni i ragazzi per questo appuntamento, dicendo loro che hanno la possibilità di scrivere la storia del club.

Se vorranno alzare al cielo la coppa, i giocatori dovranno anche mantenere la giusta serenità e seguire alla lettera le indicazioni del mister.

Testa e cuore, dunque.

Il Real Monterotondo Scalo non me ne voglia, ma tiferò Villalba con tutto me stesso.

Finirà 2-1 per noi”.

VALERIO NARDECCHIA

Valerio_Nardecchia

Valerio Nardecchia è senza ombra di dubbio uno dei simboli della grande ascesa del Real Monterotondo Scalo nel corso delle ultime stagioni.

Pur essendosi separato dal club di via Salaria al termine dello scorso campionato, l’attaccante che, dopo una breve parentesi nella Boreale Don Orione, adesso veste i colori del Casal Barriera non ha dimenticato i suoi trascorsi, tanto è vero che la settimana scorsa era presente all’Ottavio Pierangeli per sostenere i suoi ex compagni in occasione della semifinale di ritorno con il Civitavecchia.

“Monterotondo Scalo rappresenta un passato che ricordo sempre con affetto – esordisce l’attaccante – Quando ho firmato per il club, giocavo in Promozione da qualche stagione ma speravo di poter tornare nella categoria superiore ed alla fine ci sono riuscito, vincendo quella che era una sorta di scommessa con me stesso.

Nutro grande rispetto nei confronti della società, anche se mi resta il rammarico di non esser mai riuscito ad indossare la fascia di capitano nei cinque anni trascorsi lì…”.

I tifosi rossoblù non hanno dimenticato l’attaccamento alla maglia di Nardecchia e nel corso della stagione, in occasione della trasferta in via della Camilluccia, lo hanno celebrato con uno striscione, evento piuttosto raro nelle nostre categorie.

“Mi ha fatto molto piacere, vuol dire che sono rimasto nel cuore della gente – sorride Nardecchia – Ora però devo pensare al Casal Barriera, dove ho trovato tifosi altrettanto passionali ed una società molto seria.

Il nostro obiettivo è raggiungere prima possibile la quota-salvezza, poi vedremo cosa accadrà.

Credo che Palestrina, Gaeta ed Insieme Ausonia abbiano un pizzico di esperienza in più rispetto a noi, ma nel calcio tutto è possibile…”.

Alla finale di mercoledì prossimo dovrebbe esser presente anche lui.

“Mi sto organizzando con il lavoro, spero di esserci – chiosa il bomber – Per lo Scalo sarà tutt’altro che semplice.

Le assenze di gente come Simone Abbondanza e di Tommaso Piras, uno che dopo venti minuti di partita ha già recuperato una trentina di palloni, si faranno sentire, anche se a Centioni non mancano le alternative.

Gli uomini decisivi?

Tra le fila dello Scalo penso a Pascu ed a Lupi che, se è in giornata, può decidere la partita con una giocata.

Per quanto riguarda il Villalba Ocres Moca, dico invece Mereu: lui è uno che magari non vedi per ottanta minuti, poi all’improvviso si sveglia e ti fa vincere la partita.

Io dico che finirà 1-1 e poi si andrà ai rigori”.

E chi vincerà?

“Il Real Monterotondo Scalo, ovviamente (ride)…”.

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