A cura di Francesco Mancini
Nell’anno del suo centenario, la Bi.Ti., società nata pochi anni fa da una costola della Lepanto Marino, continua, come la compagine antecedente, a rappresentare il calcio marinese, con onore e con ottimi risultati nel campionato di Promozione.
Le ambizioni continuano ad essere importanti e dietro ad una squadra competitiva, con tanti giocatori di grido dal passato importante, troviamo una dirigenza seria e organizzata.
Dal patron Stefano Bianchi al presidente Brunetti, passando per il vicepresidente Diego Anemone, il direttore generale Gianni Bianchi e il team manager Michele Nitti.
Una squadra collaudata ormai da diversi anni a questa parte e che cerca di far lavorare nel migliore dei modi, Livio Rocconi, importante figura del calcio dilettantistico laziale, con un passato prestigioso da grande attaccante.
Proprio con quest’ultimo, abbiamo affrontato il presente della squadra biancoblù, con qualche richiamo al passato e ai progetti futuri,che non guasta mai.
Mister, abbiamo ormai superato la metà dell’anno e vi trovate con un un cospicuo distacco dal Valmontone primo in classifica. Cosa è mancato e quale è il bilancio di quest’anno, fin ora?
“Siamo una squadra ancora molto giovane, in tutti i sensi.
Dopo una fisiologica stagione di transizione post-covid, abbiamo iniziato a fare le cose sul serio, portando tantissimi giovani in prima squadra, tanto da essere premiati con un riconoscimento speciale dalla Lega Nazionale Dilettanti.
Stiamo trovando la quadra nell’amalgamare i tanti nomi esperti ai ragazzi più giovani e dobbiamo ripartire dal quarto posto dell’anno scorso per poterlo migliorare ulteriormente.”
C’è rammarico per qualche punto di troppo perso? Specialmente, alla luce del fatto che avete, tra campionato e Coppa, evitato la sconfitta per ben due volte contro il Valmontone, mantenendo sempre la vostra identità.
“Noi stiamo sempre provando a mantenere il giusto atteggiamento e con il Valmontone, nella partita d’andata, il livello della gara è stato veramente alto.
Purtroppo, lo scorso anno, a questo punto della stagione, penso che l’Atletico Torrenova fosse primo con non più di 37 punti e che la classifica fosse molto più corta.
Quest’anno, dobbiamo dare i meriti al Valmontone di aver fatto un campionato praticamente perfetto. Sono una squadra davvero difficile da battere.
A prescindere da chi ci precede, noi vogliamo concludere bene la stagione e migliorare il rendimento dell’anno precedente.”
Con un primo posto che sembra quasi fuori portata, come si trovano gli stimoli giusti per restare concentrati in tutte le partite?
“Ovviamente, non nascondo che nell’anno del centenario, ci avrebbe fatto piacere poter raggiungere l’Eccellenza.
Tuttavia, il patron Stefano Bianchi e tutta la società ci mette a disposizione la migliore organizzazione possibile per fare bene.
In un calcio che cambia continuamente e in un girone così ostico, con tante squadre ben attrezzate e numerose sorprese, non possiamo permetterci di porci obiettivi a lungo termine.
L’obiettivo è mantenere sempre alto il livello e migliorare, di anno in anno.”
Come hai già sottolineato, avete tanti giovani di spessore, ma anche numerosi ragazzi più grandi, molto esperti della categoria. Quale sarà l’indirizzo che preferirete, anche per il futuro?
“Anche qui, le cose cambiano rapidamente e ogni anno, in estate, cerchiamo di programmare le cose al meglio.
Per quanto riguarda i giovani, posso dirmi fiero di aver portato praticamente l’intero gruppo dei 2002 in prima squadra e quest’anno, stiamo inserendo i 2003 e i 2004.
Per un girone così ostico e competitivo, penso però che bisogna sempre fare il giusto mix ed è fondamentale l’esperienza portata dai tanti giocatori di spessore che abbiamo, che sono ormai pienamente abituati a questa categoria. “
Parlando di te, con il direttore Raffaele Minichino, affrontiamo sempre, nel corso della nostra tramissione, i tanti cambiamenti che stanno attraversando il calcio dilettantistico in questi anni. Da grande attaccante del nostro calcio e adesso da allenatore, quale è il tuo pensiero?
“Devo dire che il calcio si sta evolvendo continuamente.
Dal punto di vista tattico, penso che ci sia più preparazione e tutti gli allenatori provano a puntare su cose complesse come la costruzione dal basso o la pressione alta.
C’è una preparazione alla partita molto più meticolosa, mentre ci si basa di meno sulla tecnica individuale dei giocatori.
Ormai, si cura meno la preparazione tecnica del singolo.
Inoltre, penso che i giovani abbiano un approccio molto più disinteressato al calcio, rispetto a noi che lo praticavamo in passato.
Prima, si viveva negli oratori e avevamo meno distrazioni. Pensavamo tutta la settimana agli allenamenti e alla partita.
Sicuramente, anche io mi sento più vicino a quel tipo di calcio, che tanto amiamo con il direttore Raffaele o con l’amico Andrea Dirix.”
Infine, tu, in passato, hai ricoperto anche la figura di direttore sportivo. Quali sono le differenze con quella dell’allenatore?
“Diciamo che anche prima che facevo il direttore, ho svolto la gavetta tra le varie squadre anche da allenatore.
Penso che la figura del mister sia più completa e difficile, perchè bisogna valutare tutto a 360°.
Comunque, noi cerchiamo sempre di condividere le scelte al massimo in società.
Siamo tutti uomini di calcio e quindi, indipendentemente dai vari ruoli, l’importante è creare la giusta sinergia per far funzionare tutto al meglio.”