Fabrizio Cioffi può esser considerato a buon diritto uno dei monumenti del nostro calcio regionale.
Difensore centrale tra i più completi e costanti, forte dal punto di vista fisico, impeccabile sotto il profilo tattico.
Per fermarlo c’è voluto un incidente stradale.
Poco prima di Natale, Cioffi alla guida della sua moto è stato tamponato ed il responso è stato impietoso: rottura del legamento crociato, di quello anteriore e del menisco del ginocchio.
Una mazzata per chiunque, figuriamoci per un atleta che di lì a poco avrebbe festeggiato le quarantuno primavere.
Cioffi, non è che sta pensando di smettere?
“Io?
Non scherziamo, il calcio è la mia vita e dopo tutti questi anni smettere in questa maniera non sarebbe da me.
Sto già lavorando per essere pronto per la prossima stagione.
Sarò in campo per la preparazione estiva, potete contarci”.
Alla sua età e con mille battaglie combattute alle spalle dove si trovano le risorse mentali per continuare?
“Mettiamola così: finchè mi andrà di mettermi in gioco e di prendere il freddo in campo e nello spogliatoio, io sarò sempre un calciatore”.
In questo periodo cosa le manca del calcio?
“Il profumo dello spogliatoio.
Solo chi ha giocato sa a cosa mi riferisco.
E’ questa l’essenza del calcio.
Non so cosa darei per mettermi gli scarpini e dare una mano alla squadra in questo momento”.
Perchè il Trastevere sta avendo tutte queste difficoltà, a suo avviso?
“Paghiamo una serie di infortuni.
Questo sta condizionando il percorso di crescita del club e questo è un peccato”.
Mi parli del suo primo approccio con questa realtà.
“La prima volta che parlai con mister Andrea Calce era maggio.
Successivamente ebbi modo di conoscere il presidente Betturri e ne ricavai subito un’ottima impressione.
Decisi quindi di coinvolgere altri vecchi compagni come Mazza, Neroni e Roberti.
Il Trastevere è una famiglia e mi sento di dire che è il miglior club per il quale abbia giocato in tanti anni di carriera.
Mi dispiace moltissimo di non poter dare il mio apporto a queste persone, perchè questa è gente che merita il massimo dell’attaccamento e della professionalità.
Qui è una famiglia, tutti si sentono apprezzati ed importanti.
La dote migliore del club è senza dubbio la semplicità”.
Il Serpentara capolista dista otto lunghezze.
Credete ancora nella possibilità di riprendere la squadra di Lucidi?
“Abbiamo tante squadre davanti e non sarà facile recuperare.
Sinceramente credo che il Serpentara abbia una marcia in più rispetto alle altre, ma noi proveremo comunque a rientare in corsa per una delle posizioni che valgono i play-off.
Questo a patto di recuperare alcuni degli infortunati.
Senza tutti questi inconvenienti ce la saremmo potuta giocare per il titolo, ne sono convinto”.
Facciamo un po’ di amarcord.
Dove è cominciata la sua carriera?
“Avevo cinque anni e mezzo e la mia prima società fu la Nuova Ostiense.
Successivamente passai al settore giovanile dell’Ostiamare”.
Ha rimpianti per la sua carriera?
“Forse quello di essere nato in un periodo in cui circolavano tantissimi buoni giocatori, ma anche quello di non aver dato retta ai miei giocatori quando stavo per firmare con l’Atalanta ed invece fui convinto da un personaggio che evito anche di nominare a scegliere la Roma.
Forse andando a Bergamo la mia carriera sarebbe andata diversamente”.
Ed il suo futuro come lo vede?
“A maggio prenderò il patentino.
Da molto tempo la gente mi definisce una sorta di allenatore in campo e proverò dunque a seguire quella strada.
Quando smetterò, forse accetterò la proposta di Baiocco di entrare nel suo staff.
C’è comunque tempo…”.
Baiocco fa rima con Colleferro.
Se aggiungo Coppa Italia al concetto, lei cosa mi risponde?
“Un ricordo bello e che custodisco con piacere.
Peccato che la gara ebbe un epilogo amaro per l’abbandono del campo da parte dell’Atletico Boville”.
Tra una settimana lei non sarà più campione in carica.
Chi vince tra Viterbese Castrense ed Empolitana Giovenzano?
“Sono un doppio ex, quindi non me la sento di fare pronostici.
Con la Castrense vinsi la Coppa Italia di Serie D, mentre a Pisoniano ho giocato due volte, senza riuscire ad agguantare il salto di categoria che ci eravamo posti come obiettivo.
Faccio l’in bocca al lupo ad entrambe”.
So che è rimasto in contatto con i suoi vecchi compagni di squadra.
Anche la stagione di Figlioli non è stata particolarmente fortunata.
“Con Sandro mi sento molto spesso.
Non nascondo che mi piacerebbe portarlo qui a Trastevere.
Vedremo se sarà possibile…”.
Lei ha potuto vivere da protagonista l’ultimo quarto di secolo del nostro calcio.
E’ davvero scemato il livello?
“Non ci sono dubbi.
Questo dipende dalla regola sugli under e dal fatto che la maggior parte di questi ragazzi ha meno voglia di sacrificarsi di quanta ne avessimo noi alla loro età.
Non voglio fare generalizzazioni, esistono anche le eccezioni, però il concetto di fondo è questo”.
Qual è stato il suo miglior collega di reparto nella sua carriera?
“Ho avuto la fortuna di giocare con tanti ottimi difensori.
Cito Mazza, Figlioli e Gianluca Testa, uno che con la sua semplicità è sempre riuscito a far bene.
Spesso mi rimproverava, dicendomi che spesso doveva correre per due, ma io ho sempre puntato sul senso di posizione, non essendo particolarmente rapido”.
E l’attaccante che l’ha messa maggiormente in difficoltà?
“In questo caso non ho dubbi e dico Marco Neroni.
Destro o sinistro per lui non ha mai fatto differenza.
Un giocatore incredibile, immarcabile”.
Tornando a lei, qual è il suo miglior pregio dal punto di vista tecnico?
“Forse è quello di essere sempre riuscito a capire prima degli altri dove sarebbe finito il pallone”.
Ed il difetto?
“Della velocità ho già detto.
A questo aggiungerei un pizzico di cattiveria che mi è un po’ mancata agli inizi della mia carriera”.
Chiudiamo con un augurio.
Ne rivolga uno alla sua persona ed uno alla squadra.
“A me stesso non posso che augurare la salute ed un pronto ritorno in campo.
Alla squadra faccio l’in bocca al lupo per il prosieguo della stagione ed aggiungo pure che non saranno certo gli infortuni a bloccare il progetto del Trastevere”.