La testa, si sa, è la componente che più di tutte fa la differenza.
Sembra un adagio vecchio come il mondo, ma nel calcio questo assioma vale forse più che in altri ambiti.
Orlando Fanasca ama ricordare l’importanza dell’aspetto mentale e lo fa con cognizione di causa, avendo calcato terreni di gioco che poco hanno a che spartire con quelli delle nostre categorie.
Lui il calcio dei grandi lo ha vissuto con orgoglio e buonissimi risultati e sa bene che per arrivarci su certi palcoscenici devi avere la testa giusta.
Sceso per scelta tra i dilettanti meno di tre stagioni fa, si è calato in un contesto nuovo, ma non meno ricco di asperità, con umiltà e senza quegli atteggiamenti da primadonna che invece in passato avevano contraddistinto altri ex professionisti, scesi tra i dilettanti con l’aria di chi volesse spiegare il Vangelo al popolo incolto.
Con il numero 10 della capolista del Girone B di Eccellenza abbiamo analizzato la stagione della Lupa Castelli Romani a tutto tondo e lui, come in campo, non si è sottratto.
Fanasca, siete imbattuti e la vostra marcia non sembra conoscere ostacoli.
Ce lo rivelate una buona volta il vostro segreto?
“Non c’è un segreto, credo dipenda da un insieme di componenti.
Gran parte del merito va alla società che ha scelto un gruppo importante e pronto a prendersi la responsabilità di condividere un progetto e di centrare l’obiettivo.
Il presidente Virzi ha puntato su un gruppo che aveva già fatto bene nel passato campionato a Genzano, rinforzandolo con gente come Paolacci e Pippi.
I direttori Rosato e Iengo avevano massima conoscenza del gruppo che si andava componendo, non solo dal punto di vista tecnico ma anche caratteriale”.
Di squadre altisonanti e costruite per stravincere ne abbiamo viste anche in passato, ma alcune hanno fallito.
Qual è l’ingrediente alla base del successo della Lupa Castelli Romani?
“Non basta fare il gioco delle figurine per creare una squadra.
Chiaramente noi siamo un gruppo di nove over con doti fisiche, tecniche e mentali superiori alla media e la nostra presenza è da traino anche nei confronti dei giovani.
Questo però non è sufficiente per centrare l’obiettivo, serve mantenere sempre la testa giusta ed avere il massimo rispetto nei confronti degli avversari.
Già durante l’estate si vedeva che la squadra si stava amalgamando bene.
Tra noi stiamo bene e ci frequentiamo anche al di fuori degli allenamenti.
Tutto questo è stato determinante, oltre al lavoro tecnico-tattico che è stato svolto nei mesi seguenti.
Domenica scorsa abbiamo tagliato il traguardo delle dieci vittorie consecutive e dopo la partita lo abbiamo anche festeggiato, però non ci adagiamo.
Oggi torniamo ad allenarci con il solito impegno, perchè conta solo arrivare primi a maggio.
Il resto sono chiacchiere e le lasciamo fare agli altri”.
Due anni fa il Palestrina ha vinto diciassette partite di fila, voi siete a quota dieci.
Dica la verità, al record ci pensate?
“Lo ripeto, il nostro obiettivo è vincere il campionato prima possibile.
Se ci riusciremo in anticipo rispetto all’ultima giornata, allora proveremo a battere il record.
In questo momento stiamo pigiando al massimo sull’acceleratore e devo dire che le ultime tre gare sono state assai impegnative, ma noi vogliamo continuare così, con la giusta mentalità.
Non molleremo nulla fino all’ultima giornata, perchè sarebbe fantastico restare nella storia del calcio laziale”.
Che mi dice di Gagliarducci?
“Il mister è stata una scommessa del presidente Virzi.
Una scelta azzeccata e quindi una scommessa vinta.
Lo scorso anno a Genzano ereditò una situazione complessa, ma ha avuto il merito di trasmettere serenità alla squadra, senza inventarsi nulla, ma puntando sulla semplicità.
Alla fine abbiamo realizzato quaranta punti nelle ultime venti partite, tenendo la media delle prime due del girone”.
Non si può sottacere il lavoro svolto dal club…
“Il presidente è un orologio e questo per un giocatore è molto importante perchè garantisce la giusta tranquillità.
Mi sembra poi doveroso fare i complimenti a Rosato, Ferrari e soprattutto a Iengo per aver portato a Frascati gente abituata a vincere e giovani di qualità”.
Mi faccia un nome.
“Ce ne sono tanti, ma dico Gordini e non lo faccio a caso.
Ora è un giocatore formato, ma all’inizio non era così.
Se ora è a certi livelli lo deve al suo impegno ed al lavoro che ha fatto su di lui il mister”.
I vostri detrattori dicono che la vostra andatura da record dipende anche da un livello complessivamente tutt’altro che eccelso…
“A mio avviso, le prime sei del campionato hanno tutte una buona intelaiatura.
Credo che la differenza l’abbiano fatta gli scontri diretti.
Noi non abbiamo mai perso, mentre le altre hanno accusato qualche passo falso”.
Tra le inseguitrici quale l’ha convinta di più?
“Il Real Pomezia mi ha impressionato, è una squadra ben messa in campo ed ha un ottimo allenatore.
Domenica scorsa abbiamo dovuto faticare molto per piegarli”.
Il tutto grazie ad una sua rete.
Le mancava il gol?
“Era da un po’ che non trovavo la via del gol, ma stavo comunque fornendo delle ottime prestazioni ed avevo anche confezionato più di un assist nelle ultime uscite.
Per me l’importante resta sempre vincere la partita e raggiungere l’obiettivo finale insieme ai miei compagni.
Se ci metti i gol è anche meglio, ma in una stagione ci sta attraversare uno di quei momenti in cui la palla non vuole saperne proprio di entrare.
Certo che domenica vedere la palla entrare e poi festeggiare insieme ai ragazzi la decima vittoria consecutiva è stata una gioia per me”.
Provo a scatenare la sua verve polemica.
Il Colleferro sostiene che, se fosse partito con la rosa attuale, ora non ci sarebbero nove punti di differenza tra voi e loro.
“Dopo è sempre facile parlare.
Io credo che anche prima fosse forte.
Ora hanno Morelli e Iozzi, diciamo che, se prima valevano ottanta, ora valgono novanta.
Però ricordo pure che qui a Frascati non hanno mai superato la metà campo…”.
A proposito di differenze, quali sono gli aspetti più rilevanti tra il calcio dei professionisti che lei ha vissuto e questo?
“Penso sia soprattutto una questione di testa.
Per arrivare in certe categorie devi fare il salto di qualità anche a livello mentale e non tutti ci riescono, anche se in queste categorie ci sono tanti ottimi giocatori.
Quello dei professionisti è comunque un altro mondo.
Lì trovi un sacco di gente anche durante gli allenamenti e la domenica sei sostenuto anche da migliaia di persone.
Mettiamola così: tra i professionisti puoi diventare l’idolo di una città, mentre qui al massimo sei l’idolo di un quartiere…”.
Rimpianti?
“No, ognuno ha ciò che si merita, anche se un paio di infortuni patiti in passato non mi hanno sicuramente aiutato”.
Questa è la sua terza stagione tra i dilettanti.
Possiamo fare un bilancio?
“Ho lasciato Barletta all’indomani di un ripescaggio in C1, convinto dal presidente del Città di Marino, e non mi pento affatto della scelta.
Sono stato benissimo a Marino, così come a Genzano ed ora a Frascati”.
Lei arrivò a Marino alla vigilia della finale di Coppa Italia vinta sul Palestrina.
Quest’anno chi la spunterà?
“Le partite secche sono sempre difficili, perchè la tensione può giocare un ruolo importante.
Io credo che l’Empolitana se la giocherà alla grande, anche se ovviamente la Viterbese Castrense parte con i favori del pronostico”.
Facciamo un giochino.
Secondo lei, chi è più forte tra voi e la squadra di Solimina?
“Fino a dicembre sicuramente noi, poi loro si sono rinforzati notevolmente con 5/6 pedine di prim’ordine.
Forse la spunteremmo noi perchè ci conosciamo da più tempo come gruppo rispetto a loro, ma sarebbe comunque una gran bella partita tra squadre che farebbero la loro figura anche nella categoria superiore”.
Al piano di sopra sta dominando un’altra Lupa, quella di Cucciari…
“Anche con loro verrebbe fuori un bellissimo match.
Forse loro hanno qualche cambio in più di noi sotto il profilo degli over, ma credo sarebbe una partita da tripla”.
So che ultimamente il vostro bersaglio preferito nello spogliatoio è Renan Pippi.
“Io, Paolacci ed Antonini lo abbiamo fatto diventare laziale ed assisterà al derby insieme a noi.
Il Papero era già in possesso dei biglietti cinque minuti la messa in vendita, non so come abbia fatto.
Da qualche tempo il nostro tormentone nei confronti di Renan è: “Bene, Perea?”.
Lo stiamo mandando al manicomio”.
Ed alla squadra quale messaggio rivolge?
“Dobbiamo continuare su questa strada.
Manca poco al nostro obiettivo, non fermiamoci”.