SETTORE GIOVANILE, RAPPRESENTATIVE E TITOLI NAZIONALI: IL PUNTO DI VISTA DI AUGUSTO TIRLETTI

SETTORE GIOVANILE, RAPPRESENTATIVE E TITOLI NAZIONALI: IL PUNTO DI VISTA DI AUGUSTO TIRLETTI

“Quando ce vo’, ce vo’ “.

Una locuzione in “romanaccio” che può riassumere la chiacchierata con Augusto Tirletti, storico tecnico del settore giovanile laziale fermo ai box ormai da tre anni.

Piccante e piena di spunti interessanti l’intervista che il tecnico a rilasciato ai nostri microfoni, con dichiarazioni mai banali che possono far bene al nostro movimento…

Buongiorno, Augusto.

Sei lontano da una panchina da tre anni, ma non perdi mai l’occasione di ammirare le gesta del nostro settore giovanile…

Si, sto guardando il calcio da un altro punto di vista, quello dello spettatore.

Vado sui campi, osservo ed imparo…”.

Visto da un’altra prospettiva, che impressione ti dà il settore giovanile nostrano?

Il calcio è cambiato tanto negli ultimi anni, una volta i giocatori ‘veri’ erano di più.

A mio avviso, i cambiamenti maggiori ci sono stati all’interno delle società“.

Spiegaci meglio…

E’ cambiato il rapporto tra dirigenza, allenatore e giocatore.

I dirigenti, spesso e volentieri, sono persone che non hanno nulla a che fare con il calcio; gli allenatori sono centinaia di migliaia e si trovano soprattutto in tribuna, spesso sono delle persone sole.

I giocatori, infine, sono quelli che sono, il livello tecnico è calato tanto specialmente in categorie come Juniores ed Allievi.

Per non parlare poi dei procuratori, o dei finti tali, che vanno in giro con mucchi di distinte pronti a sponsorizzare chiunque“.

Secondo te, come siamo arrivati a questo?

E’ colpa di tutto il sistema, da quando sono stati istituiti i titoli nazionali  è iniziato il declino, le società vogliono vincere a tutti i costi quando, a mio avviso, la vittoria più grande è quella di mandare i ragazzi nel professionismo, è questa la mission del settore giovanile.

Le società prendono i ragazzi da fuori, li fanno dormire nei loro convitti e si perde quello spirito ‘rionale’ che dovrebbe avere il calcio dilettante:una volta una squadra era composta dai ragazzi del quartiere, oggi i giovani calciatori devono fare decine e decine di chilometri per raggiungere il campo d’allenamento

Anche le rappresentative, per esempio, hanno perso il loro appeal, le convocazioni spesso e volentieri hanno dei parametri particolari e restano a casa giocatori di grande qualità a discapito di altri che magari fanno la panchina nelle loro rispettive squadre

Ora, mi chiedo:chi va sui campi a visionare i ragazzi? “.

Anche il clima che si respira in tribuna certamente non aiuta…

Hai ragione, c’è troppa pressione su questi ragazzi.

Ai miei tempi ci si recava da soli al campo, senza la vagonata di parenti al seguito.

Sulle tribune sono tutti allenatori, persino le mamme che dovrebbe stare a casa a preparare le fettuccine al sugo dopo le fatiche domenicali dei ragazzi (ride ndr)“.

Qual’è la soluzione che suggerisce Augusto Tirletti?

Io abolirei i titoli nazionali, così come abolirei la suddivisione in Elite, Regionali e Provinciali e far tornare il calcio dilettante come era una volta“.

Quando ti rivedremo su una panchina?

Si sta muovendo qualcosa, aspetto i tempi ed i modi giusti: l’età avanza ed i direttori sportivi non ti cercano, potrei occupare un posto dirigenziale ed uscire così dal campo“.